Elezioni 4 marzo, Renzi: l'incompetenza è l'avversario da battere. Sfida fra n
"Benedetto Croce diceva che la politica onesta è quella capace, e che l'incompetenza è sempre incompetenza anche se ci si pettina bene e si va bene in tv. Ecco, l'incompetenza è il nostro avversario alle prossime elezioni politiche. Ci sono 50 giorni per vincere questa sfida e il Pd si metta in campo con tutte le energie che ha senza paura". a moderati, sfida è Pd-M5s, non con c.destra
Matteo Renzi, dal palco del Lingotto, a Torino, parlando agli amministratori dem, a 50 giorni dalle elezioni lancia la sua sfida. "Siamo quelli che crediamo agli Stati Uniti d'Europa, non alla Padania Libera", tuona. "Non importa chi andrà a Palazzo Chigi - chiarisce poi - basta che sia del Pd. Siamo una squadra".
Duro attacco di Matteo Renzi a Chiara Appendino e Virginia Raggi, sindache grilline di Torino e Roma. "Noi - è l'affondo del segretario dem - siamo gli amministratori che non falsificano bilanci e nelle nostre città i revisori dei conti non si dimettono" ha detto riferendosi direttamente agli ultimi problemi che riguardano l'amministrazione torinese.
Ma Renzi ne ha anche per Virginia Raggi. Per ribadire il concetto dell'incompetenza Renzi cita l'albero di natale di Roma. "A me - ha ironizzato Renzi - di spelacchio non interessa granché. Non importa se sia bello o brutto. Il punto è che se spelacchio costa il doppio, non è un problema di onestà, ma di incompetenza. Il punto è se funziona o no una amministrazione".
Renzi oltre a Benedetto Croce cita Cita Rachel Botsman, guru della new economy e della sharing economy, e Barack Obama per dire che "sono venuti meno i tradizionali elementi della fiducia: donne e uomini si fidano più degli amici di Facebook che degli amici istituzionali".
"I leader i sondaggi li cambiano non li inseguono. Guardate Bersani, Prodi, Veltroni, Rutelli...Nei sondaggi delle elezioni del 2013 a 50 giorni prima del voto eravamo a 11 punti in più di quelli che abbiamo preso. È finita pari con gli altri. Se ci si crede le cose si cambiano ma dobbiamo alzare il livello della discussione".
Se guardate i giornali - ha detto Renzi - gli editorialisti hanno già votato e i titolisti già deciso. Hanno letto i sondaggi e hanno detto che ha vinto il centrodestra. Si sono dimenticati di leggere la legge elettorale che per due terzi premia non le coalizioni ma il primo partito. La sfida per il primo posto alle elezioni non è tra Berlusconi e Salvini ma tra Pd e M5s. Lo dico ai moderati: l'alternativa al Pd non è il centrodestra ma il M5s".
"A chi pensa che robot e intelligenza fanno paura - ha sottolineato - e sostengono che il lavoro è finito e quindi si deve dare il reddito di cittadinanza a tutti, dico che non sia giusto che una Repubblica fondata sul lavoro possa pensare di vivere di sussidi e assistenzialismo". "L'idea di distruggere l'idea del lavoro che hanno i 5 Stelle (e altri che hanno la logica della decrescita felice), rispondo che è una logica pericolosissima e per nulla originale. Noi saremo il partito del lavoro, non dei sussidi e dell'assistenzialismo".
Renzi attacca poi il centrodestra. "C'è anche il centrodestra - dice - È un centrodestra che mette insieme il modello arcore di 20 anni fa. Dove c'era Bossi in canottiera c'è Salvini con la felpa. Effeti del riscaldamento globale. Dove c'era Fini c'è Meloni, dove c'era Berlusconi c'è Berlusconi, con qualche capello in più...". "Questa alleanza si presenta come alleanza della solidità- commenta, ironico - ma è l'alleanza dello spread. Sono stati loro il governo dello spread".
La scelta di Liberi e Uguali di non appoggiare il candidato del Pd Giorgio Gori in Lombardia rinfocola lo scontro nel centrosinistra. Il giorno dopo l'assemblea regionale che ha dato il via libera allo strappo e alla candidatura di Onorio Rosati dal Pd partono le bordate contro il partito di Grasso. "Una scelta in puro stile Tafazzi", dice il senatore Marcucci che cita un titolo del Giornale di Sallusti che recita "Il centrosinistra è morto, Grazie Grasso" per dire: "Il titolo del quotidiano mette le cose in chiaro, è un regalo enorme che la sinistra radicale elargisce alla Lega.
E a quel titolo fa riferimento anche il candidato presidente del Pd in Lombardia in prima persona con un tweet: "'Grazie Grasso', c'è altro da aggiungere? Sì, che vinceremo comunque".
A difendere la scelta del suo partito è il governatore della Toscana Enrico Rossi che pure nei giorni scorsi aveva chiesto di trovare un accordo con il candidato Dem in Lombardia. "Noi, Liberi e Uguali, e democratici veramente - dice il governatore - due grandi assemblee regionali di Liberi e Uguali in Lombardia e nel Lazio hanno deciso sulle alleanze. Nel Lazio si farà l'alleanza con Zingaretti e Grasso è stato delegato a definirla. In Lombardia invece andremo da soli, perché si è ritenuto che non ci fossero le condizioni per stare con Gori. Si fa così: si discute liberamente e si decide nelle assemblee con i delegati. Ora, tutti impegnati nella campagna elettorale".
Mentre il capogruppo alla Camera Francesco Laforgia spiega: "Se scegli un candidato senza mai metterlo in discussione e non segni una vera discontinuità con le politiche di questi anni allora vuol dire che non hai nessuna intenzione di fare una coalizione. Noi presenteremo una proposta per la Lombardia che si concentri sui temi della sanità pubblica, del lavoro e consumo di suolo".