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Politica
Elezioni politiche 25 settembre 2022, come si vota: le regole del Rosatellum

Elezioni politiche 2022: come si vota

Il 25 settembre si vota, ma come? Quali sono le regole per eleggere il nuovo Parlamento? Ecco tutto quello che c'è da sapere.

Elezioni politiche 2022: quando si vota

Intanto va detto che si voterà solo domenica 25 settembre, anche se diversi leader politici suggeriscono che sarebbe meglio aggiungere anche la mattina di lunedì 26, per favorire chi va in ferie a settembre e per ridurre l'astensione che ha toccato punte da record lo scorso giugno, quando si è votato (poco) per amministrative e referendum. Gli elettori devono portare con sé un documento di identità e la tessera elettorale che, qualora smarrita, può essere rifatta presso gli uffici elettorali del proprio comune di appartenenza, i quali ampliano il proprio orario di servizio in occasione delle elezioni. Si ricorda che è vietato portare il cellulare e altri dispositivi in grado di raccogliere immagini all'interno della cabina elettorale: meglio quindi lasciare tutto a casa, altrimenti bisogna lasciarlo in consegna agli scrutatori fino a voto espresso. 

Elezioni politiche 2022: quanti parlamentari verranno eletti

La legge elettorale in vigore è detta “Rosatellum”, dal nome di Ettore Rosato, deputato di Italia Viva che firmò la proposta, quando militava nel Pd. Per la prima volta in assoluto, tutti voteranno sia per la Camera che per il Senato, mentre in passato solamente chi aveva compiuto 25 anni poteva votare anche per il Senato. Quello che cambia, di molto, è il numero di parlamentari eletti: solo 600, invece dei precedenti 945. In seguito alla recente riforma il numero di nostri rappresentanti alla Camera scenderà da 630 a 400 deputati mentre al Senato da 315 a 200.

Elezioni politiche 2022: come vengono scelti i parlamentari

I parlamentari verranno eletti con un mix di maggioritario e proporzionale, con una prevalenza per quest'ultimo. Un terzo dei seggi di Camera e Senato viene infatti assegnato con il maggioritario, attraverso i collegi uninominali, nei quali vince chi prende più voti. Gli altri due terzi vengono invece assegnati con la quota proporzionale, che determina l'attribuzione di due o più seggi per ogni collegio.

Elezioni politiche 2022: come si esprime il proprio voto

Una volta arrivati al seggio, quindi, riceveremo tutti due schede: una per la Camera e una per il Senato. Per ogni coalizione vi troveramo stampata la lista singola o un candidato al collegio uninominale e accanto ad ogni simbolo la lista (breve) dei candidati per la parte proporzionale, il cosiddetto “listino bloccato”. Basta tracciare una X sul simbolo della lista o sul nome del candidato dell’uninominale. Nel primo caso, il voto sarà esteso in automatico anche al candidato dell’uninominale collegato mentre nel secondo caso sarà conteggiato in automatico, in modo proporzionale, anche sui partiti della coalizione. In ogni collegio uninominale sarà eletto chi ha la maggioranza dei voti. Non è previsto il voto disgiunto, ovvero la possibilità scegliere un candidato all’uninominale non collegato alla lista per il proporzionale. 

Se invece al voto proporzionale si vuole scegliere un partito specifico all’interno di una colazione, basterà tracciare la X sulla lista desiderata, così da favorire i candidati di quella specifica lista. A ogni modo, la scelta di un partito nella parte proporzionale garantirà il voto anche al candidato della parte uninominale che il partito votato sostiene, anche senza X sul suo nome presente. I singoli candidati possono presentarsi solo in un collegio uninominale e al massimo in cinque proporzionali.

Elezioni politiche 2022: le soglie di sbarramento

Il “Rosatellum” prevede due sbarramenti percentuali. Per la parte proporzionale, ottengono dei seggi solo le liste che ottengono almeno il 3%. Per le coalizioni, la soglia sale al 10%. Se un partito fa parte di una coalizione, ma ottiene meno del 3%, i suoi voti vengono ridistribuiti in modo proporzionale alle altre liste della medesima coalizione che invece superano la soglia il 3%. Se invece un partito non ottiene nemmeno l'1%, i suoi voti finiscono nel nulla. 
 

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