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Politica
“Evitiamo i grandi annunci”. Anche Leu stoppa le riforme del Pd

Riflettori puntati sul Consiglio dei ministri di lunedì sera, quando sul tavolo del Cdm approderanno i decreti Sicurezza. A quest’appuntamento guarda con attenzione anche Nicola Fratoianni, portavoce nazionale di Sinistra italiana e deputato di Liberi e uguali, sperando, come ha detto ad Affaritaliani.it, che “sia la volta buona per portare a casa una modifica significativa dei provvedimenti”.

Fratoianni, con l’esame dei decreti Salvini pensa che su palazzo Chigi soffieranno più venti di tramontana o di scirocco? Facciamo una previsione.
Intanto, prevedo e mi auguro che il Cdm di lunedì sia davvero l’occasione per intervenire su questi decreti. Abbiamo accumulato un ritardo inspiegabile e inaccettabile. Credo che ci siano tutte le condizioni, anche visto il lavoro che la maggioranza ha già fatto su un’ipotesi di modifica significativa, per portarla a casa.  

Ieri il capo politico del M5s Vito Crimi, proprio parlando ad Affaritaliani.it, ha avvertito che spetterà al Cdm, trattandosi di un decreto, verificare che siano soddisfatti i criteri di necessità e urgenza. Che interpretazione dà a queste parole?
Le interpreto come l’ennesimo tentativo di agitare una questione che non è solo relativa al rispetto degli obblighi di maggioranza, per cui tutti sono chiamati ad assumersi le proprie responsabilità, ma che ha anche a che fare con l’efficacia di norme necessarie in un Paese come il nostro. Norme che questi decreti hanno pesantemente messo in discussione. Si tratta di provvedimenti che hanno ulteriormente peggiorato la gestione del sistema di accoglienza. Ecco perché bisogna rimuovere tali elementi peggiorativi e, se possibile, andare molto oltre.

Il giusto punto di caduta, quindi, non può essere limitarsi ad accogliere i rilievi del Colle. E’ così?
Ma già il lavoro fatto in maggioranza va molto oltre quei rilievi.

Oggi il presidente della Camera Fico ha sottolineato la necessità di cambiare la legge Bossi-Fini. Concorda?
Sono contento che Fico abbia sostenuto tale necessità. Io lo ripeto da anni. Sono convinto, infatti, che sul tema migratorio occorra un intervento complessivo.

Intanto, ieri, il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, ha aperto un nuovo cantiere, quello delle riforme costituzionali. Come accoglie la proposta del Partito democratico?
La accolgo con una osservazione.

Quale?
Ritengo che sarebbe utile evitare di annunciare grandi disegni di riforma ad ogni legislatura. Un discorso che vale per ciascuno di noi. Si può e si deve discutere nel merito di ogni proposta, ma ciò va fatto all’interno di uno spazio di confronto condiviso. In maggioranza e pure fuori dalla maggioranza, trattandosi di materie costituzionali. C’è un’altra considerazione che vorrei fare.

Prego.
Non mi sembra, tuttavia, che questa sia una priorità del Paese. Pensare che i problemi dell’Italia abbiano a che fare con la sua Costituzione mi pare quanto meno azzardato. Si possono, questo sì, mettere in campo elementi di “manutenzione”, come li chiamava Rodotà, per una Carta che però continua a mantenere grandissimi livelli di efficacia e qualità.  Eviterei, invece, proposte che ne stravolgano l’impianto.

Sulla legge elettorale, poi, il segretario del Pd dice che la soglia del 5 per cento, frutto di un accordo, non si tocca.
Le parole di Zingaretti sono francamente poco comprensibile e, dal mio punto di vista, difficilmente accettabili.

Per quale ragione?
Intanto perché Zingaretti parla di un accordo in maggioranza che non c’è mai stato. Su questo aspetto c’è sempre stata la nostra esplicita opposizione. E poi perché se qualcuno pensa che il proprio punto di vista e le proprie valutazioni siano sufficienti e indiscutibili, la discussione inizia male.

Di motivi di discussione non ne mancano in seno alla maggioranza. Il Mes rimane il tallone d’Achille per l'esecutivo. Con lo stallo in Ue sul Recovery fund non crede che il ricorso a questo strumento possa rivelarsi inevitabile?
E’ possibile. Per quanto mi riguarda, non mi sono mai iscritto alla tifoseria del Mes sempre o Mes mai. Penso che il tema vada affrontato in relazione stretta con quei Paesi che, per condizioni economiche e prospettiva politica, hanno caratteristiche molto simili alle nostre. E’ uno strumento potenzialmente utile, ma conserva elementi di criticità. Ecco perché va affrontato senza tifoserie. Mentre serve, qui sì, non un tifo ma un’iniziativa molto forte e coesa del nostro Paese, insieme a quelli con cui abbiamo costruito la trattativa sul Recovery fund, per superare quei blocchi in Ue - penso ai Paesi frugali - contro un’idea di Europa centrata sulla cooperazione.

Tirando le somme, Conte riuscirà ad essere baricentro di stabilità rispetto alle forze centrifughe della coalizione?
Conte, fino a oggi, ha dimostrato indubbie capacità di mediazione ed equilibrio. Mi pare che le condizioni ci siano. In un quadro in cui, però, al Pase venga sì garantita la stabilità necessaria, ma anche un cambio di passo. Insomma, stabilità sì, a patto che non si tramuti in immobilismo.

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