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Politica
Feltri di nuovo contro Tajani: aveva giurato mai con i Verdi. Invece...
Feltri e Tajani

"L'«italian pride» contro il golpe Ue"


Nuovo durissimo attacco di Vittorio Feltri su Il Giornale di oggi ad Antonio Tajani, 'colpevole' soprattutto di non essersi opposto all'apertura di Ursula von der Leyen ai Verdi, cosa che invece aveva giurato il 27 giugno scorso affermando «nessuna apertura ai verdi» semmai «aprire ai conservatori».

L'editoriale di Vittorio Feltri dal titolo: "L'«italian pride» contro il golpe Ue"

La tentazione cui cedo subito volentieri è di dare ragione a me stesso e di rivendicare con i miei cari lettori, detrattori compresi, un antipatico «ve l'avevo detto». Domenica 30 giugno Il Giornale pubblicò un editoriale dove denunciavo un paio di cosette. Anzitutto, il ripristino in atto nelle istituzioni europee di una maggioranza di centrosinistra, per contrapporla disperatamente ai risultati delle elezioni del 9 giugno che avevano spostato l'asse dei consensi a destra.

Invece di aprire ai conservatori (Ecr) di Meloni e dei polacchi, l'intenzione che tracimava dai dialoghi preparatori era di aprire la stanza dei bottoni ai Verdi sommandoli al vecchio trio composto da Ursula-Scholz-Macron (popolari, socialisti, liberali di sinistra). Una specie di frustata dei satrapi di Palazzo al popolo bue colpevole di avere un'idea della vita e dei valori meno fluida di quella dei progressisti. La gente di destra andava aggiogata come una mandria bovina, e consegnata all'apartheid. Per evitare contagi e meticciati era d'uopo separarla con un «cordone sanitario» (parole testuali di socialisti, macroniani e verdi) lontano dai pascoli della democrazia. Detto, fatto.

Libera decisione democratica e proceduralmente corretta dei partiti, i quali si sommano come gli pare? Un conto il governo a Roma, un altro il partito di Bruxelles? Regole del teatrino politico, si dice. Be', purché non sia alibi per praticare la schizofrenia, che - essa sì - è una malattia pericolosa. Mi riferivo al Ppe e a Forza Italia. Infatti se il partito di maggioranza relativa a Bruxelles, ha tra i suoi capataz Antonio Tajani, il quale in Italia è vicepresidente del governo il cui premier è giudicato dal medesimo Ppe meritevole di essere isolato per virus, uno si aspetta che come minimo costui si incazzi, chieda anzi sul serio e non a chiacchiere un cordone sanitario che isoli i Verdi. L'obbedienza al partito non credo includa la rinuncia alla coscienza. Né che si possa consentire senza reagire il diritto a chicchessia di fare l'esame del sangue al centrodestra italiano separando i sani (Forza Italia) dai malati (gli altri). Davanti a questa schifezza in corso d'opera chiedevo a Tajani un atto di pirateria morale e politica. Minacciare di far saltare il banco, almeno provarci, abbozzando una forma pubblica di protesta. Lo ha fatto sì, ma contro il sottoscritto, per di più delegando l'intemerata ai fidi giovinotti Barelli e Gasparri i quali, incapaci di una replica nel merito, mi hanno imputato l'età che ho e vizi che purtroppo non ho più da decenni: «senile confusione di idee» ed «euforia serale».

Leggi anche/ Feltri attacca il ministro Tajani: "Perchè hai accettato l'inciucio in Ue?" - Affaritaliani.it

La realtà ha dimostrato che quanto da me segnalato a fine giugno ha trovato conferma giovedì scorso con l'inclusione dei Verdi in maggioranza, l'ovvio «no» di Meloni, e la meno ovvia esultanza di Tajani, che ha manifestato dispiacere per la scelta di Giorgia. È la stessa persona che il 27 giugno aveva giurato «nessuna apertura ai verdi» semmai «aprire ai conservatori» tracciando «la linea dei popolari per le nuove alleanze in Parlamento e altrove» (Euronews)? E che il 4 luglio aveva detto a favore delle tivù: «Includere i Verdi nella nuova maggioranza Ue sarebbe un tradimento degli elettori europei» (LaPresse)? Chi ha tradito chi? Resto dell'idea che la coerenza non preveda la pratica delle targhe alterne.

A questo punto che si fa? Dividerei in due parti la questione dopo il recente voto che ha rieletto Ursula von der Leyen nella nota maniera. La prima è se cambi o no qualcosa, e come, nei rapporti di forza tra il nostro Paese e Bruxelles. Ci rimettiamo? Rispondo subito: no, l'Europa non può permettersi di punirci neanche per finta, sarebbe il suicidio di quel che resta della democrazia, sarebbe la certificazione di un golpe con conseguenze di disfacimento a sud e a est dell'Europa. Il terzo Paese per Pil e abitanti, l'unico tra i fondatori con un governo stabile e in crescita di consensi, non può essere amputato dei suoi diritti. E qui conto su Tajani che, svolta la sua corvée nella bottega democristiana, si batta per il centrodestra.

Il secondo quesito si riferisce alle conseguenze dentro la compagine di governo di quanto accaduto al Parlamento europeo e soprattutto su quanto pesi quel voto in Italia nel rapporto tra guida politica e popolo sovrano. Risposte: 1) Il governo durerà cinque anni. Forza Italia sarà indotta dal buon senso della famiglia berlusconiana ad essere concava a Roma e convessa a Bruxelles come insegnava il fondatore. 2) Il sentimento che si percepisce, al di fuori dei circoli progressisti che dominano i giornali, è il piacere di un'Italia che non si sottomette. Italian pride, più che gay pride.
 






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