Politica
FI-Lega, le ragioni della rottura. Silvio-Matteo tra siluri e ripicche
Questa volta la leader di FdI Meloni non segue Salvini. Inside
A' la guerre comme a' la guerre. E' proprio così quello che sta accadendo in questi giorni e in queste ore tra Silvio Berlusconi e Matteo Salvini. L'ex Cavaliere continua a lanciare segnali di dialogo al governo, non tanto con il premier Giuseppe Conte (che teme di perdere il ruolo di protagonista, leggi qui) ma soprattutto al Partito Democratico e a Italia Viva (con l'ok di Luigi Di Maio), e il leader del Carroccio risponde colpo su colpo.
Siluro numero uno: "Non voglio pensare a scambi di interessi politici e aziendali: Mediaset è una grande azienda con 3500 dipendenti, miliardi di euro di fatturato, va tutelata come tutte le aziende italiane, piccole e grandi, ma non ha bisogno di aiutini, e non voglio nemmeno lontanamente pensare che da questo punto di vista ci possano essere scambi di interessi e di favori, sono convinto che non sia così". Siluro numero due: tre deputati azzurri - Laura Ravetto, Federica Zanella e Maurizio Carrara - che da settimane, se non mesi, trattavano il loro passaggio nel gruppo della Lega, escono allo scoperto con il loro annuncio ufficiale proprio oggi (leggi qui).
La tempestica è fondamentale. Salvini fa trapelare che dietro il dialogo Berlusconi - Pd ci siano gli interessi dell'azienda di famiglia e accelera sul passaggio di tre parlamentari azzurri al Carroccio. Tutto non accade a caso ed è chiaramente la risposta alle mosse dell'ex presidente del Consiglio. Il primo segnale era arrivato con la votazione in commissione al Senato da parte dei leghisti contro l'emendamento 'salva-Mediaset' dalle mire dei francesi di Vivendi. Quello è stato il colpo di cannone che ha aperto le ostilità.
Questa volta Salvini non ha al suo fianco Giorgia Meloni che si è affrettata a dichiarare: "Sulla norma salva-Mediaset è "falso" che FdI in commissione abbia fatto uno sgambetto a Berlusconi. Noi abbiamo già votato la norma su Mediaset e non per Silvio Berlusconi. Più che mai dobbiamo difendere le nostre imprese strategiche. Sono d'accordo su quella norma, dopodiché il resto fa parte di un altro dibattito. La norma è già passata al Senato". Anche la grande apertura di credito dell'ex Cavaliere al presidente eletto degli Stati Uniti, Joe Biden, ha irritato l'ex ministro dell'Interno, che per un mese girava l'Italia facendo interviste televisive mentre esibiva il berretto pro-Trump.
Per non parlare del capitolo Mes. Berlusconi insiste che uno dei motivi del dialogo con il Pd e Renzi è proprio arrivare a utilizzare i 37 miliardi di euro per la sanità. Esattamente il contrario del verbo leghista. Il timore nel Carroccio è che soprattutto a Palazzo Madama, in caso di difficoltà dell'esecutivo specialmente per le divisioni nei 5 Stelle, da Forza Italia possa arrivare, direttamente o indirettamente, un sostegno ai giallo-rossi. Un sostegno che va ben al di là del confronto, come dichiarato ufficialmente, su Legge di Bilancio, scostamento e Recovery Fund/Plan. Tanto che tra i parlamentari leghisti c'è chi assicura che "non è finita qui". Al momento non sembrano essere imminenti altri passaggi da FI al Carroccio, ma "se Berlusconi va avanti così ci saranno altri colpi di scena". E c'è chi parla di altri 4-5 deputati e di 3-4 senatori.