Politica
Funerali Papa Francesco, Roma Caput Mundi. Meloni, padrona di casa "fortunata" e regista dell'incontro Zelensky-Trump
Giorgia Meloni, malgrado i tranelli che molti leader europei hanno seminato sul suo terreno, avrebbe superato a pieni voti la prova

Funerali Papa Francesco
Roma di nuovo "Caput Mundi" ai funerali di Papa Francesco: Meloni protagonista della diplomazia mondiale
Per un giorno, in occasione dei funerali di papa Francesco, la capitale italiana Roma è tornata ad essere caput mundi. Le esequie del papa, mancato all’improvviso il Lunedì dell’Angelo, hanno attirato a Roma oltre 130 tra premier e teste coronate da tutto il mondo, a cominciare dal neopresidente americano Donald Trump. Un’occasione ghiotta per chi, come Giorgia Meloni, giocava il naturale ruolo di padrona di casa, di mostrare ancora una volta le sue note capacità diplomatiche.
Alla vigilia del funerale, tra giovedì e venerdì, da Bruxelles, con un tempismo che dire imperfetto è usare un eufemismo, l’ineffabile portavoce della Von der Leyen (che qualcuno nella capitale belga, narrano le solite gole profonde, vorrebbe esautorare da tempo) ha lasciato intendere come non fosse affatto da escludere un incontro tra la Presidente della Commissione e il Presidente Trump. La cosa, e non poteva essere altrimenti, ha chiaramente irritato la premier italiana, cosa che avrebbe sottolineato alla stessa Presidente della Commissione. Durante un breve colloquio telefonico, le due avrebbero concordato sull'inopportuna uscita dell’ufficio stampa della presidenza (uscita che evidentemente deve essere stata concordata con qualcuno della commissione, e non solo dalla mente della Paula Pinho, portavoce della presidente).
Sempre secondo alcune fonti autorevoli della Commissione, dopo la telefonata con Meloni, la stessa Von der Leyen sarebbe intervenuta con il suo staff per evitare ulteriori slanci comunicativi che avrebbero potuto avere effetti diplomatici assai controproducenti. Tailleur nero, capelli raccolti in uno chignon, occhiali da sole neri. Giorgia Meloni appare così al mondo, contrita ma non certo preoccupata o stizzita, come qualcuno voleva farla apparire, sul sagrato di San Pietro nel giorno dei funerali di Papa Francesco. La premier, prima della cerimonia, come si era ripromessa, non ha partecipato ad alcun vertice. Per lei sarebbe stato come una sorta di mancanza di rispetto verso il naturale e sincero cordoglio che lei ha provato e prova per la perdita di un uomo con cui ha avuto un rapporto personale che travalica quello istituzionale.
È assente nella foto che sta facendo il giro del mondo dentro la basilica di San Pietro: Zelensky, Trump, Starmer, Macron. Ovvero: Ucraina, America, Gran Bretagna, Francia. Ma non è per uno sgarbo che le è stato fatto (Trump ha voluto incontrarla e stringerle la mano, prima di tutti gli altri leader), ma solo per tempistica e opportunità. In quel momento, infatti, Meloni si trovava sul sagrato di San Pietro ad accogliere la miriade di delegazioni arrivate a Roma per l'evento. D’altra parte, è la padrona di casa, ma da autorevoli fonti di Palazzo Chigi, trapela la notizia che nell’incontro, che lo stesso leader ucraino ha definito potenzialmente storico, tra Zelensky e Trump, abbia avuto certamente un ruolo anche la premier italiana.
Secondo alcune fonti diplomatiche, proprio la frettolosa retromarcia del leader ucraino, che in un primo tempo sembrava voler annullare il suo viaggio a Roma, sia stata la conseguenza di una telefonata con la premier italiana. E sempre la Meloni avrebbe avuto il suo ruolo nel sancire un primo contatto, con relativa stretta di mano, tra la Von der Leyen e Trump, il quale avrebbe promesso (ma qui si entra nelle pure voci di corridoio) di incontrarla, sempre a Roma, come concordato con la premier italiana a Washington, a fine maggio o a giugno. Un indizio di questo potrebbe essere colto nel breve colloquio che Meloni e la presidente della commissione hanno avuto a San Pietro, poco dopo la stretta di mano con Trump.
Ieri la Meloni aveva ricevuto a Palazzo Chigi, oltre al premier ungherese Viktor Orban, anche quello inglese Keir Starmer, con cui avrebbe instaurato un rapporto consolidato, perché basato sulla fiducia e la stima reciproca (cosa che non era affatto scontata visto il rapporto privilegiato che aveva con il precedente primo ministro conservatore Rishi Sunak). Durante la mezz’ora abbondante di colloquio, si sarebbe discusso soprattutto di Ucraina e della proposta americana di tregua. Secondo autorevoli fonti diplomatiche, ancora una volta Giorgia Meloni, insomma, malgrado i tranelli che molti leader europei hanno seminato sul suo terreno, avrebbe superato a pieni voti la prova. Come già durante il G7 pugliese, ha mostrato anche in questa occasione di riuscire ad essere protagonista, senza strafare, ma rimanendo ben presente e centrale su tutti i fronti.
Qualcuno maliziosamente fa notare, a mezza bocca, come questa situazione sia nata da una combinazione “fortunata” per la premier italiana, che avrebbe il solo merito di essere la padrona di casa di un evento così importante, come la morte di un papa, pur nella mestizia della circostanza. Ma a parte il fatto che, come diceva Napoleone, “meglio un generale fortunato che uno bravo” (poi se come nel caso della Meloni si hanno le due cose è il massimo), occorre aggiungere, come commentava qualche giorno fa, davanti a Montecitorio, un deputato di Fdi, fedelissimo della premier, “le occasioni si devono sapere sfruttare al meglio e fino ad ora, la Meloni, nel suo percorso politico, è stata prontissima a cogliere tutte le occasioni che il destino le parava di fronte”. E i risultati, è bene aggiungere, soprattutto proprio in politica estera, vanno al di là di ogni più rosea aspettativa.