Giacomo Mancini, il ricordo del figlio a 15 anni dalla scomparsa
Nell’anniversario, oggi, della scomparsa di Giacomo Mancini (1916-2002), desidero ricordarlo con le parole, con cui il "Leone socialista" sintetizzò il significato del suo lungo impegno, politico e parlamentare, e della sua incisiva attività di governante con la schiena dritta : "Ho tentato di infrangere il cerchio di omertà, di far capire che i mali del Sud andavano attribuiti anche alla classe dirigente meridionale.
Prima, il Mezzogiorno era un cimitero di opere non ultimate.
Io ho dato la prova che alcune cose si possono fare, nei tempi giusti. E che, con impegno e capacità, la questione meridionale può uscire dai polverosi "libri dei sogni".
Se avessi dato retta ad alcuni amici, che mi consigliavano di procedere con cautela, sarei rimasto un modesto "peone" del Sud, uno spettatore di decisioni assunte sempre fuori, e spesso contro, il Mezzogiorno.
Sono stato un convinto assertore dell'autonomia del PSI dalla DC, dal PCI e dai "poteri forti".
E ho pagato la fermezza con l'addio alla mia scomoda e molto avversata segreteria del PSI, con pesanti attacchi, con le intercettazioni abusive delle mie telefonate e con violente campagne diffamatorie, non solo dei fascisti, che impiccarono la mia effigie, durante la "rivolta" di Reggio Calabria...."
Alcuni attivisti demartiniani affissero, a Cosenza e in provincia, le copertine di "Candido" calunniose sull'allora segretario del PSI, nell'ambito della violenta campagna, che Scalfari e Turani, nel libro "Razza padrona", sostennero fosse finanziata da un potente nemico di Mancini, l'allora Presidente della Montedison, Eugenio Cefis.
Disse Giacomo Mancini, in un'intervista all'allora Direttore de "L'Espresso", Scalfari (mai, da Eugenio, in vita e post-mortem, un grazie al leader socialista, che lo fece eleggere deputato del PSI, nel 1968, con Craxi e Nenni ferocemente contrari...) : "...Quando Luigi Preti (PSDI), di Ferrara, come Pisanò, era ministro, hanno ordinato alla Guardia di Finanza, di intercettare le mie telefonate....Nessun socialista, prima della dispendiosa campagna contro la mia segreteria, aveva fatto sue le calunnie usate, per vergognose ragioni, dagli avversari....".
Oggi, 15 anni dopo il triste ma dignitoso addio dello "statista del fare", mi piace ricordare ai tanti amici ed estimatori, e anche ai leali avversari, il suo sguardo da miope, il sorriso dolce del rappresentante, forse l'ultimo, di un meridionalismo orgoglioso, mai piagnone, ma aspro e grintoso, come la sua amata e complessa Calabria.