Politica

Giuseppe Conte e Mario Draghi: il corvo e l’aquila nell'incubo del Covid-19

di Daniele Rosa

Nell’immaginario degli italiani rimarranno ricordi differenti dei due leader

Giuseppe Conte e Mario Draghi, due facce della stessa medaglia, quella della pandemia che, nell’immaginario degli italiani manterranno due percezioni completamente diverse. Una similitudine che non ha nulla di personale li vedrebbe come il corvo e l’aquila reale.

Il buio e la luce, l’entrata in uno dei peggiori incubi degli ultimi cento anni e l’uscita dallo stesso con la rinascita del paese e il ritorno alla libertà.

Il primo, non per totale propria colpa, continua a ricordare il dramma della pandemia. Alla figura dell’ex premier, ora prossimo numero uno di quel che resta del M5S, gli italiani avvicinano le immagini delle bare di Bergamo trasportate dai camion militari, del ricordo di duri lockdown invernali, di notturne ed interminabili apparizioni televisive infiocchettate da promesse spesso mai mantenute (facciamo sacrifici adesso per abbracciarci più avanti), degli errori di ministri e manager che (considerati dallo stesso Conte come i migliori) hanno invece dimostrato incapacità, incertezze ed insicurezze.

E poi all’avvocato del popolo si affiancano figure che tanti italiani vorrebbero dimenticare, come quelle di Domenico Arcuri, il super commissario, super chiacchierato per molte mascherine mai arrivate, per siringhe inadeguate. Tanti italiani sperano venga dimenticato presto (meno che dai magistrati che su alcune operazioni stanno indagando). Tanti italiani sperano anche di poter dimenticare l’ex ministra della scuola la dottoressa Lucia Azzolina ricordata soltanto, purtroppo per lei, per i banchi a rotelle, esempio unico al mondo di spreco di danaro pubblico.

E come dimenticare, in questa carrellata di persone di buona volontà ma non di altrettanta capacità, Paola De Micheli, l’ex ministro dei Trasporti incapace di dare una risposta normale al gravissimo problema dei trasporti pubblici. E poi l’attuale Ministro della Salute (ancora al proprio posto soltanto per una serie di incroci e veti politici, ma non certo per competenza scientifica). Tutta gente che ci ha provato, magari con buona volontà e certo in buona fede, ma senza successo. Su di loro il ricordo di un triste fallimento.

Senza dimenticare il Recovery Plan che, preparato in tutta fretta, non avrebbe mai retto all’esame dei garanti europei.

Orbene il volonteroso e gentile ex premier Giuseppe Conte, purtroppo per lui, sarà ricordato soltanto per alcuni primati e, fra i più significativi, l’aver chiuso il paese prima di tutti e aver avuto il più alto numero di vittime in Europa. E un velo pietoso è da stendere sui tanti esperti scientifici, membri del CTS, che hanno dispensato a piene mani pessimismo e drammatiche incertezze.

Il secondo, Mario Draghi, invece ricorda la forza, la determinazione e la visione dell’aquila reale. Volando al di sopra di tutti i partiti ha curato solo un obiettivo: salvare il paese.

La figura di Draghi è entrata nell’agone politico con un aurea di professionalità. Ha gestito con coraggio e decisione il paese nel mezzo dell’uragano ed è stato capace, con la barra dritta, di portarlo fuori dalla pandemia.

Alla sua figura si lega la capacità di mandare a casa tutti gli incapaci di prima (per la verità non proprio tutti), e di mettere al loro posto, stavolta si i migliori, gente come il Generale Figliuolo , l’alpino che ha rimesso a posto il piano di vaccinazione e sta portando velocemente il paese fuori dal dramma.

Senza contare la capacità di circondarsi di ministri, come Vittorio Colao, Marta Cartabbia, Daniele Franco, Roberto Cingolani, Giancarlo Giorgetti che, senza apparire nemmeno una volta in televisione, hanno preparato per l’Europa un signor piano Next Generation che, con l’avvallo di Draghi, è passato senza alcun intoppo tra gli ostacoli dell’Europa.

E ci sarebbe ancora tanto da dire ma, quello che conta è che in un periodo così complesso  e difficile siamo stati guidati da due uomini che saranno ricordati in due modi diversi.

Il primo, troppo spesso debole e incapace di muovere le redini di un Governo debole, il secondo forte condottiero capace di rilanciare il paese con una capacità professionale e umana che fa onore all’Italia e agli italiani.