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Politica
#Giustomezzo, la metà dei fondi del Recovery Fund vadano a politiche integrate

Discriminate sul lavoro, sottopagate e con pochi diriti. I problemi delle donne sono tanti e non riguardano solo loro, ma lo sviluppo sano ed equo di tutti. Investire per combattere l’inattività e il basso tasso di occupazione femminile è il più grande moltiplicatore di Pil possibile. È quanto si legge in una lettera aperta indirizzata al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e al governo da  Il Giusto Mezzo, movimento composto da donne della società civile, a nome personale e in rappresentanza delle associazioni #DateciVoce, GammaDonna, Le Contemporanee, MammaDiMerda, PrimeDonne e European Women Alliance.

Ispirato all’iniziativa della europarlamentare tedesca Alexandra Geese che ha inaugurato la stagione di #HalfofIt, il Giusto Mezzo -che ha come simbolo la metà della mela- chiede, supportato da uno studio delle economiste Azzurra Rinaldi e Elisabeth Klatzer, che metà dei fondi Next Generation Eu (in Italia noto come Recovery Fund) sia destinato a politiche integrate di genere e a interventi sistemici in grado di attivare un effetto moltiplicatore.

Lo studio ha dimostrato come i fondi siano oggi destinati soprattutto a settori tradizionali, ad elevata concentrazione di forza lavoro maschile (come costruzioni o trasporti), quando invece i dati dimostrano che in questa crisi i settori maggiormente colpiti sono quelli a maggiore concentrazione femminile (come il settore della salute o i servizi alla persona).

È ormai chiaro che è necessario liberare il pieno potenziale produttivo del Paese, fornendo servizi che svincolino la forza lavoro femminile. Secondo i dati Oecd 2020, solo il 45% del tempo lavorativo delle donne viene retribuito, a fronte del 67% degli uomini, e questo avviene perché le donne sono impegnate in attività di cura.

I punti salienti della richiesta

la realizzazione e il rafforzamento delle infrastrutture sociali per la cura della prima infanzia -su tutti nidi e tempo pieno- e quella familiare in generale (anziani e non autosufficienti), pensando a un vincolo di spesa per le Regioni e i Comuni “inadempienti”, che hanno percentuali minime di offerta di tali servizi, sia sulla spesa ordinaria che sui fondi Ue e sul Recovery Fund;

il rilancio dell’occupazione femminile. Oltre alle ipotesi di supporto fiscale per favorire l’ingresso delle donne sul mercato del lavoro, proponiamo nuove politiche di incentivazione e supporto delle imprese (con attenzione al tema dell’accesso al credito), del lavoro femminile dipendente e indipendente. Tutto questo passa da una riforma della formazione iniziale e selezione dei docenti, promotori di quella spinta innovatrice necessaria al nostro sistema d’istruzione, per dare fondamenta forti all’asse portante dell’innovazione e della digitalizzazione;

il problema del il gender pay-gap. La disparità salariale non è solo una questione femminile, ma allontana il Paese da un utilizzo efficace delle risorse con le quali creare benessere per tutti (ricordiamo che nel Global Gender Gap Report 2020 sotto il profilo dell’eguale retribuzione, il nostro Paese si colloca 125° su 153 paesi analizzati).  Con una previsione di contrazione del PIL che si aggira intorno al 10% per il 2020, l’Italia ha bisogno del potenziale produttivo di tutte e di tutti. Politiche strutturali e integrate, dunque, pensate con il contributo delle donne e degli uomini che lavorano insieme nei luoghi delle elaborazioni e delle decisioni per contribuire alla prosperità comune, e futura. 

L’appello, scandito dall’hashtag #GiustoMezzo, è stato presentato lo scorso 2 ottobre presso la Camera dei Deputati alla presenza di Gian Paolo Manzella, Sottosegretario al Ministero dello Sviluppo Economico, Alexandra Geese, Membro del Parlamento europeo, Verde/EFA e promotrice di #HalfOfIt, e altre rappresentanti del mondo politico e civile italiano, tra cui l’economista Azzurra Rinaldi, l’insegnante Mila Spicola, la ricercatrice Costanza Hermanin e la giornalista Cristina Tagliabue. Assenti ma presenti nel gruppo Lia Quartapelle, Laura Gribaudo e Pina Picerno.

 

 

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