Politica

Governo, accordo segreto Meloni-Salvini. Ma la premier ha anche l'asse con...

Di Alberto Maggi

I decreti Salvini torneranno (a metà). Meloni non vuole esagerare con la linea dura sui migranti perché vuole tenere l'asse con von der Leyen

Migranti e decreti Sicurezza: un ritorno a metà. Intesa Salvini-Meloni

Li abbiamo visti cantare insieme alla festa di compleanno alle porte di Milano per i 50 anni di Matteo Salvini. Tra Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, e il segretario leghista, vicepremier e ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, c'è un accordo sull'immigrazione e su come fronteggiare l'ondata di sbarchi con i servizi segreti che parlano fino a 900mila arrivi.

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Nel decreto Cutro la Lega ha già strappato tre risultati non semplici: abrogazione delle norme sul permesso di soggiorno per la protezione speciale, disposizioni in materia di commissariamento dei centri di accoglienza, deroga al codice degli appalti per l’ampliamento dei centri di detenzione amministrativa. Ora il nodo sono i famigerati decreti Salvini, quelli del Conte I e di quando il leader del Carroccio era al Viminale. Il salviniano Igor Iezzi ha presentato una proposta di legge a Montecitorio per reintrodurli, ma da Fratelli d'Italia non sono arrivate grandi aperture. E a dire il vero nemmeno da Forza Italia.

Secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it, in sede di conversione del decreto Cutro - che partirà da Palazzo Madama - la Lega inserirà alcuni punti, soprattutto sulle multe alle Ong, che ricordano in qualche modo i decreti Salvini. In sostanza, quelle norme del 2018-2019 - che effettivamente hanno quasi azzerato gli sbarchi - verranno recuperati a metà. In parte e nella conversione in legge del decreto Cutro. E' questo il punto chiave dell'intesa tra Meloni e Salvini. Anche perché la premier punto moltissimo sull'asse con Ursula von der Leyen, che ha promesso mezzo miliardo di euro, e quindi non vuole strappi e azioni che possano inneversovire Bruxelles (e nemmeno il Quirinale).

Ma la leader di FdI non può certo cedere su tutti i fronti visto che solo qualche mese fa, a fine agosto in piena campagna elettorale, ancora parlava di blocco navale. Il punto è arrivare all'Europa che direttamente gestisce nei Paesi del Nord-Africa chi può arrivare e dove, ma non con i barchini o con le Ong ma con aerei e corridoi umanitari. Per questo serve un'intesa a tutto campo con l'Europa e la premier da un lato non può e non deve scontentare l'alleato leghista e gli elettori di destra ma dall'altro deve mantenere saldo il rapporto con Bruxelles.

Anche perché dietro c'è qualcosa di importante e di politico: le elezioni europee del 2024 e il tentativo di fare un accordo, avendo ovviamente i numeri, tra i Conservatori e Riformisti (Meloni è presidente di ECR) e i Popolari del PPE di con von der Leyen fa parte, con l'obiettivo di mandare i socialdemocratici e la sinistra all'opposizione (punto fondamentale in Europa per portare avanti le due grandi battaglie dell'Italia: fermare lo stop alle auto a benzina e diesel dal 2035 e stemperare l'efficientamento delle case). Ecco perché la presidente del Consiglio accontenterà a metà l'alleato leghista.