Politica

Governo cade o rimpasto di governo. Che cosa accade dopo elezioni e referendum

Di Alberto Maggi

Zingaretti lascia la guida del Pd? Si inseguono i rumor sul dopo elezioni regionali e referendum. Inside

Le voci rimbalzano dal Pd al Movimento 5 Stelle passando per i renziani di Italia Viva e per la sinistra di LeU. Al governo è tutto fermo in attesa che si aprano le urne per lo scrutinio il prossimo lunedì 21 settembre. Da lì dipendono gli equilibri (e la sopravvivenza) dell'esecutivo.

Primo punto su cui nessuno ha dubbi: nel caso improbabile ma non impossibile che con il referendum confermativo venisse bocciata la riforma che prevede la riduzione del numero dei parlamentari il governo finirebbe un minuto dopo. I pentastellati hanno puntato tutto sul taglio degli eletti e la vittoria del no sarebbe un colpo troppo forte per reggere. Anche perché da Vito Crimi e da Luigi Di Maio partirebbe subito l'attacco al Pd che non avrebbe sostenuto abbastanza la campagna per il sì, senza contare il no di LeU e la libertà di voto lasciata da Italia Viva.

Discorso diverso per le Regionali, considerando il probabile successo del sì al referendum. Con un 3 a 3 (vittoria del Centrosinistra in Toscana, Campania e Puglia o Marche) sostanzialmente non cambierebbe nulla e la maggioranza andrebbe avanti senza grossi scossoni.

Un eventuale 4 a 2 per l'opposizione guidata da Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi - con la vittoria del Centrodestra sia in Puglia che nelle Marche - aprirebbe un doppio fronte nel governo: un attacco interno ai Dem al segretario Nicola Zingaretti, portato soprattutto ma non solo da Matteo Orfini e dal sindaco di Bergamo Giorgio Gori, e la richiesta da più parti di un 'aggiustamento', ovvero rimpasto, della compagine governativa.

La prima a rischiare sarebbe la ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina, anche se il M5S la difende a spada tratta malgrado il caos scuola sia sotto gli occhi di tutti. Nel mirino anche la pentastellata Nunzia Catalfo (Lavoro) che potrebbe essere sostituita da un'altra grillina, la storica Carla Ruocco. A tremare sarebbe anche altre due donne: la titolare del Viminale Luciana Lamorgese (visti gli sbarchi di migranti incontrollati e senza fine) e la ministra dei Trasporti e delle Infrastrutture Paola De Micheli, dem. Matteo Renzi vuole un dicastero in più per Maria Elena Boschi, ma molto dipenderà dal risultato di Italia Viva alle Regionali.

Nel caso in cui le Regionali finissero 5 a 1 (ovvero il Centrodestra riuscisse a vincere o in Toscana o in Campania, oppure in entrambe le Regioni con uno storico 6 a 0) gli scenari sarebbero davvero pesanti per il governo. Dal M5S parlano di mega-rimpasto con Giuseppe Conte che resterebbe a Palazzo Chigi dando vita di fatto a un Conte III con almeno una decina di cambiamenti, mentre tra i Dem c'è chi non esclude le dimissioni di Zingaretti da segretario, la convocazione di un nuovo congresso con possibili conseguenze sull'esecutivo. Fino al punto di chiedere un cambiamento del presidente del Consiglio, magari con un governo a guida Dario Franceschini. Ma in quel caso tutto potrebbe accadere con il Quirinale che non vuole le elezioni anticipate (incombe il piano di riforme per non perdere i soldi Ue del Recovery Fund) e l'ipotesi sottotraccia di un governo di larghe intese presieduto da Mario Draghi.