Politica

Governo, Forza Italia: il tramonto di Silvio Berlusconi

Giuseppe Vatinno

Berlusconi e il suo declino: come Gloria Swanson in 'Viale del Tramonto', così Silvio Berlusconi non accetta la sconfitta

Silvio Berlusconi è stato un fenomeno italiano. Potrebbe essere il titolo di un film al seguito di quello di Loro 1 di Paolo Sorrentino, premio Oscar.

Lo è stato nel positivo e nel negativo.

È stato ed è un grande imprenditore, Mediaset docet (oltretutto non ha mai licenziato al contrario dei sinistri alla De Benedetti, per intenderci), è stato un grande Presidente di calcio con il Milan riportato ai fasti degli anni ’60, innaffiato dall’argento delle coppe vinte e dallo champagne.

È stato un politico che ha detto cose interessanti, ma non ha fatto quanto poteva. La famosa “rivoluzione liberale”, solo per fare un esempio, è rimasta al palo, non è mai partita e Berlusconi poteva incarnare un cambiamento antropologico dell’Italia nel senso di cultura del mercato e della libertà individuale -e per questo attirò anche l’attenzione e la disponibilità di Marco Pannella- ma non se ne fece niente. L’interessato dice di andare a chiedere a Gianfranco Fini e ai suoi impiegati statali, ma quello delle alleanze limitanti non è stato solo un problema suo, ma di chiunque faccia politica in una democrazia liberale e il gestirle fa parte dell’arte della politica.

Ora, il vecchio leader, il vecchio leone, sta cedendo il posto e il ruolo al nuovo e cioè a Matteo Salvini, ma questo è nell’ordine naturale delle cose, se non altro per l’età.

L’Italia ha un’occasione di cambiamento rilevante, dando seguito al risultato delle urne uscito il 4 marzo. Certo, hanno vinto i “populisti”, e cioè Salvini e Di Maio, ma anche Berlusconi lo era all’inizio e i suoi programmi Tv lo sono tuttora, basti pensare al Grande Fratello per l’intrattenimento e a Quinta Colonna e Matrix per l’informazione politica.

Anzi, erano così populisti, questo ultimi due, che hanno prodotto la sostituzione dei conduttori.

Ora Berlusconi si è messo di traverso sul governo tra Centro - destra e Cinque Stelle.

Ma facendo così non fa gli interessi della coalizione, ma solo, forse, i suoi.

È vero che in politica l’etica ha perso ormai cittadinanza a scapito del quasi esclusivo interesse personale (e questa è una giusta critica popolare scambiata per populista), ma l’ex Cavaliere così facendo sta sporcando una carriera luminosa incamminandosi verso un triste crepuscolo, come nel film Viale del Tramonto, con la grande Gloria Swanson.

Salvini è giovane, erediterà volente e o nolente il centro - destra; anche Giorgia Meloni lo è, ed è anche donna, una donna di destra che toglie di mezzo finalmente gli stereotipi delle pasionarie rosse, come l‘insopportabile e saccente Laura Boldrini, che ci ha reso ridicoli al mondo intero con le sue fissazioni linguistiche di genere.

Ha idee chiare, obiettivi precisi, non cambia in continuazione idea come molti suoi colleghi, ha senso dello Stato (è stata Vicepresidente della Camera da giovanissima e Ministro).

Salvini e Meloni possono rappresentare un vero cambiamento, anche nella narrazione storica del centro - destra, superiore a quello prodotto dallo stesso Berlusconi con la sua “discesa in campo” del 1994.

Si faccia dunque da parte, e lasci campo libero alla coppia (politica) che può tentare un vero rinnovamento che sarà necessariamente strutturale, ma anche continuativo, data l’età.

Intanto i voti di Forza Italia, prima o poi finiranno al duo suddetto, ed allora perché resistere e non finire in bellezza e coerenza con quanto sempre affermato?