Politica
Governo, il coraggio dei condannati. La marcia in più di Renzi (non di Conte)
Conte ha creduto, anche in questa occasione, di poter continuare a galleggiare, facendo fesso Renzi e invece...
La scena di una fucilazione lascia sgomento qualunque animo sensibile. E tuttavia, se ci si fa caso, la maggior parte delle volte i condannati non tentano di fuggire, non si mettono a piangere, non chiedono pietà: insomma muoiono da coraggiosi. Come si spiega tutto ciò?
A mio parere – ma spero di non essere chiamato a darne dimostrazione – quello non è tanto coraggio quanto rassegnazione. Se ci fosse modo di chiedere pietà, e qualche speranza di ottenerla, la scena sarebbe diversa. Se invece i condannati hanno già visto fucilare altre persone, o sono comunque certi che non saranno risparmiati, muoiono con dignità perché stavolta la dignità ha lo stesso prezzo della viltà.
A queste macabre considerazioni sono indotto dalla situazione politica italiana, secondo le notizie che ne fornisce l’Ansa riguardo all’attività governativa di ieri. Una cosa è certa: non c’è dubbio che Italia Viva, fino ad oggi considerata con ironia per le sue magre prospettive elettorali, abbia ottenuto parecchio, dal governo, in materia di Recovery Fund.
Ora, se la sua lotta fosse stata “per ottenere qualcosa”, oggi Renzi non avrebbe ragione di continuare la guerriglia. E se si fosse fidato del governo, avendo ricevuto la sintesi in tredici pagine del progetto di piano per il Recovery Fund, non avrebbe preteso la copia in extenso (di centotrenta pagine). Viceversa, come la maggioranza protesta, seccata, sembra che Matteo Renzi e i suoi accoliti, avendola avuta vinta su un punto, ne tirino subito fuori un altro. E questo lo considerano pressoché un atto di malafede.
Ma fanno male a lamentarsi. Innanzi tutto la malafede in politica è buona fede o almeno buona politica. Poi dimenticano che sarà pure vero che Renzi ha già chiesto tutto ciò di cui oggi si parla, ma ha anche chiesto parecchio di più, con la lettera inviata a Giuseppe Conte in dicembre. Dunque – si può legittimamente sostenere - non sono punti nuovi, ma conferme di richieste già espresse.
Naturalmente la maggioranza potrebbe ribattere, scandalizzata: “Ma chi si siede ad un tavolo per ottenere un compromesso poi non può pretendere tutto ciò che aveva chiesto!”. Ma potrebbe sentirsi rispondere da Renzi: “E chi vi ha detto che io volessi raggiungere un compromesso?”
La maggioranza, non credendo alla disponibilità di Renzi a rischiare le urne, ha pensato (e lo hanno scritto tutti i commentatori) che volesse ottenere qualche modifica di dettaglio e qualche poltrona in più. Ne sono stati sicuri ed hanno sbagliato.
Capisco che sia difficile decrittare il comportamento di Italia Viva ma, insegna Klausewitz, in guerra bisogna sempre prendere in considerazione l’assoluto peggio, da parte del nemico. E prepararsi anche a questo assoluto peggio. Non si può pretendere che il nemico combatta col nostro regolamento. Per questo, nei panni di Giuseppe Conte, avrei temuto e temerei che Renzi intenda prima tirare la corda, ottenendo il massimo per i suoi elettori, e poi tirarmi comunque il collo. Come era nei suoi programmi sin da principio. E allora, come i condannati a morte di cui dicevamo, non avrei concesso nulla. Se veramente credevo nelle mie posizioni, sarei morto in piedi.
Lo so, in questo campo tutti brancolano nel buio, ma – direbbe ancora Klausewitz – se non si può evitare di combattere al buio, bisogna essere i più bravi a combattere anche così, invece di ballare a marcia indietro al piffero di Renzi. Già in dicembre Conte avrebbe dovuto dire: “Se volete un compromesso, io offro questo e niente più. Se non l’accettate domani salgo al Quirinale”. A quel punto sarebbe stato Renzi a dovere lottare al buio: “Conte lo dice. Ma parla sul serio? Lo farà? E se lo fa, mi conviene andare subito a nuove elezioni?” Infatti il rischio era che la campagna di Conte, dei Cinque Stelle e del Pd, sarebbe stata tutta incentrata sull’irresponsabilità di Italia Viva.
Purtroppo, come dice un proverbio, chi è tondo non può morire quadrato. Conte è più furbo che intelligente ed ha creduto, anche in questa occasione, di poter continuare a galleggiare, facendo fesso Renzi. Questi però, essendo più coraggioso di lui, e forse anche più furbo di lui, sta vincendo la partita. Infatti oggi, che faccia o no cadere il governo, può vantarsi di importanti modificazioni ai piani del governo dovuti alla sua opposizione, nell’interesse degli italiani. E comunque ormai a nessuno verrebbe da ridere, pensando a Italia Viva.
Matteo Renzi e i suoi hanno la marcia in più che dà il coraggio. E poco importa che quel leader sia antipatico a tanti. La Russia passa ancora per una grandissima potenza, mentre non lo è, soltanto a causa della risolutezza e dell’aggressività di Putin. Dove si vede quanto pesa il carattere, in politica. E, come diceva Montanelli, che un uomo di carattere è molto spesso un uomo di cattivo carattere.