Governo Lega, giallo Giorgetti? Perché non lui al Tesoro. Governo, la verità - Affaritaliani.it

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Governo Lega, giallo Giorgetti? Perché non lui al Tesoro. Governo, la verità

Alberto Maggi (@AlbertoMaggi74)

Governo Lega, giallo Giorgetti? Ecco che cosa è successo davvero nella Lega

C'è un giallo Giorgetti? All'indomani della domenica di passione che ha portato al fallimento del governo giallo-verde guidato da Giuseppe Conte sono in molti, sia da Forza Italia (come il senatore Andrea Cangini) sia dal Pd (come Matteo Renzi), a sottolineare come il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, abbia offerto a Matteo Salvini la via d'uscita per far partire l'esecutivo con i 5 Stelle. Sarebbe bastato mettere Giorgetti al ministero dell'Economia, come avrebbe detto lo stesso Capo dello Stato al leader leghista al Colle, poco prima del decisivo incontro con Conte. "Perché Savona sì e Giorgetti no?" ha scritto l'ex segretario dem nella sua Enews.

Ma davvero stanno così le cose? Davvero il leader del Carroccio ha cassato clamorosamente il suo vice (bocciandolo all’Economia e insistendo sul nome di Savona) che lo accompagna in tutti i vertici e che ha una lunghissima esperienza politica? Giorgetti - doveroso ricordarlo - era l'unico di cui Umberto Bossi si fidava all'epoca della malattia, ha guidato la Commissione Bilancio della Camera per tantissimi anni, è un esperto di economia laureato in Bocconi, e di fatto è l'ombra di Salvini, sempre presente prima nei faccia a faccia con Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni, per la costruzione del Centrodestra, e poi con Luigi Di Maio per il contratto con il M5S.

La risposta al giallo-Giorgetti in una riunione decisiva del vertice leghista, come rivela ad Affaritaliani.it una fonte leghista ai massimi livelli. Sabato 26 maggio, pomeriggio, in Via Bellerio si riunisce il gotha del Carroccio. I presenti e testimoni sono, oltre a Salvini e ai capigruppo Giorgetti e Centinaio, anche Roberto Calderoli, Nicola Molteni e Lorenzo Fontana, oltre a tutti i partecipanti al tavolo del contratto con il M5S e tutti isegretari regionali della Lega, dal lombardo Paolo Grimoldi al veneto Gianantonio da Re. Più di un partecipante al vertice - tra tramezzini e Coca Cola tanto amata da Calderoli - ha avanzato la proposta di portare Giorgetti al ministero dell'Economia, rivelano le fonti ad Affari, ma è stato proprio l’interessato, ossia lo stesso capogruppo leghista alla Camera a rispondere senza esitazioni "No, perché Savona è più conosciuto di me a livello internazionale".

Non solo. Sempre secondo quanto risulta ad Affari, Salvini ha detto a Giorgetti "Decidi tu, se vuoi fare il ministro dell'Economia, vai tu in Via XX Settembre". Ma il diretto interessato ha risposto "No, io devo fare il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio".E sul fronte Cinquestelle? Di Maio sarebbe stato ben felice di mandare Giorgetti al Mef (o un altro leghista, Di Maio ha afferma di aver fatto a Mattarella anche i nomi dei leghisti Siri e Bagnai. Circostanza smentita dall'ufficio stampa del Quirinale ma confermata dal capo politico del M5S) perché grazie a questa soluzione, a Palazzo Chigi nel ruolo di sottosegretario, sarebbe andato un esponente dei 5 Stelle. Ma Salvini era stato netto su questo punto: essendo Conte un premier espressione dei pentastellati, il suo sottosegretario deve essere un leghista. E chi meglio di una persona esperta e di fiducia, leghista fino al midollo come Giorgetti?

Così sono andate le cose il giorno prima dello showdown al Quirinale nella sede del potere della Lega, Via Bellerio, periferia nord di Milano, stando alle risposte raccolte da Affari al giallo Giorgetti o giallo Savona, se si preferisce.

A meno che, come qualcuno machiavellicamente insinua - ma siamo davvero alla fantapolitica - non ci sia lo zampino di Silvio Berlusconi. Ossia un patto segreto tra Salvini e Berlusconi dopo un incontro riservato nella casa romana del Cavaliere, patto chiamato dunque del Plebiscito in base al quale i due alleati del Centrodestra avrebbero concordato che Salvini avrebbe tenuto duro su Savona all'Economia dando per scontato il no di Mattarella, proprio per  far cascare tutto e andare al voto, lasciando cosi i grillini con un pugno di mosche, sedotti e abbandonati. Ma questa è una pura illazione. E anche molto cattiva.