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Politica
Governo-Quirinale, in tilt la stabilità garantita dall’asse Draghi-Mattarella
Palazzo del Quirinale


Tradotto, significa che neppure Draghi “da solo” basta per consentire al Paese di uscire dal pantano e prendere il largo e che il governo, proprio per la inconsistenza dei partiti, al di là degli annunci amplificati dal can-can mediatico, rischia di esaurire la sua spinta propulsiva. E’ un fatto che il binomio Draghi-Mattarella ha evitato l’affondamento del vacillante “barcone Italia”, con il premier che ha dato stabilità al sistema e con l’inquilino del Colle che ha fatto da “stimolo” e da “garante”.

Adesso, con la “questione Quirinale” che diventa anche la “Questione Palazzo Chigi”, questo precario equilibro può saltare, mandando in tilt la stabilità garantita dall’asse Draghi-Mattarella. Così, a circa due mesi dall’avvio delle elezioni dell’inquilino del Colle e nella mischia partitica in cui impazza il “toto Quirinale”, questa scelta di Mattarella di tirarsi fuori, ancor più della questione pandemia comunque tutt’ora aperta, fa saltare il quadro rimescolando tutti i giochi nei partiti e fra i partiti perché avvicina di molto la possibilità che Draghi si trasferisca da Palazzo Chigi al Quirinale: di fatto la fine del governo di unità nazionale e poi fors’anche della legislatura, con l’imbocco verso le elezioni politiche anticipate.

Manna dal cielo per la Meloni e il suo FdI; incidente di percorso per la Lega in perenne confusione scossa dalla diarchia fra Salvini e Giorgetti; un ko annunciato per il M5S sicuramente mazziato alle urne; un salto nel buio per il PD di Letta che rischia di finire come Don Falcuccio, nudo e crudo. A questo punto, se davvero Mattarella non accetta il bis e al Colle sale davvero Draghi (comunque, soluzione ottimale per un nuovo settennato di autorevolezza e stabilità con un presidente scelto da tutti), è comunque pensabile salvare la legislatura attraverso un “piano B” con a Palazzo Chigi, pro tempore, un uomo (o una donna) longa manus dell’attuale capo del governo?

Nella politica italiana tutto, o quasi, è possibile. Il rischio è quello di metterci una pezza, andando poi comunque alle urne, con il Paese a brandelli. Tanto vale, allora, prendere il toro per le corna dando la parola agli italiani. Comunque vada, adesso tocca ai partiti dimostrare di essere tornati in sella, alla guida: con Draghi premier sono stati fin qui solo gregari, addirittura compiacendosene. Proseguendo così, continuerebbero nel loro declino, nel ruolo di suppellettile, o di zavorra. 

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