Politici italiani rovinati dagli spin doctors: ecco perché
I disastri della formazione della classe politica
Gli spin doctors hanno rovinato i politici, perché li hanno spinti a occuparsi soltanto di immagine, di saper parlare bene in pubblico, di avere il look adeguato, trascurando il loro vero compito: la gestione del potere per la pubblica utilità.
E' quanto emerge da un sondaggio/inchiesta realizzato la prima settimana di luglio da HeG su incarico della Fondazione di Ricerca Scientifica ed Umanistica Antonio Meneghetti. La ricerca, un'indagine semiquantitativa condotta su un campione di 60 individui, rappresentanti di tre target (politici, formatori e giovani da19 a 30anni), aveva lo scopo di verificare il rapporto tra pedagogia e politica.
La ricerca ha confermato il clima di antipolitica. Il 63% ritiene che i politici non si occupino più del bene della collettività. Un dato tutto sommato scontato. Meritevole di riflessione è il fatto che, il campione, oltre a risposte prevedibili sul perché di questa considerazione, come la caduta di valori forti (“Il politico è attento solo al suo interesse particolare”, 84%) e il clima di corruzione (79%), ha sottolineato anche il degrado del processo di formazione della classe politica. Il 39% ha affermato che il declino delle grandi scuole di partito ha tolto spessore ai politici. I formatori professionali, infatti, “focalizzano l'attenzione soltanto su aspetti tecnico formali, e si sono persi di vista i contenuti” (86%).
Ancora più in dettaglio, “Troppi formatori si concentrano sulla conquista del consenso e non sulla gestione del potere per finalità pubbliche. Così abbondano i corsi di public speaking e di look making, utili per gestire le relazioni con il pubblico, ma non per prendere decisioni” (80%).
Ma c'è un altro filone di spiegazioni fornite dal campione che esce dai soliti cliché.
La causa del degrado della figura del politico sarebbe da attribuire anche al fatto che “A comandare è il mondo dell'economia e in particolare della finanza, da cui i politici prendono ordini” (53%). Per il 50% degli intervistati, più precisamente “I politici prendono ordini dalle lobby” (50%). Mentre il 39% ritiene che “La perdita di sovranità di molti Paesi (tra cui l'Italia) ha ridimensionato il ruolo del politico”.
Il 32%, infine, afferma che “La caduta delle ideologie e della contrapposizione classica destra-sinistra ha disorientato molti politici, che hanno perso il senso della loro missione”.
I risultati della ricerca saranno presentati nel corso del convegno internazionale “Pedagogia e Politica”, organizzato dalla Fondazione di Ricerca Scientifica ed Umanistica Antonio Meneghetti, che si terrà dal 18 al 22 luglio prossimi nel Borgo umbro di Lizori, con il patrocinio del Parlamento europeo e dell'European Economic and Social Commitee. Punto di partenza del convegno è verificare come tre target distinti, due professionali (politici e formatori) e uno “mass market (giovani) vivano appunto il rapporto tra pedagogia e politica, intendendo per Pedagogia “L'arte di formare l'uomo-persona nella funzione sociale. Scopo della pedagogia è realizzare un adulto in grado di essere vero per se stesso e funzionale per la società”.