Politica

Ignazio la Russa: "Sì all’autonomia purché con contrappesi istituzionali"

Di Giuseppe Vatinno

Ricordiamo che l’attuale esito disastroso della riforma del Titolo Quinto della Costituzione è dovuto alla fretta del centro-sinistra

Rampelli ha affermato che “l’Unità nazionale è sacra” e La Russa lo ha ribadito anche se in forma diversa. Dunque la bozza iniziale preparata dal ministro degli Affari Regionali Roberto Calderoli (Lega) non è che abbia fatto giubilare molto Fratelli d’Italia ed il perché è presto detto. Fratelli d’Italia è disposto alla riforma in senso autonomista voluta dalla Lega a patto però che –contemporaneamente- si affronti anche il problema del presidenzialismo e questo per un motivo di pesi e contrappesi. Si può avere un forte Paese federale purché ci sia un forte Presidente legittimato direttamente dal popolo.

E il pensiero non può che correre agli Stati uniti d’America che hanno una fortissima struttura federale, dove ogni Stato ha addirittura leggi diverse ed a volte opposte, che è però tenuta insieme dalla figura altrettanto forte del Presidente Eletto. Solo così il gioco si tiene in equilibrio. E ricordiamo che gli Usa vissero la guerra civile di secessione proprio per la debolezza del precedente istituto presidenziale. Gli Stati Uniti furono salvati solo dalla figura di un Presidente molto “forte” e cioè Abramo Lincoln.

Tornando al presente c’è poi da dire che la riforma regionale si attua con legge ordinaria mentre quella presidenzialista ha bisogno di una legge costituzionale, quindi di tempi e iter molto più lunghi. Dunque FdI chiede di mettere contemporaneamente mano ai due corni del problema e data la delicatezza istituzionale del tema solo il Presidente del Consiglio -e cioè Giorgia Meloni- può fornire l’impulso unitario coinvolgendo chiaramente il più possibile anche l’opposizione. In questo senso le affermazioni di La Russa e di Rampini sono un via libera condizionato al contemporaneo presidenzialismo che comunque sarebbe un bene per un’Italia bloccata decisionalmente da un assurdo sistema di lacci e lacciuoli che ne imbrigliano le forze vive del cambiamento.