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Politica
Il centro-destra opportunità e i nodi irrisolti

Il centro-destra, per una serie di particolari congiunture politiche favorevoli, può giocare un ruolo vincente nella prossima competizione elettorale.

Lo può quantitativamente perché al pari degli altri due poli si aggira o può aggirarsi intorno al 30% dei consensi, ma lo può ancor più politicamente perché rappresenta una alternativa a coloro che sono stanchi del centro-sinistra, ma non vogliono dare il loro voto di protesta “anti-sistema” ad una compagine impreparata e superficiale come i Cinque Stelle, che messi alla prova del governo di grandi città, come Roma e Torino, hanno mostrato tutti i loro limiti non solo di incapacità istituzionale che -in un certo senso- potrebbe anche essere concessa visto la giovane età politica della compagine del comico genovese, ma hanno mostrato, soprattutto -e questo è preoccupante- forti limiti di tenuta psicologica e, diremmo, umana.

In questo senso il centro-destra è beneficato dalla crisi grillina.

Tuttavia, questa inaspettata dote, rischia di essere gettata al vento a causa delle tensioni interne rilevanti; intendiamoci, anche il centro-sinistra le ha e la recente scissione di Mdp dal Pd ne è la prova del nove, ma tali tensioni sono solo alla sua sinistra, con una sua componente del resto sempre algebricamente esistita con nomi diversi nella storia del “socialismo” italiano.

Nel centro-destra invece ci sono due ordini di problemi.

Il primo è di Salvini con Berlusconi per quanto riguarda la collocazione europea e cioè la scelta ideologica Le Pen - Merkel che sono chiaramente incompatibili su tutto e rappresentano poi, proiettata nel mappamondo geopolitico europeo, le due anime dei conservatori di tutti i tempi: il populismo (Salvini) e il liberalismo (Berlusconi).

Ma vi è ora, in sovrappiù, il riacutizzarsi di una antica tensione tra i nazionalisti (Meloni) e di nuovo Salvini (gli indipendentisti).

E il casus belli è stato quello del prossimo referendum da tenersi in Lombardia e Veneto, voluto dalla Lega e su cui la Meloni ha espresso la sua contrarietà in maniera abbastanza forte, “È un oltraggio alla Patria” paventando, dietro la motivazione autonomista pericoli secessionisti tipo Catalogna, per intenderci.

Al periodo d’oro della discesa in campo dell’Uomo di Arcore la vicenda si risolse con un patto per cui a Fini toccava il Sud e a Bossi il Nord.

M ai tempi sono cambiati e il piano di espansione al Sud di Salvini impedisce la stessa soluzione di tanti anni fa.

Dunque Salvini deve trovare un accordo alla sua sinistra con Berlusconi e alla sua destra con la Meloni.

La finestra politica offerta dalla crisi degli altri due Poli c’è, ma è difficile che si ripresenti in futuro.

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