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Anche i fumetti non ne sono immuni. Un esempio eclatante è stato il noto fumetto di Tintin, creato dal genio del belga Hergé nel secolo scorso. Ebbene neppure il ciuffuto giornalista investigativo è stato risparmiato. Uno studente congolese, Welcome Mbutu Mondondo (sic), presentò nel 2007 una denuncia in Belgio contro l’albo “Tintin in Congo”, perché a suo dire il protagonista avrebbe trattato male dei lavoratori africani.
Tutto nacque perché la “Commissione per l’uguaglianza razziale” inglese affermò che il fumetto aveva un “pregiudizio razziale orribile” e invitò le librerie inglesi a ritiralo dal commercio.
In primo grado lo studente perse e il giudice scrisse nella motivazione che: “Dato il contesto dell’epoca, Hergé non poteva essere motivato da un desiderio razzista". Ovvio e banale, solo una persona in malafede poteva pensare il contrario. In secondo grado, cioè in appello, Mondondo riperse con la seguente motivazione: "Hergé ha unicamente creato un lavoro di finzione per il solo scopo di intrattenere i suoi lettori. Si tratta di un umorismo candido e gentile." Così “Welcome Mondondo” –dal nome così suggestivo e in realtà “poco benvenuto” - se ne tornò in Africa con le pive nel sacco. Ma veniamo alla attualità, sempre fumettistica ed ora anche cinematografica.