Italicum, Renzi: il Pd non proporrà modifiche
Dietrofront di Renzi sulla legge elettorale
Pronto a cambiare la legge elettorale, ma il Pd non presenterà una sua proposta di riforma. Lo annuncia il premier Matteo Renzi parlando in mattinata a Radio Popolare. "Per me l'Italicum è una ottima legge ma se tutti pensano di riaprire il tema, il Pd è pronto non a presentare un'altra proposta, sennò fai come il carciofo, con gli altri che dicono solo no - spiega - ma siamo disponibili veramente ad andare a vedere le carte e a confrontarci". Insomma, "io non faccio una nuova legge, non decido io, è una scelta del Parlamento. Ma la legge elettorale è meno importante della riforma e se serve cambiarla si cambia".
Perché la consultazione del 4 dicembre resta la sfida decisiva del suo mandato e della legislatura. Una partita del tutto aperta, come testimoniano i sondaggi, a sentire il presidente del Consiglio. E il riferimento è a quel 50 per cento che non ha ancora deciso che fare. Una parte degli italiani "ha gia' deciso come votare al referendum e un'altra non ha ancora deciso: che ci sia il 50 per cento che ancora non ha deciso è pazzesco. E' evidente che la partita è aperta". Anche perché "i cittadini non stanno dalla mattina alla sera a pensare alla consultazione. Nel momento in cui si arriverà alla decisione finale crescerà l'attenzione". E tutta la partita si deciderà sulla partecipazione. "Non sto negando che qualcuno possa votare contro di me - aggiunge Renzi - ma questo referendum non ricapita tutti i giorni e riguarda il futuro dei nostri figli. Tuttavia ho trovato anche dei comitati anti-Renzi per il Sì. Sono i piu' simpatici".
Quindi, il segretario pd torna sul confronto col costituzionalista Gustavo Zagrebelsky per contestare ancora l'accusa di "autoritarismo" e di "deriva anti democratica". "Totale rispetto per lui, ma la matematica gli si è rivoltata contro". E spiega: "Con la Costituzione vigente, se Berlusconi avesse avuto la buona sorte per lui di vincere le elezioni nel momento della scadenza del Quirinale, avrebbe avuto a Costituzione vigente la possibilità di eleggersi il presidente della Repubblica da solo. Noi abbiamo alzato al 60 per cento la soglia per evitare che una maggioranza possa decidere da sola il presidente della Repubblica. Con questa riforma - ha sostenuto Renzi a Radio Popolare - non c'è un potere in più al presidente del Consiglio. Nell'articolo 83 ci sono più garanzie per il presidente della Repubblica e non meno". Poi l'affondo: "Ci sono persone che hanno tre vitalizi. Io vorrei chiedere a questi di rinunciare, nel momento in cui io sto facendo fatica a trovare i fondi per le pensioni minime".
Capitolo ponte sullo Stretto, che tante polemiche ha suscitato. "Non è una priorità - spiega ora il premier - L'ho sempre detto. Dopo di che, il dire di no perchè l'ha detto Berlusconi mi fa scappare un sorriso. Fatico a cogliere il legame tra il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari e il ponte sullo Stretto. Per me prima vengono la banda larga, l'edilizia scolastica, la salerno reggio calabria, le ferrovie in sicilia, i viadotti in sicilia, tutti gli interventi sul dissesto idrogeologico. Quando si è chiuso questo pacchetto, mi dovete spiegare perchè un collegamento che permette di avere l'alta velocità da napoli a palermo non si possa fare, un'opera che costa 3 miliardi di euro e invece si possa fare il tunnel del Brennero, la Torino-Lione". Risponde anche all'accusa di lobbismo: "Io non sono uno che fa incontri segreti con le lobby, come fanno invece autorevoli parlamentari di altri partiti a cominciare dai Cinquestelle, che parlano tanto di lobby, poi sono quelli che confondono il Cile con il Venezuela che incontrano i lobbisti", dice con chiaro riferimento a Luigi Di Maio.