Politica

Coniugi uccisi, Kyenge: "Il crimine non va etnicizzato"


Di Alberto Maggi (@AlbertoMaggi74)


"Io sono negli Stati Uniti perché devo intervenire alle Nazioni Unite sull'emergenza profughi e sono qui per portare la voce dell'Europa in modo da mobilitare la comunità internazionale". Con questa premessa inizia il commento di Cecile Kyenge, eurodeputata del Pd ed ex ministro dell'Integrazione, intervistata da Affaritaliani.it, sul caso del duplice omicidio dei coniugi di Palagonia. "Noi lavoriamo all'Onu mentre qualcuno resta sempre sul locale. Oggi la situazione non è imputabile all'Italia o a un paese in quanto tale e questo è il motivo per cui ci muoviamo come Europa. Il mio passaggio all'Onu vuole riporare l'attenzione sulle politiche di pacificazione e su come capire le cause profonde dell'immigrazione nel medio-lungo termine".

Sul caso di Palagonia la Kyenge afferma: "Mi dispiace per le persone morte e anche per la famiglia, mi dispace per quello che è successo, ma oggi se c'è un messaggio che noi politici dobbiamo far passare alla popolazione che ci ascolta è che il crimine non può essere etnicizzato. In questo momento è chiaro che la morte di due persone care è una brutta cosa e di fronte a questo fatto faccio le mie condoglianze alla famiglia delle vittime. Ma al di là del dolore il mio impegno politico è quello di far capire alla popolazione che ogni persona risponde delle sue responsabilità che non può essere generalizzata a una comunità o a una categoria di persone. Chiunque delinque deve rispondere davanti alla legge, che sia italiano o straniero. La resposanbilità di un atto criminale riguarda la persona. Dobbiamo quindi uscire da questa polemica e da questa strumenatalizzazione per dare risposte che non possono essere quelle di governare l'immigrazione facendo paura alla popolazione. La popolazione ha bisogno di aiuto ma non servono messaggi che facciano capire che gli altri sono un pericolo. Dobbiamo invece passare messaggi che devono far capire che se riusciremo insieme, al di là del colore della pelle, a reagire come un tutt'uno per costruire una nuova comunità e mettere in concreto il concetto di accoglienza, ma anche di libera circolazione sul territorio, saremmo tutti più forti. Sostegno quindi alla famiglia delle vittime  ma alla famiglia dico che il più grande sostegno consiste nel dare risposte concrete per far capire che va condannato chi commette un crimine ma che la condanna non va estesa a una comunità o a una categoria di persone. Può delinquere un italiano, un europeo, un americano o chiunque, ma non scendiamo sulla strada della strumentalizzazione. Questo è il massaggio che dobbiamo comunicare".