Politica

L'ex ministro Giulia Grillo contro Speranza:"Non avrei fatto quella circolare"

di Paola Alagia

Si tratta della circolare del ministero della Salute, rivelata da Affaritaliani.it, che invitava a non fare autopsie sui morti per Covid-19

L’ex ministro della Salute e deputata del Movimento cinque stelle Giulia Grillo commenta a caldo con Affaritaliani.it l’allentamento delle limitazioni sugli esami diagnostici e autoptici, contenuto nell’aggiornamento della circolare della Direzione generale della Prevenzione sanitaria del Dicastero della Salute che il nostro giornale ha pubblicato.  “E’ sicuramente un passo avanti, visto il punto di partenza - dice al telefono -. C’è stato un eccesso di prudenza”. Un punto di vista importante, quello di Grillo, non solo perché fino a pochi mesi fa era lei alla guida del Ministero, ma anche per la professione che svolge, essendo, appunto un medico legale.

Grillo, è soddisfatta che siano state superate le rigidità della vecchia circolare?
Lo sono. Anche perché sin dal primo momento sulle autopsie ho interloquito con autorevoli rappresentanti dell’Istituto Superiore di Sanità e detto loro che non condividevo la linea dura contenuta nel documento. Un pressing che in qualche misura ha avuto il suo peso.

Crede dunque che le indicazioni fornite dalla circolare fossero sbagliate?
E’ vero che la circolare non vietava di fare le autopsie, ma è altrettanto vero che di fronte a quelle raccomandazioni difficilmente i direttori sanitari le avrebbero autorizzate. L’effetto, quindi, è stato tarpare le ali ai medici legali perché si sono trovati di fronte, se non a un divieto esplicito, a un divieto di fatto.

Insomma, la boccia?
Dico solo che c’è stato un eccesso di prudenza. Magari legato al fatto che, nella fase critica dell’emergenza, di questo virus si sapesse poco e, quindi, non se ne conoscesse fino in fondo la carica infettiva.

Non le pare che ora questo allentamento risulti fuori tempo massimo?
Se, come tutti ci auguriamo, non ci saranno più decessi per il Covid-19, lo è. E’ chiaro che abbiamo perso un’occasione e cioè la possibilità di disporre di informazioni e dati che avrebbero aiutato a comprendere prima le cause dei decessi. Ma vorrei chiarire un aspetto.

Quale?
Sono convinta che le intenzioni fossero buone. Comprendo l’atteggiamento prudente. Anche perché non possiamo dimenticare come l’Italia sia stata travolta da questo tsunami. Siamo passati da zero contagi direttamente alle zone rosse e la circolare è figlia di quei giorni lì.

 Ora sta parlando da ex ministro della Salute?
E’ vero che vivere da dentro situazioni così difficili è molto complicato. Lo so per esperienza. Ma da ministro, affiancata da un sottosegretario anatomopatologo come Armando Bartolazzi, le posso dire che difficilmente avrei emanato una circolare così.

E come avrebbe agito?
E’ chiaro che parlare con senno di poi è facile. Quello che posso dire è che avremmo fatto sì scelte nel segno della massima prudenza, ma immaginando un ruolo chiaro e definito per la ricerca. Magari questo non avrebbe cambiato il decorso della malattia, di sicuro però avrebbe aiutato i ricercatori nel mettere insieme più dati e, di conseguenza, tutti i cittadini.

Da medico legale, invece, che riflessione ha fatto?
E’ una considerazione molto semplice: purtroppo in Italia, e ancora di più al Sud, quando si parla di autopsie c’è sempre una certa reticenza culturale. Non abbiamo purtroppo un’attitudine agli studi post mortem. Ecco perché se alle reticenze, poi, come è avvenuto, si aggiungono questi “consigli” dissuasivi…