La fake su Daisy Osakue. Ecco chi l'ha alimentata.Anche sui giornali esteri..
La fake su Daisy Osakue. Come si è “montata” passo passo. E la “speciale” classica dei migliori propalatori della #fakeDaisyOsakueattaccatadairazzisti
Le fake news che contano, come questa sull'aggressione razzista all'atleta Daisy Osakue, fanno il giro del mondo.
E non le “montano” gli utenti in cerca di click, come fanno credere i tanti siti di “cacciatori di bufale” (bufalari a loro volta in molti casi) ma l'onda di personaggi con grande visibilità che accreditano notizie verosimili. E così è stato anche nel caso dell'atleta di origini nigeriane colpita dal lancio di un uovo. Si sono “montate” prime pagine, appelli, parlamentari che si sono strappati le vesti, studi, per dimostrare che il razzismo in Italia è una realtà incontrovertibile. La vittima stessa poche ore dopo l'aggressione affermava “mi hanno colpita perché nera”. In serata addirittura l'Agenzia Onu per i rifugiati, l'Unhcr, è intervenuta: "Non possiamo tollerare questa escalation di violenza indiscriminata, che mostra un'allarmante matrice razziale".
Come sappiamo tutti la notizia in sé era falsa (Daisy Osakue, come altri nella zona di Moncalieri, è stata aggredita con il lancio di un uovo da un gruppo di ragazzi che si divertivano in modo stupido e pericoloso, tra questi il figlio di un consigliere comunale del Pd) ma era “possibile”. Così ha preso vita, alimentata da tanti lettori ma soprattutto da chi ha grande visibilità, fa parte dell'establishment, ha fatto parte di un'istituzione di governo, è un opinion maker o è un giornalista (per tanti impropriamente). Nessuno di questi si è però minimamente sentito in dovere di verificare quanto affermato, anche i giornalisti.
La fake sul razzismo è “montata” come un'onda che presto ha valicato i confini nazionali. Tutti i giornali italiani mainstream l'hanno seguita, come ha mostrato Marcello Veneziani.
La tendenza è stata assorbita dai giornali stranieri che hanno spiegato ai proprio lettori che in Italia c'è un rigurgito xenofobo, dovuto alle politiche del nuovo governo Lega-M5S, quasi che nel nostro Paese vi fosse l'inizio di una segregazione razziale.
L'aria allarmata che si respira nei pezzi del New York Times (anche qui), del tedesco The Bild, El Pais e di tanti altri quotidiani danno il tono di cosa pensano del caso all'estero. Molto più cauta è stata invece la Bbc che ha fatto la cosa più semplice, ascoltare la valutazione delle forze dell'ordine (in zona vi erano già state 7 aggressioni simili e nei confronti di italiani di carnagione bianca) escludendo così quasi subito la matrice xenofoba.
Ma i commentatori e i giornalisti stranieri o simil tali si sono fatti un'opinione seguendo l'onda italiana, leggendo primi ministri, giornalisti, opinion maker che erano sicuri di quanto accaduto. E che non si sono neanche scusati dopo l'accertamento dei fatti. Anzi, in alcuni casi hanno rincarato la dose.
Per ricordare questo momento di alta scuola della manipolazione ecco la nostra speciale classifica dei migliori 9 propalatori della #fakeDaisyOsakueattaccatadairazzisti.
Al 9° posto il segretario del Pd Maurizio Martina con il suo appello-cortocircuito alla mobilitazione antirazzista per l'aggressione alla sua militante. Daisy Osakue infatti è anche iscritta al Pd.
All'8° posto il sensibile ex ministro Graziano Delrio che fa appello alle “lacrime”.
Al 7° posto la sempre equilibrata ex ministro e parlamentare europeo Cecile Kyenge che parla con forza di “violenza razzista” e “clima d'odio”.
Al 6° la distaccata ex presidente della Camera Laura Boldrini. Boldrini non affonda il colpo ma è tutta colpa di Salvini, occupato a blaterare slogan mussoliniani (lo slogan del caso semicitato da Salvini non è neanche di Mussolini ma del condottiero tedesco del XVI secolo Georg von Frundsberg ma Mussolini lo ripeteva in continuazione e quindi...). Boldrini è una giornalista, ha lavorato per Rai 3, ed ha realizzato da presidente della Camera un sito contro le fake news. Sembra proprio un ottimo testimonial.
Al 5° posto l'analitica Fiorella Mannoia che dà tutta la colpa al clima creato dal ministro dell'Interno Salvini. Sempre lui.
Al 4° posto l'imparziale giornalista de La Repubblica Vittorio Zucconi con la colpa fatta ricadere sulle analisi di “Giggino e Felpino”, cioè Di Maio e Salvini.
Ma ecco il podio.
Al 3° posto lo scrittore Erri De Luca con il suo poetico “Fotogramma del razzismo”.
Al 2° posto l'ecumenico ex premier Matteo Renzi. Per lui Daisy Osakue è stata selvaggiamente picchiata. Chiude con profonda emotività: “torniamo umani”.
Ma “The winner is” l'eccezionale e imperdibile grande giornalista internazionale Rula Jebreal, la voce dei senza voce nel mondo, quella che pubblicizza le borse Carpisa (ma ai giornalisti non erano vietate le pubblicità?). Per lei Daisy Osakue è stata attaccata da un gruppo neonazista (il tweet, in inglese, è tutt'ora visibile e incatenato in alto nella pagina dell'autrice)
Rula Jebreal: “Daisy Osakue è un'atleta italiana: è stata attaccata e picchiata da un gruppo di neonazisti in Italia. Le minacce stanno diventando sempre più micidiali per quelli di noi che non sono considerati 'razzialmente puri' dal governo italiano. Svegliati! L'abbiamo visto prima! L'Europa è a rischio!”