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Politica
Lotti: «Entro l’estate chiudete sulle nomine?». Le intercettazioni
Lapresse

L’accordo per la spartizione delle Procure prevedeva i magistrati da nominare e anche le date in cui il Consiglio superiore della magistratura doveva decidere. Lo riporta il Corriere della Sera. Secondo cui "per le poltrone più importanti — Roma, Perugia, Torino, Brescia — volevano chiudere entro l’estate. È il giudice-deputato del Pd Cosimo Ferri, nell’ormai famosa riunione notturna del 9 maggio, a dare la linea: «Se va lo schema Viola (il loro candidato come procuratore nella capitale, ndr) noi poi dobbiamo avere il nome per Perugia, e poi dobbiamo vedere quando inizia la storia degli aggiunti…», vale a dire i vice-procuratori, sempre a Roma. Uno dei quali doveva essere Luca Palamara".

"Le intercettazioni dei colloqui confermano il ruolo primario di Ferri e dell’ex ministro renziano Luca Lotti negli accordi sui vertici degli uffici giudiziari - spiega il Corsera - Ma gli sfoghi di Palamara rivelano anche guerre e veleni interni alla magistratura su poltrone e inchieste in corso: dalle indagini sul suo amico Fabrizio Centofanti a Consip, fino a quella sull’ex sottosegretario leghista Armando Siri".

Ecco le intercettazioni pubblicate dal Corriere.

Luca Lotti immaginava che la scelta del procuratore di Roma entrasse in un unico pacchetto con gli aggiunti, e domanda: «Ma perché, non possono essere più insieme, secondo voi?». Il presidente della commissione Incarichi direttivi del Csm, Gianluigi Molini , risponde di no, e Ferri conferma: «Semmai si fa prima il procuratore». Morlini e Palamara spiegano che per nominare gli aggiunti «politicamente bisogna sedimentare, creare le condizioni». Lotti ha fretta: «Però entro l’estate li chiudete?», Palamara spera nella «fine di maggio, una volta che fai il procuratore».

Cartoni: «Palamara lo facciamo a giugno, dai», e ride.

Consigliere: «Poi è tutto a scendere, fatto quello è tutto a scendere…».

Ferri: «Ma faresti solo Roma o anche Perugia?».

Spina: «Solo Torino è la cosa…».

Morlini: «Io vorrei fare Roma e magari ci metto Brescia».

Spina: «Penso pure Salerno dovrebbe essere abbastanza semplice…».

Ma la partita più importante è sulla Procura di Roma, nella quale Spina garantisce che i «laici» grillini si schiereranno dalla loro parte: «Gigliotti (uno dei tre indicati dai Cinque stelle, ndr) a Catanzaro ha ricevuto l’indicazione di votare Viola, punto».

Lotti però insiste su ciò che potrebbe far sapere attraverso le sue presunte entrature al Quirinale: «Allora vi ripongo la domanda: cosa deve arrivare al presidente della situazione di Roma, perché la discon…». Stava per dire discontinuità con l’ex procuratore Pignatone, probabilmente, ma Spina lo interrompe: «Poco, perché formalmente noi ancora poco sappiamo, perché c’è quel c... di Cd che sta in cassaforte…».

Il riferimento è ai documenti che il pm di Roma Stefano Fava ha allegato al suo esposto inviato al Csm contro Pignatone e il procuratore aggiunto Paolo Ielo. La denuncia contro i vertici dell’ufficio romano diventa la chiave di volta per vincere la partita, deve diventare lo strumento per screditare la vecchia gestione e insediare un procuratore che giri pagina: Marcello Viola, per l’appunto, considerato più distante e indipendente dall’ex procuratore rispetto agli due candidati, Francesco Lo Voi e Giuseppe Creazzo.

Quando il 16 maggio Palamara viene a sapere da Spina che al Csm è arrivata la comunicazione dell’indagine per corruzione a suo carico, avviata a Perugia dopo le segnalazioni giunte da Roma sui suoi rapporti con l’imprenditore Fabrizio Centofanti arrestato nel 2018, lancia accuse pesantissime contro i colleghi che l’hanno messo sotto inchiesta. Del procuratore di Perugia Luigi De Ficchy, andato in pensione il 1° giugno, dice: «Il migliore amico di Centofanti…». E in un altro colloquio: «La cosa che mi inquieta di più è De Ficchy, che poi improvvisamente da amico diventa nemico… È telecomandato… Gli faccio una causa per danni, una causa civile».

Il bersaglio numero uno, tuttavia, resta Pignatone, considerato da Palamara il regista occulto di un’operazione ai suoi danni, che da tempo lo «ricattava» — così dice — alludendo a ciò che poteva uscire sul suo conto a Perugia. «È una cosa fatta a tavolino… Lo so da Pignatone a dicembre 2017 a casa sua… mi chiama e mi dice: “che sei stato fuori una notte con una persona?”, a dicembre 2017…», racconta a Spina. E continua: «Centofanti ha pagato tutte le vacanze alla Balducci (ex consigliera del Csm insieme a Palamara, ndr) … la Balducci non compare… perché Pignatone andava a mangiare dalla Balducci».

Si sfoga anche con Lotti: «Il rapporto con lui… lui si è seduto a tavola con te… lui ha voluto parlà con Matteo (forse Renzi, ndr)… lui ha voluto fa' quelle cose… lui crea l’affidamento… mi lascia col cerino in mano… io mi brucio, loro si divertono…». E lancia il sospetto di inchieste condotte con due pesi e due misure: «La vicenda Siri… fidate… Siri veniva arrestato in condizioni normali! De Vito (presidente del Consiglio comunale grillino, ndr) è stato arrestato per molto meno! È una trattativa, che vogliono fare con Salvini, fidati… io non mi sbaglio».

Al collega Stefano Fava, altro «avversario» di Pignatone e Ielo, confida: «Io pago l’operazione Viola, pago l’operazione Ermini», cioè l’elezione del vice-presidente del Csm condotta gestita proprio sull’asse Magistratura-indipendente-Unicost sponsorizzato da Lotti e Ferri. E riferendosi alla denuncia di Fava al Csm aggiunge: «C’è tutto un giro… però loro… adesso con la cosa tua succede un macello».

Dai rapporti della guardia di finanza risulta che Palamara avrebbe parlato dell’esposto firmato da Fava anche con il procuratore aggiunto di Roma Antonello Racanelli, altro supporter di Viola come capo dell’ufficio e segretario di Magistratura indipendente. Il quale si sarebbe detto d’accordo con l’operazione suggerendo di far convocare al più presto il collega al Csm per confermare le sue accuse contro Pignatone e Ielo.

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