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Politica
Lotti, mozione di sfiducia respinta. "No alla gogna mediatica". Video

Come nelle previsioni, il Senato ha bocciato (con 161 no, 52 si' e 2 astenuti) la mozione di sfiducia presentata dal Movimento 5 Stelle nei confronti del ministro dello Sport, Luca Lotti, per la vicenda Consip. Ma nell'Aula di Palazzo Madama, comunque, lo scontro c'e' stato, anche se si e' diviso il fronte delle opposizioni. Solo il Movimento fondato da Beppe Grillo, la Lega nord e Sinistra Italiana si sono schierati a favore della sfiducia, non cosi' Ala, il gruppo di Denis Verdini, che ha detto no mentre Forza Italia e i Conservatori e riformisti hanno scelto di non partecipare al voto. Compatta la maggioranza, stretta intorno a Lotti con tutti i suoi ministri, anche se i fuoriusciti del Pd ora nel Movimento democratico e Riformista hanno chiesto un passo indietro al braccio destro dell'ex presidente del Consiglio Matteo Renzi, appellandosi, in alternativa al premier Gentiloni perche' ritiri le deleghe conferite al ministro, a cominciare da quella per il Cipe. Lotti, per parte sua, si e' difeso nell'Aula del Senato contro quella che, pur senza dirlo esplicitamente, ha bollato come una 'macchina del fango'. Mai rivelato nulla a nessuno sull'inchiesta Consip, fiducia nella magistratura, affrontando a testa alta - questi i passaggi chiave - una strumentalizzazione che mira a colpire il riformismo di Renzi ed un ammonimento ai detrattori: ci vedremo in tribunale, e' stata la linea del titolare dello Sport. "Io prima di voi attendo la verita'. La verita' prima o poi arriva. Quando la verita' arriva porta con se' le responsabilita', anche di chi ha mentito. Per paura o per altri motivi che non tocca a me indagare. Ne' io ne' i miei collaboratori abbiamo fatto qualcosa di illegittimo. E' in corso una vergognosa strumentalizzazione", ha detto Lotti. "Oggi e' in atto il tentativo di colpire me, non per il mio ruolo ma per quello che, nel mio piccolo, rappresento: quel tentativo di riformismo a cui anche io ho partecipato partendo da Firenze", ha denunciato, passando al contrattacco del Movimento 5 Stelle: "Non accettiamo lezioni di moralita' da un movimento fondato da un pregiudicato", ha, infatti, notato. E' stata la senatrice Paola Taverna ad illustrare all'emiciclo la mozione 5 Stelle con un duro j'accuse alla maggioranza: il Pd applica "il codice del giglio tragico dove vale la regola degli amici degli amici", ha dichiarato. "Apprendiamo dai giornali che avete gia' deciso come votare la mozione prima ancora di discuterla in Parlamento, un po' come avete gia' deciso che rimarrete incollati alla poltrona finche' non maturerete la pensione. Avete deciso di esser i difensori politici di una classica sporca storia all'italiana, fatta di corruzione".

"Storie come queste da Tangentopoli ad oggi ne abbiamo viste e sopportate a dozzine. A noi non resta che spiegare agli italiani di chi sono in ostaggio di come si pensi a conservare fra pochi e per pochi i posti di potere che vi consentono impunita'", anche di fronte all'evidenza, e' stato l'affondo dell'esponente M5S, che non ha risparmiato Mdp. "Ditelo che 'dp' sta per democrazia delle poltrone", ha sottolineato a proposito dei foriusciti del Pd che hanno scelto di non votare la sfiducia dei 5 Stelle. La mozione M5S non vuole trasformare il Parlamento in una gogna mediatica, ma e' a difesa dell'etica, ha detto la presidente dei senastori a 5 Stelle Michela Montevecchi. Fuori dal Palazzo e' stato il vicepresidente M5S della Camera Luigi Di Maio a parlare: sono convinto, ha detto, che Renzi sapesse dell'inchiesta. Stanno cercando "anche di insabbiare, di sminuire. La disonesta' politica di Renzi in questa vicenda fa venire i brividi e fa venire i brividi il fatto che quel giglio magico sia ancora ai vertici delle istituzioni", ha osservato. In risposta ai 5 stelle e' arrivato il commento del Dem Andrea Marcucci che li ha accusati di furia giustizialista. La mozione ha solo un significato politico, ha detto in Aula il capogruppo Dem Luigi Zanda. "L'inopportunita' viene usata come fosse un reato sul quale la sentenza di colpevolezza non viene emessa da un giudice, ma dal Parlamento, chiamato a pronunciarsi senza conoscere i fatti. Sarebbe meglio maggior franchezza. Sarebbe piu' leale dire esplicitamente che bisogna sfiduciare l'onorevole Lotti perche' e' un nemico politico contro il quale e' lecito l'uso di qualsiasi arma parlamentare", ha detto ancora annunciando il voto contrario del Pd. Per il nuovo Movimento ha preso la parola il senatore Miguel Gotor con un intervento duro nei confronti dell'ex partito accusato di garantismo 'alla carta'. Ha chiesto a Lotti di avere un comportamento sportivo, di fare squadra, duqnue un passo indietro, per mettere il Governo al riparo di sospetti dovuti comportamenti non irreprensibili sul piano politico. Ai processi sommari ha detto no Forza Italia richiamandosi al garantismo che "da vent'anni" sostiene e ha puntato il dito contro l'intreccio mediatico giudiziario che fra le vittime ha annoverato lo stesso leader di FI, Silvio Berlusconi. La decisione di non partecipare al voto l'ha spiegata il capogruppo Paolo Romani, mentre il senatore azzurro Maurizio Gasparri ha accusato il Pd di 'deja' vu': quanta vecchia Italia in questo modello comportamentale. Non c'era bisogno di avere il Giglio fiorentino, queste cose si sono gia' viste nella vita italiana" e quindi "non avete innovato un bel tubo", ha accusato. Chiusa questa pagina, al Senato resta un'altra mozione sull'affaire Consip, quella di censura contro Luca Lotti messa nero su bianco dai Democratici e progressisti, decisivi a Palazzo Madama per la maggioranza, anche se al momento non e' in calendario.

 

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