Politica
Luciano Canfora e le offese a Meloni. La sinistra vuole essere sopra la legge
Controproducente l’appello su Libération
Luciano Canfora rinviato a giudizio per le offese alla Meloni
La notizia era attesa ma non si era certi dell’esito.
Da qualche ora è ufficiale: il professor Luciano Canfora è stata rinviato a giudizio per diffamazione con il presidente del Consiglio che ha anche chiesto 20.000 euro come parte civile.
Nei giorni scorsi Canfora aveva provato ad influenzare i giudici e la pubblica opinione smuovendo mari e monti in sua difesa.
Tutti gli attici dei radical – chic –questa volta internazionali- erano in subbuglio e frenetica confusione. Gridolini, passatone di lingua rasposa sui baffi einsteniani degli intellettuali organici, discesa del dio del ’68 che adiuva sempre in questi casi.
Uno di loro era stato beccato dalla giustizia e quindi occorreva reagire in massa per tirarlo fuori dai guai, per salvarlo.
Staccate quindi le mani dai pasticci di salmone e caviale, presa la ztl d’ordinanza, si sono precipitati a manifestare in presenza, come si suol dire, e in ispirito con articoli, articolesse, editoriali ed editorialesse della più bell’acqua per difendere il filologo che aveva definito la Meloni “neonazista nell’anima” più altri epiteti poco simpatici rivolti, tar l’altro (dove sono le femministe?), ad una donna.
Dotti, medici e sapienti avevano quindi scritto un appello:
“Molto lontana dall’immagine moderata che proietta sulla scena internazionale, Meloni non nasconde la sua intenzione di portare l’Italia verso il modello illiberale di Polonia e Ungheria”, mettendo nel mirino “media pubblici, istituzioni culturali, presentatori famosi, giornalisti investigativi e, naturalmente, intellettuali. (…) Canfora è quindi il prossimo obiettivo. Per questi motivi tutti noi il 16 aprile, saremo presenti spiritualmente in tribunale accanto al professor Canfora”.
Insomma, cercavano di distrarre i giudici dal contingente e cioè da quanto aveva detto il vecchio professore, buttandola in caciara e in politica.
E il documento non poteva non provenire da Libération, il giornale francese fondato da Jean-Paul Sartre, il simbolo della sinistra francese, gauche caviar.
Sembrerebbe quasi che il vetusto prof non accetti le regole comuni perché si sente in qualche modo superiore alle leggi e questo sarebbe grave per uno che si professa legalitario. Ma siamo certi che si tratti solo di una impressione e che tutta la baraonda e il polverone che si sta sollevando sia frutto dell’imperizia degli amici francesi che a volte per aiutare un amico finiscono col danneggiarlo.
Alla fine Canfora dovrà rispondere –come tutti i cittadini italiani- di quello che ha detto e fatto, senza aiutini malsani e malmostosi che lo hanno, tra l’altro, solo danneggiato.