Politica
M5S, la rete alibi per nascondere l'autoritarismo di Grillo e Casaleggio
M5S: non è la rete, cioè la democrazia diretta, che decide, ma i capi che, secondo i loro capricci o comunque le loro volontà, virano il timone del Movimento
Di Adriana Santacroce
@AdriSantacroce
La svolta di Grillo su migranti e rom non è un esempio di schizofrenia politica ma solo la dimostrazione che l'uso della rete serve a mantenere il suo esclusivo arbitrio. La democrazia diretta è un bluff creato per coprire, da una parte, la mancanza di una linea politica univoca e, dall'altra, la volontà di assoggettare il processo del movimento alla volontà dei suoi capi.
In primo luogo, nel nostro Paese, parlare di democrazia diretta vuol dire non rispettare i dettami costituzionali. L'art. 1 della Costituzione, infatti, dice che la sovranità appartiene al popolo nei limiti previsti dalla Carta. Cioè nel Parlamento e nei referendum accuratamente regolamentati. E su questo Grillo fa finta di niente. Non solo. Quello che stanno facendo Grillo e Casaleggio sta portando le debolezze del Movimento 5 Stelle alla luce.
L'insistenza sul non essere di destra o di sinistra appare affascinante nella sua post modernità. Ma, allo stesso tempo, mostra dei limiti che sfociano inevitabilmente nell'incoerenza. Un partito deve avere un'anima, una direzione. Sui diritti, sull'economia, sulle persone serve un timone. Non può andar dietro agli umori dell'opinione pubblica che è volatile e soprattutto non ha i mezzi per comprendere e determinare le scelte politiche. La volontà generale è incatenata al qui e ora, ai bisogni individuali, al pathos del momento. È facile che venga ingannata e che quindi non persegua il bene comune. E questo Jean-Jacques Rousseau, che teorizzò la democrazia diretta, lo sapeva bene. Per prevalere sugli egoismi degli uomini occorre prima un'educazione che li riporti alla bontà originaria.
Il caso Genova ha dimostrato una volta per tutte che non è la rete, cioè la democrazia diretta, che decide ma i capi che, secondo i loro capricci o comunque le loro volontà, virano il timone del Movimento da una parte o dall'altra. Non solo. Dopo qualche mese c'è stato il caso delle legge elettorale. Seduti al tavolo come garanti della costituzionalità della legge da una parte, fautori di un emendamento che ha affossato la legge dall'altra. Questo sono gli esponenti del M5S. Non sono mai stata tenera con Renzi ma ha ragione quando dice che sono inaffidabili.
Ora è esplosa la vicenda migranti che a tutti pare come un'inversione a U sul tema da parte di Grillo e co. Ma che in realtà mostra ancora che i burattinai del movimento sono sempre i soliti due. E non la rete.
Nel 2013 Grillo e Casaleggio senior avevano sconfessato due loro parlamentari colpevoli di aver contestato il reato di clandestinità. I due fondatori avevano precisato che una posizione del genere, se fosse stata annunciata in campagna elettorale, avrebbe portato a risultati da 'prefisso telefonico'. Quindi il problema non era se il provvedimento fosse o meno giusto ma se portava consenso. Chissene frega della rete, dei diritti, della democrazia, degli italiani, dei migranti. Conta solo il consenso. Che barbarie.
Lo fanno tutti i partiti, certo. Ma allora la piantino di dire che sono diversi. La Raggi, che solo qualche mese fa parlava dell'importanza dell'accoglienza di Roma verso i richiedenti asilo, ora, improvvisamente, si mostra intollerante con chi arriva in Italia e chiede la chiusura delle porte di Roma. Ha forse consultato la rete? No. C'è il solito Grillo che la dirige. Che, mentre sul blog scrive che vanno chiusi i campi nomadi, indirizza il sindaco di Roma a posizioni di destra cristallizzate perché, al momento, portano consenso.
Quindi non solo la democrazia diretta tanto invocata non rispetta la Costituzione ma porta, necessariamente, all'arbitrio a all'autoritarismo di chi ne è a capo. Anche per questo sembra ridicola la contestazione che Grillo poneva a Renzi di non essere mai stato eletto. Perché invece Grillo lo è stato? E peggio ancora. Davide Casaleggio che legittimazione ha? A parte essere il figlio di uno dei fondatori del movimento? Una specie di monarchia, peraltro neanche legittimata da una qualche idea trascendente. Perché devono decidere loro facendo credere che, in realtà, decide la rete?
Una nota storica. A Rousseau si ispirò Robespierre che, pur partendo da ideali di libertà e democrazia, fece finire la Francia nel Terrore. Tanto per dire.