Politica
m5s e Urbano Cairo, l'idillio sta per finire? I piani segreti del capo di La7
L'obiettivo del proprietario del "Corriere" e del terzo polo televisivo? Una "discesa in campo" berlusconiana sfruttando il fenomeno grillino
Da quando Urbano Cairo è diventato proprietario del Corriere della Sera, dopo aver rilevato La7 e fondato il "terzo polo" televisivo, si è detto di tutto e di più sulle reali intenzioni del più "grillino" fra gli editori di oggi.
Eh, sì, perché sarebbe un'eresia dire che la linea editoriale di Cairo non strizzi l'occhio da tempo al fenomeno del m5s. Fenomeno di cui in particolar modo La7 è divenuta cassa di risonanza televisiva nonché "teatro" in cui, ogni sera, si esibisce un giornalista del Fatto Quotidiano, Marco Travaglio e Andrea Scanzi in primis (che sostituiscono gli esponenti pentastellati in studio quando il format presuppone un contraddittorio).
Lo stesso Corriere non risulta certo ostile al m5s, anzi tutt'altro; ribaltando così la tradizione "filogovernativa" del principale quotidiano d'Italia. Il cosiddetto "giornale dell'establishment", con Cairo, è diventato un Fatto Quotidiano meno palesemente schierato a favore dei grillini, ma comunque non proprio tenero con il Pd e soprattutto con Matteo Renzi.
Una corrispondenza d'amorosi sensi, quella fra Cairo e il M5s, che su La7 ha raggiunto la massima espressione con l'intervista di Davide Casaleggio da Lilli Gruber a Otto e mezzo con ospiti Domenico De Masi e Gianluigi Nuzzi. De Masi, onnipresente agli eventi grillini e guru di riferimento dei pentastellati in materia di lavoro e Nuzzi, che pochi giorni dopo avrebbe fatto gli onori di casa al convegno in onore di Gianroberto Casaleggio... non esattamente un parterre ostile. E ancora Nuzzi, marito di Valentina Fontana della Visverbi Visfacti, agenzia organizzatrice del suddetto convegno e rappresentante, fra gli altri, del giornalista filogrillino Andrea Scanzi (del quale la Visverbi ha gestito il contratto con Otto e mezzo) e di Paolo Mieli, presenza fissa dalla Gruber nonché "sdoganatore" ufficiale di Luigi Di Maio. Insomma, una grande famiglia quella formata da La7 e dalla Casaleggio & Associati, famiglia il cui legame privilegiato l'intervista al rampollo della SrL più misteriosa e potente d'Italia ha suggellato in prima serata.
In questo clima, la notizia del nuovo direttore di rete in carica dal primo giugno, quell'Andrea Salerno storico autore Rai e attualmente curatore di Gazebo, e la probabile acquisizione di una nuova infornata di personaggi in forza alle tre reti nazionali (Fabio Fazio, Diego Bianchi alias Zoro e Alberto Angela) parrebbe invece segnare un cambio di passo e inserirsi in una operazione che riporta con la memoria all'inizio degli anni Ottanta. E precisamente agli anni in cui un altro personaggio faceva incetta di volti di Mamma Rai per inserirli nei palinsesti delle sue Tv, ovvero Silvio Berlusconi.
L'arrivo di Fazio, Zoro e Angela su La7 romperebbe con la linea editoriale "pentastellata" e porrebbe la rete in un ambito più generalista, oltre a sottrarre ascolti rilevanti alla Rai. Negli anni Ottanta, Berlusconi infarcì dapprima le sue TV con film e telefilm acquistati a basso costo, per poi arricchire i palinsesti con programmi autoprodotti presentati dai volti che avevano fatto la storia della televisione italiana: Mike Bongiorno, Corrado, Sandra Mondaini e Raimondo Vianello e, più avanti, Raffaella Carrà e Pippo Baudo.
L'operazione di Berlusconi - geniale - portò acqua al mulino delle sue aziende, ma soprattutto contribuì a renderlo amatissimo dai telespettatori. Telespettatori che, nel 1994, Berlusconi trasformò nei suoi elettori con la sua "discesa in campo".
Oggi Cairo, nato alla corte di Berlusconi, sembra attuare la stessa strategia (già inaugurata sottraendo Giovanni Floris e Gianluigi Paragone alla Rai). Fiutando il fenomeno grillino e la curiosità dei media, ha profittato della loro apertura tardiva all'esposizione televisiva e ha offerto ai grillini un palcoscenico prima neutrale e poi benevolo su cui esibirsi. Ma, senz'altro, Cairo sa benissimo che la spinta del m5s è destinata a esaurirsi e senz'altro sa che quella riserva di voti da qualche parte dovrà pur andare (o tornare). E se, sulla scia di Berlusconi, quindi, Cairo avesse intenzione di trasformare i suoi telespettatori nei suoi prossimi elettori? Essendo a conoscenza che la maggior parte di quei voti, tramontati prima o poi i grillini, tornerà perlopiù a Destra, con la sua linea editoriale televisiva e "cartacea" Cairo starebbe quindi favorendo la crescita e i consensi del m5s (soprattutto in chiave antipiddina e antirenziana), senza attaccare troppo il Centrodestra ma senza neanche promuoverne troppo i vari leader (Berlusconi, Meloni, Salvini e poi via via gli altri) così da contribuire a "contenere" un certo bacino di consensi. E quando il fenomeno pentastellato sarà necessariamente scemato, Cairo avrebbe quindi la possibilità di scendere in politica rappresentando "l'homo novus" del Centrodestra raccattando i voti degli elettori orfani del m5s e quelli dei propri spettatori e lettori.
Per questo motivo, sono soprattutto i grillini a doverlo temere come i troiani avrebbero dovuto temere il cavallo di legno lasciato dai greci sulla spiaggia. Lo slancio di Urbano Cairo per il m5s si basa esclusivamente sul calcolo politico e le acquisizioni di volti televisivi non grillini è il primo passo verso il necessario abbandono di una linea editoriale che mostra i primi segni di cedimento e che, se il m5s non dovesse raggiungere Palazzo Chigi avviandosi verso una rapida fine, si dimostrerebbe fallimentare.
Stiano in guardia dunque i pentastellati: Urbano Cairo ha contribuito a creare la loro fortuna ma è altrettanto pronto a distruggerla. E inizino a rendersi conto che non è lui a lavorare per loro, ma loro a lavorare inconsapevolmente per lui e per la sua futura carriera politica o qualunque carriera egli decida d'intraprendere in futuro.
Urbano Cairo e Beppe Grillo