Politica
Meloni e il "miracolo" di Ventotene. La premier ricompatta le opposizioni e irrita Forza Italia
Gli scenari dopo l'affondo contro il manifesto dell'Europa

Giorgia Meloni
L'affondo di Meloni ha ricompattato le opposizione fino a ieri spappolate e creato frizioni nella maggioranza, stavolta non con la Lega ma con Forza Italia
Il manifesto di Ventotene è diventato improvvisamente il miracolo di Ventotene. Sono bastate poche parole, inattese e molto dure, pronunciate durante la replica alla Camera prima del Consiglio Ue di oggi dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni per ricompattare le opposizioni. Quell'affondo sui padri fondatori dell'Unione europea, almeno così sono considerati da molti gli autori del manifesto di Ventotene ("Questa non è la mia Europa", ha detto testualmente la premier) ha provocato un vero miracolo.
Le minoranze che avevano palesato fino a quel momento in entrambi i rami del Parlamento le loro divisioni, difficilmente celate e nascoste perfino all'interno del Pd, si sono subito unite nelle proteste contro la leader di Fratelli d'Italia. Da Azione a Italia Viva, da AVS al Pd, dal M5S a PiùEuropa: tutti, per una volta, uniti contro la premier. Appunto, il miracolo di Ventotene.
Da Elly Schlein l'affondo più pesante: "Giorgia Meloni ha deciso in Aula di nascondere le divisioni del suo governo oltraggiando la memoria europea. Noi non accettiamo tentativi di riscrivere la storia". Matteo Renzi sui social: "Meloni non ama Ventotene perché la storia di Ventotene dice il contrario della storia di Giorgia Meloni. Le prossime elezioni saranno un referendum tra chi crede nelle idee di Ventotene e tra chi crede in Giorgia Meloni. Noi non abbiamo dubbi su da che parte stare". L'effetto delle parole della premier si è visto anche nel voto delle risoluzioni.
Dopo le divisioni nel Pd sul piano ReArmEu di Ursula von der Leyen, composte in una lunga mediazione, si temevano comunque 'scarti' rispetto alle indicazioni di voto. Non si sono verificati. "Tutto il gruppo ha votato compatto", si fa sapere. E i tabulati lo confermano. Unica eccezione Lorenzo Guerini, che oltre alla risoluzione del Pd, ha votato a favore anche a quelle di Azione e PiùEuropa, meno critiche rispetto al testo dem sul piano ReArmEu. Ciò non significa ovviamente che da oggi esiste un Centrosinistra unito e compatto o un campo largo pronto a competere con il Centrodestra, ma le parole di Meloni hanno sicuramente dato forza e ragione a chi all'opposizione, come la segretaria Dem, sta lavorando per costruire la più ampia alternativa possibile al governo di Meloni.
E Renzi conferma che si lavora a una sorta di campo largo quando afferma che "le prossime elezioni saranno un referendum tra chi crede nelle idee di Ventotene e tra chi crede in Giorgia Meloni. Sul fronte del Centrodestra, invece, per la Lega e Fratelli d'Italia nessun problema e pieno appoggio alla premier, imbarazzo invece in Forza Italia. Raffaele Nevi, il portavoce nazionale del partito di Antonio Tajani, ha affermato ad Affaritaliani.it che "il manifesto di Ventotene non sono i 10 comandamenti e che loro si ispirano ad Alcide De Gasperi".
Ma, a microfono spento, molti parlamentari azzurri hanno espresso dubbi e perplessità sulle parole della premier, considerate sì una provocazione ma eccessiva e troppo "sovranista", che mettono in difficoltà una forza politica come quella del vicepremier e ministro degli Esteri, che fa dell'ancoraggio all'Europa e alla sua fondazione, all'interno del PPE, una bandiera. Passerà anche questa, il governo non cadrà per Ventotene. Ma intanto l'affondo di Meloni ha ricompattato le opposizione fino a ieri spappolate e creato frizioni nella maggioranza, stavolta non con la Lega ma con Forza Italia.
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