Politica
Mario Draghi, il gigante educato e i tanti nani petulanti
Mai come adesso la politica ha mostrato i suoi limiti al paese intero
“Il governo si consuma quando lavora per restare” parole sante e rivoluzionarie soprattutto se dette da un premier italiano. Il paese che ha, nel mondo il record per cambi di Governo, ma dove più o meno girano sempre le stesse facce. E dove tanti si sono sempre consumati per rimanere attaccati al potere.
Ecco questo premier rivoluzionario, che di nome fa Mario e di cognome fa Draghi, arrivato in piena emergenza sanitaria, grazie ad un colpo di genio per alcuni, per altri grazie ad un colpo basso di un antipatico ma lucido Matteo Renzi sta guidando l’Italia come nessun altro lo ha mai fatto.
Sostenuto da un piccolo ma efficiente team, che si è cercato, il premier pare un gigante in mezzo a tanti nani che, ad ogni minuto, cercano di tirarlo per la giacca, ma senza che lui nemmeno se ne accorga.
Politici, sindacati, imprenditori lo tirano da tutte le parti per qualsiasi cosa possa avere un rendiconto rapido. I primi per i propri elettori, i secondi per i propri (ormai sempre meno) lavoratori che li seguono, i terzi per il proprio portafoglio, senza aver capito che il comandante ha un unico punto di riferimento a cui dirige le proprie attenzioni: la salvezza e il rilancio del paese.
Calato al Governo in piena pandemia ha deciso praticamente tutto lui: in primis l’uomo in divisa, quel generale che ha spaventato qualche “pulzella candida” della sinistra radical chic, ma che con la sua professionalità ha tirato diritto mettendo l’Italia in sicurezza dal punto di vista sanitario.
E poi circondato da tre quattro personaggi di spessore sta ricucendo il paese da tutti i lati, sociali, economici, di giustizia, esteri e pubblica amministrazione. Sta riaccendendo il motore bloccato da ruggini eterne ma soprattutto da una guerra al Coronavirus durata due anni. E tutto questo lo sta facendo continuando a non sentire nessuno dei nani che, dal basso, petulanti, lo continuano a chiamare da destra e da sinistra. A volte basta una pacca sulla spalla, a volte una tirata d’orecchi, nemmeno tanto forte per calmare il piccolo richiedente.
Poche parole anche alla stampa che a volte deve inventarsi qualcosa per poter scrivere di lui, ma ormai si sa il gigante parla solo quando serve. E lo stesso modus operandi lo porta avanti in Europa per far capire ai tanti trinaricciuti di Bruxelles che adesso la musica italiana è cambiata. Adesso ha i toni più decisi, seri ed autoritari.
Per essere credibili non basta l’aereo di stato nuovo o la ricchezza personale esibita ad ogni dove e nemmeno una freschezza giovanile avvolta in una simpatica incompetenza, no, per avere credibilità, bisogna emanare sicurezza e competenza da ogni poro, e il nostro gigante ne emana fin troppa.
E nemmeno perde sicurezza quando i nani gli tendono il tranello con lo specchietto della presidenza della Repubblica. No nemmeno lì il gigante si fa abbindolare e, fermo e cortese, rimanda il problema all’unico posto dove il problema puo’ essere trattato : il Parlamento. Punto e stop.
Mai, come in questo periodo storico, la politica italiana ha dimostrato i suoi limiti fatti di poche idee, e tanti interessi, primo fra tutti quello di rimanere al potere, costi quel che costi, senza perdere diritti alcuni, primo quello della pensione, ma senza mostrare mai idee lucide e chiare per la nazione.
Ma il gigante è lì, saldo e senza timore sta dando all'Italia un secondo nuovo boom economico. Lasciamolo lavorare.
Si potrebbe clonare il gigante?
Certo che no, purtroppo, ma almeno che i nani la smettano di tirarlo per i pantaloni senza motivo. Lui sa cosa fare e al momento opportuno, quando l’Italia sarà stata messa sulla giusta strada, magari se ne andrà al Colle e da lì continuerà a guidare il paese regalandogli una luce all’estero che il bel paese non aveva da decenni.