Politica
Confusione sul ruolo di Mattarella: la politica ripassi la Costituzione
Proposta: organizzare per i parlamentari corsi di formazione di educazione civica con elementi di diritto costituzionale
Mattarella e la lezione di diritto costituzionale
Il Presidente Mattarella si è fatto carico di un chiarimento d’ordine costituzionale di non poco conto: “Il Presidente della Repubblica non firma le leggi, ne firma la promulgazione, che è una cosa ben diversa… Quando promulga una legge, non la fa propria, non la condivide, fa semplicemente il suo dovere”. Ogni tanto un piccolo ripasso su quanto è scritto nell’articolo 87 della Costituzione ma anche in tutti i 139 articoli (più le 18 disposizioni transitorie), non fa male alla nostra salute civica. In più il Capo dello Stato offre anche un confronto con la precedente Carta costituzionale del nostro Paese, cioè lo Statuto albertino del 1848: “Fortunatamente sono un Presidente – sottolinea - e non sono un sovrano”.
Andiamoci allora a leggere la Legge fondamentale del Regno d’Italia e vediamo che all’articolo 3 recita: “Il potere legislativo sarà collettivamente esercitato dal Re e da due Camere: il Senato, e quella dei Deputati”. E all’articolo 5 aggiunge: “Al Re solo appartiene il potere esecutivo. Egli è il Capo Supremo dello Stato”. Insomma, ai tempi del Regno nella figura del Capo dello Stato (il sovrano) erano concentrati tutti i poteri, legislativo, esecutivo ed anche giudiziario, considerato che tutti i magistrati venivano nominati dalla sua regale persona.
Si dice “volerlo tirare per la giacca” quando di tanto in tanto qualche parlamentare o giornalista o qualche tuttologo dei social network incita il Presidente a non firmare qualche legge che passa sulla sua scrivania. E lui, Mattarella, ha voluto precisare: “Può anche non piacermi, ma il mio dovere è quello di promulgarla”, a meno che, aggiungiamo, non ravvisi qualche elemento di incostituzionalità; perché il Presidente, Capo dello Stato, è il Garante della Costituzione.
Come quando con toni a volte minacciosi invitano il Presidente a sciogliere le Camere a ogni cambio di governo. E allora, mettiamo i puntini sulle i: in una crisi di governo il Capo dello Stato ha sempre il dovere di accertarsi se c’è una maggioranza in Parlamento. Non ha la facoltà di decidere lo scioglimento delle Camere e indire nuove elezioni se prima non ha verificato questo piccolo dettaglio. Spesso qualcuno lo dimentica e invoca le urne a sproposito, magari sulla base di sondaggi favorevoli e della convenienza del momento. Ecco, il Presidente della Repubblica non può basarsi sui sondaggi o sulle convenienze del momento. Se agisse così farebbe violenza alla Costituzione e al nostro sistema di repubblica parlamentare. Ha il dovere di guardare ai numeri in Parlamento.
Che bello, ogni volta che si approfondiscono questi argomenti, scoprire che i signori costituenti del 1946/47, hanno costruito un sistema di contrappesi fra i poteri dello Stato di una straordinaria potenza! E com’è triste constatare che talvolta i nostri eletti in Parlamento non portano con sé un doveroso bagaglio di cultura democratica e costituzionale, pur ergendosi a paladini della democrazia e della Costituzione.
E allora, una proposta, non del tutto campata in aria: che si organizzino corsi di formazione di educazione civica con elementi di diritto costituzionale (basta qualche elemento, per carità, senza sforzarsi troppo), rivolti ai parlamentari, ai massimi rappresentanti degli apparati dello Stato, di nuovo e per bene anche nelle scuole (estensibili anche ai genitori).
La butto lì, così, tanto per riflettere!
*già responsabile dell'Ufficio del Cerimoniale di Stato e per le Onorificenze della Presidenza del Consiglio dei Ministri che ha visto sfilare a Palazzo Chigi ben sette premier, da Silvio Berlusconi a Mario Draghi, passando per Mario Monti, Enrico Letta, Matteo Renzi, Paolo Gentiloni, Giuseppe Conte.