Politica

Meloni e Berlusconi, scambio di ruoli. La leader di Fdi tiene testa a Macron

Di Giuseppe Vatinno

Giorgia Meloni sempre più vicina alla sinistra, mentre Berlusconi a destra

Guerra, le mosse politiche della premier e del leader di Fi

Ogni tanto il campo magnetico della Terra si inverte e il sud si scambia con il nord: un fenomeno complesso che provoca effetti indesiderati. Ed è quello che sta accadendo nel centro destra. Berlusconi aveva infatti dichiarato: «Io parlare con Zelensky? Se fossi stato il presidente del Consiglio, non ci sarei mai andato, perché stiamo assistendo alla devastazione del suo paese e alla strage dei suoi soldati e dei suoi civili» e poi ancora: «Bastava che cessasse di attaccare le due repubbliche autonome del Donbass e questo non sarebbe accaduto, quindi giudico, molto, molto negativamente il comportamento di questo signore» Immediata la dichiarazione di Palazzo Chigi: «Il sostegno all’Ucraina da parte del governo italiano è saldo e convinto, come chiaramente previsto nel programma e come confermato in tutti i voti parlamentari della maggioranza che sostiene l’esecutivo». Quello che è avvenuto è frutto appunto della “migrazione dei poli” in atto nel cdx.

Giorgia Meloni sta spostandosi a sinistra mentre Berlusconi sta spostandosi a destra. Il motivo è facilmente spiegabile. Partiamo da una premessa. La destra italiana è sempre stata sovranista e filo-Putin. Silvio Berlusconi è ancora un suo amico intimo mentre Matteo Salvini girava per la Piazza Rossa con le magliette che lo raffiguravano e anche gli elettori lo sono in grande maggioranza. Giorgia Meloni, che dei tre è la più concreta e pragmatica, era (è) molto sovranista e quindi vicina ideologicamente a Putin, soprattutto grazie all’amico comune Orban. Quando però cominciò ad avvicinarsi la fine della scorsa legislatura -e scoppiò esattamente un anno fa la guerra in Ucraina- la Meloni aveva un piano ben preciso in mente che attuò con fredda determinazione: il piano era quello di appoggiare pienamente Draghi, gli Usa e la Nato per accreditarsi come un alleato affidabile presso Washington e Bruxelles che dal canto loro avrebbero chiuso un occhio sul suo passato ideologico “fascista”.

Nel contempo lei mise la sordina al suo amico e alleato Orban e cominciò ad avvicinarsi a posizioni sempre più moderate e centriste. La cosa funzionò perfettamente e in più ebbe la fortuna delle elezioni anticipate grazie a Conte che le permisero di vincere non solo contro il centro – sinistra ma anche di sbaragliare la sua coalizione. Mentre Salvini si è adeguato alla situazione di fatto, portandosi a casa le autonomie, Berlusconi ha puntato i piedi, complice anche un rapporto non sempre amichevole con la leader romana, anche se recentemente gli ha fatto il regalo –pr ammorbidirlo- di ritirare dalla parte civile il governo nel processo Rubi Ter. Però Fratelli d’Italia in Europa fa parte del Partito dei Conservatori e Riformisti Europei (ECR), di cui la Meloni è anche la Presidente mentre Forza Italia fa capo al PPE cioè al Partito Popolare Europeo. Ora la Meloni sta puntando al centro mentre Berlusconi è costretto a spostarsi verso destra, che poi sarebbe la sua collocazione naturale.

Non per niente il PPE ha espresso distanza e riprovazione dal recente giudizio del Cavaliere pro Zelensky. Quindi siamo veramente in presenza di una inversione di poli. Tra l’altro, la presidenza della Meloni dell’ECR complica le cose e qualcuno all’interno potrebbe cominciare a chiedergliene conto. Nel frattempo la leader di FdI sta stringendo i rapporti con il presidente del PPE, il tedesco Manfred Weber. Al di là di tutto, però una cosa però è certa. L’Italia è tornata al primo piano nella politica internazionale e la Meloni sta tenendo testa a Macron, il vero avversario dell’Italia nel ruolo di alleato privilegiato di Berlino.