Politica

Meloni, la manovra e il solito stupido ballo delle opposizioni

di Simone Rosti

La Sinistra che si era sempre professata responsabile ora stigmatizza una manovra dai tanti difetti ma non irresponsabile

La manovra Meloni e il solito stupido ballo delle opposizioni

Cambiano i governi, cambiano le emergenze, cambiano i leaders, ma il ballo delle opposizioni è sempre lo stesso: un misto di verità e cialtronerie. Un ritornello che si ripete con le solite dinamiche: un Governo che annuncia una manovra ambiziosa, coraggiosa e possibile nei limiti dei parametri di spesa, e un’opposizione che sbraita minacciando scioperi, annunciando mobilitazioni, contro una manovra iniqua, che toglie ai poveri per dare ai ricchi, che non risolve i problemi del paese. Certo, quella della Meloni non è una manovra di svolta, è evidente, è una manovra timida che cerca di prorogare e migliorare le misure per contrastare la paurosa crisi energetica in corso (oltre 20 miliardi dei 35 della manovra servono a questo e sono provvedimenti ereditati dal governo Draghi). Però ha il merito di non aver inseguito le sirene salviniane che avrebbero scassato le nostre finanze pregiudicando i rapporti con l’Europa e con l’intera comunità degli investitori che, non dimentichiamolo, detiene in gran parte il nostro debito (130% del Pil).

Manovra Meloni, la Sinistra “stigmatizza proposte non irresponsabili”

Fa sorridere che quella Sinistra che si era sempre professata responsabile durante i lunghi anni al Governo (senza aver vinto le elezioni), ora stigmatizzi una manovra che ha tanti difetti ma non è irresponsabile. Ci saremmo aspettati da Letta e soci una reazione meno scomposta, magari uno straccio di proposte con numeri alla mano di come avrebbero allocato le esigue risorse disponibili (come ha annunciato che farà Calenda). Quello che temevamo si è realizzato, ovvero una Sinistra che sta sempre più inseguendo le derive dell’avvocato del popolo Conte il quale si è subito scagliato contro la “macelleria sociale” di Meloni senza però dire una parola su come preservare l’equilibrio finanziario.

In sintesi, lo spauracchio Meloni è rimasto tale, la Premier ha scelto invece una linea prudente sui conti a partire dalle pensioni, ha dato qualcosa in più alle fasce vulnerabili, ha tracciato una strada di revisione (sacrosanta) del reddito di cittadinanza, ha pagato dazio con una rottamazione (circoscritta) delle cartelle esattoriali, ha dato motivo a tutti di essere soddisfatti e insoddisfatti. Le svolte riformatrici non si fanno in un mese, si fanno in anni, poi potremmo non esser d’accordo sulla visione riformatrice - tutta da costruire - di Meloni, intanto però il suo iniziale approccio “democristiano” non ci pare una cattiva notizia. Altra cosa importante, al netto di inutili strepiti su navi e ong e su taumaturgiche soglie del contante, possiamo dire che sono state relegate (per ora) alla finita campagna elettorale l’uso sconsiderato di parole come sforamenti e scostamenti. Bonaccini, batti un colpo!