Politica
Migranti, Meloni parla come Draghi. Obiettivo è ottenere i fondi Ue prima
Il dietro le quinte dell'incontro tra la premier e il presidente del Consiglio europeo Charles Michel
In cambio, sui migranti Meloni abbandona i toni da guerra fredda con la Francia di Emmanuel Macron che caratterizzò l'avvio del suo governo
L'economia, i soldi, vengono prima della questione migranti. E' questo, in sintesi, il quadro che emerge dall'incontro a Palazzo Chigi tra la premier Giorgia Meloni e il presidente del Consiglio europeo Charles Michel. Leggendo tra le righe le parole della presidente del Consiglio è abbastanza chiaro: "L'Europa - afferma la premier - deve difendere le proprie imprese con coraggio. Dobbiamo semplificare gli strumenti esistenti con la flessibilità sui fondi europei. L'obiettivo deve essere quello di sostenere le imprese senza indebolire il mercato unico. Serve coraggio anche sulla realizzazione di strumenti come il fondo sovrano".
Ecco il punto chiave che interessa alla leader di Fratelli d'Italia, non solo la revisione del Pnrr, ma una maggiore flessibilità dei fondi europei per aiutare le aziende italiane maggiormente colpite dalle sanzioni alla Russia. Un tema fondamentale per Meloni e per il governo e sul quale il ministro per gli Affari Ue, trincerato dietro il più stretto riserbo, sta lavorando alacremente da settimane facendo spola tra Roma e Bruxelles. In cambio sui migranti Meloni abbandona i toni da guerra fredda con la Francia di Emmanuel Macron che caratterizzò l'avvio del suo governo e sul tema dei migranti usa parole generiche e non affonda il colpo.
"Sull'immigrazione riteniamo che sia fondamentale avanzare con urgenza verso soluzione europea per un problema che è europeo. Ci deve essere consapevolezza che l'Italia non può affrontare da sola questa materia che è legata, in particolar modo oggi, alla sicurezza. A nessuno conviene dividersi su questo tema si farebbe un favore ai trafficanti di esseri umani. L'impegno verso l'Africa deve essere di tutta l'unione su questo mi sembra ci siano segnali buoni".
Più o meno le stesse parole che pronunciavano in passato Matteo Renzi, Paolo Gentiloni, Guseppe Conte e Mario Draghi. Non a caso anche Matteo Salvini, che si è visto bocciare a Montecitorio gli emendamenti per reintrodurre i suoi Decreti Sicurezza, resta molto cauto sul tema migranti, malgrado l'unico cambiamento con il governo Meloni e con il ministro Matteo Piantedosi è che ora non sbarcano più solo in Calabria e in Sicilia ma anche in Toscana, in Liguria e nelle Marche. Insomma, i soldi vengono prima del tema (da campagna elettorale) dei migranti.