Politica
Meloni si allea con Le Pen. Ma Marion, non Marine. Esclusivo
Affaritaliani.it svela la strategia delle alleanze europee della premier
Elezioni europee, la leader di Fratelli d'Italia non vuole concedere vantaggi competitivi alla Lega di Salvini
Negano sia in corso un corteggiamento verso Marine Le Pen. E negano ancor più che si tratti di un ammiccamento che possa portare a esiti concreti subito dopo le elezioni europee. Eppure hanno suscitato un certo interesse tra gli addetti ai lavori le parole pronunciate da Giorgia Meloni nella conferenza stampa di inizio anno. Ribadita l’incompatibilità con l’ultradestra tedesca di AfD, Meloni ha distinto la posizione del Rassemblement National lepenista, giudicando “interessante” la sua evoluzione. Un ragionamento che dall’inner circle meloniano riconducono soprattutto alla questione russo-ucraina, sulla quale Le Pen ha modificato la tradizionale linea filo-russa. Ma che potrebbe portare ad altro.
Per certi versi è proprio Meloni, in quella stessa risposta, a fornire un’ulteriore chiave di lettura: “Non amo distribuire patenti”, dice la leader di FdI ricordando quando il marchio infame dell’impresentabilitá colpiva lei e il suo partito, prima di venire travolto dal voto degli italiani del settembre 2022. E lo spiega ancora meglio quando invita le élite europee a fare i conti con partiti che prendono il 20-30% in grandi Paesi democratici: la strada della demonizzazione, sembra dire Meloni, non paga. E in effetti sia Le Pen che Afd continuano a crescere nei sondaggi. Nulla che però lasci presagire a contatti più serrati o tentativi imminenti di imbarcare i lepenisti in ECR. La prospettiva appare più di medio periodo: Le Pen guida i sondaggi, nel 2027 si ricandiderà alle presidenziali nelle quali Macron non potrà ricandidarsi e potrebbe addirittura vincerle: perché aggiungersi al coro dei demonizzatori?
Di contro, Giorgia Meloni ben conosce i rapporti personali tra Marine Le Pen e Matteo Salvini e, nonostante le tensioni di questi giorni, non ha alcuna intenzione oggi di innervosire l’alleato. Così come non ha intenzione - dicono i ben informati delle cose di Bruxelles - di recedere dal legame con un altro partito francese. Si tratta di “Reconquete”, fondato dal giornalista Eric Zemmour e guidato alle prossime europee da Marion Marechal, nipote di Marine da cui si è distaccata qualche mese prima delle ultime presidenziali. Nonostante la concorrenza a destra di RN, oggi Reconquete è dato al 7,5% nei sondaggi, alla pari dei gollisti storici dei Republicain, e questo garantirebbe ai Conservatori di ECR - finora non rappresentati in Francia - una pattuglia aggiuntiva di 7-8 eurodeputati che farebbero molto comodo nella competizione con il gruppo salviniano di ID e con i liberali di Renew.
Secondo le ultime proiezioni infatti dovrebbero essere questi tre gruppi a giocarsi il terzo gradino del podio, dietro Popolari e Socialisti, nel prossimo Europarlamento. Già, i Popolari. Non è un mistero che Weber e soci pongano una linea rossa sulla collaborazione con ID, accomunando in un giudizio di condanna netta tanto AfD che RN. E non è un mistero che lo stesso Weber guardi a Giorgia Meloni come possibile interlocutore per gli equilibri europei che si dovranno costruire dopo il voto del 9 giugno. Come mantenere aperto il canale di dialogo con il Ppe e con l’establishment senza scavare un fossato alla propria destra? Sarà sicuramente questo uno dei temi della campagna elettorale, che Giorgia Meloni ha ben chiaro e su cui non vuole concedere vantaggi competitivi alla Lega di Salvini.