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Politica
Meloni spera che Macron regga. Francia, se trionfa Le Pen guai per l'Italia...
Giorgia Meloni - Le Pen -

La destra francese andrebbe all'attacco e alla totale contrapposizione con Bruxelles e Macron non avrebbe più quella forza per chiedere e ottenere un ammorbidimento delle regole del Patto Ue. Con conseguenze nefaste anche per il nostro Paese

 

Detta così sembra quasi una frase assurda, fantascienza o fantapolitica. Ma è quello che pensano nell'inner circle meloniano e a Palazzo Chigi. La presidente del Consiglio auspica che alle prossime elezioni legislative francesi (primo turno 30 giugno e secondo 7 luglio) ad avere la maggioranza all'assemblea nazionale di Parigi sia ancora il presidente Emmanuel Macron, con varie alleanze anche con la sinistra transalpina, e non la destra di Marine Le Pen e Jordan Bardella, ovvero il Rassemblement National che è risultato nettamente il primo partito in Francia alle ultime elezioni europee.

I motivi sono due. Il primo riguarda la procedura di infrazione aperta dall'Unione europea nei confronti di alcuni Paesi e, a parte quelli minori, colpisce soprattutto Parigi e Roma. E più Macron avrà voce in capitolo a Bruxelles e nella futura Commissione europea e più potrà trattare con le istituzioni Ue una sorta di ammorbidimento del rientro dall'eccessivo deficit che inevitabilmente verrebbe esteso anche agli altri Paesi "cattivi" e con i conti non in ordine e quindi anche all'Italia. Meloni avrebbe quindi gioco facile ad accodarsi a Macron per chiedere una maggiore flessibilità nell'applicazione del nuovo Patto di Stabilità che certamente la Francia di Macron chiederà a Bruxelles.

Punto fondamentale in vista della prossima Legge di Bilancio per il 2025 perché con dieci miliardi di euro da reperire per la procedura d'infrazione diventa difficilissimo confermare il taglio del cuneo fiscale, che invece sarebbe più semplice con un atteggiamento più soft dei vertici dell'Unione. Se alle Legislative francesi dovesse invece trionfare il Rassemblement National, con Bardella quasi certamente primo ministro e una difficilissima co-abitazione con Macron all'Eliseo, lo scenario sarebbe radicalmente differente. La destra francese andrebbe all'attacco e alla totale contrapposizione con Bruxelles e il presidente, anatra zoppa (come dicono in America quando al Congresso la maggioranza è dell'altro partito) non avrebbe più quella forza per chiedere e ottenere un ammorbidimento delle regole del Patto Ue.

Con conseguenze nefaste anche per il nostro Paese. Non solo. La partita è anche quella delle nomine Ue. Se Macron tiene la maggioranza all'assemblea nazionale, ci sarà certamente il bis di Ursula e Meloni, comunque fuori dai giochi, potrà trattare l'astensione sul nome di Von der Leyen in cambio di un commissario tecnico che possa ottenere l'ok dell'EuroCamera (Belloni, Panetta o Cingolani). Ma se in Francia trionfasse il Rassemblement National, la leader di Fratelli d'Italia non potrebbe far altro che accodarsi al duo Le Pen-Bardella per non lasciare a Marine la leadership della destra in Europa, anche se inevitabilmente un esito di questo tipo oscurerebbe Meloni e il suo successo, anche personale, alle Europee.

Ma siccome FdI non può certo lasciare che in Europa ci sia solo Le Pen, tra l'altro alleata di Matteo Salvini, a difendere i valori della destra, con il successo del RN in Francia Fratelli d'Italia inevitabilmente sarebbe costretta a spostarsi all'opposizione di Ursula rendendo più difficile non solo l'individuazione e il via libera a un commissario italiano ma anche la partita della procedura di infrazione. Insomma, tattica politica, posizionamenti ma anche motivi economico-finanziari. Meloni non lo dirà mai ma spera che in Francia Macron tenga e non trionfi la destra di Marine.






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