Politica

Meloni, Tajani e Salvini hanno un "telefono rosso" su WhatsApp per evitare la crisi. L'inside sul rapporto tra la premier e i suoi vice

Di Alberto Maggi

Chat pronta a scattare quando c'è un caso. L'ultimo ieri

Meloni però nel frattempo sempre più arroccata con i suoi fedelissimi. Ecco chi sono


Il paragone forse è improprio, ma solo fino a un certo punto. Il patto stipulato da Giorgia Meloni, Antonio Tajani e Matteo Salvini dopo gli ultimi scontri nella maggioranza - ad esempio sul governo battuto sul canone Rai in commissione Bilancio al Senato e l'accusa degli azzurri al segretario leghista di fare il "paraculetto" - prevede una sorta di telefono rosso ovvero una linea di telecomunicazione diretta che collegava durante la Guerra Fredda e la contrapposizione tra Occidente e blocco sovietico il Pentagono negli Stati Uniti d'America e il Cremlino nell'Urss. Obiettivo evitare un'escalation nucleare mondiale.

In questo caso tra la presidente del Consiglio e i suoi due litigiosi vice si tratta di una chat privatissima, un gruppo WhatsApp del quale fanno parte solo i tre principali leader della coalizione di Centrodestra. La premier, scherzando, ha affermato in tv che "se di giorno litighiamo, la sera beviamo insieme". Ma il canale diretto di comunicazione sul più famoso strumento al modo di messaggi istantanei serve a spegnere subito eventuali incendi che possano mettere a rischio il governo e la maggioranza.

Viene utilizzato spesso, quando c'è un voto in Parlamento che mette in difficoltà la coalizione o quando ad esempio escono dichiarazioni come quella di Salvini "paraculetto". Un rete di protezione per l'esecutivo, un modo rapido e veloce per chiarirsi immediatamente salvo poi in molti casi darsi appuntamento spesso a Palazzo Chigi per un faccia a faccia che allontani i rischi per il governo. Ma il "telefono rosso" Usa-Urss edizione Centrodestra del 2024 serve proprio per affrontare con tempestività possibili crisi ed evitare subito che una palla di neve che rotola diventi una slavina.

L'ultimo caso è quello di ieri quando alcune agenzie e siti internet hanno scritto che ieri in aereo insieme Tajani e Salvini non si fossero nemmeno salutati. Rapido consulto su WhatsApp anche con Meloni ed ecco a stretto giro la nota congiunta degli staff di Lega e Forza Italia: "Contrariamente ad alcune ricostruzioni a margine dell’assemblea Alis, si precisa che i due Vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani hanno viaggiato insieme sul volo Milano-Roma delle 8 di oggi e come sempre si sono salutati e parlati con cordialità".

Poi è altrettanto vero che sottotraccia la tensione esiste eccome. Ad esempio, come ha scritto Affaritaliani.it, la premier ha comunicato e non condiviso (sempre con il "telefono rosso") con i due vicepremier la decisione di mettere Tommaso Foti al posto di Raffaele Fitto lasciando deluso il leader di Forza Italia che puntava a quella poltrona. Ma Meloni ha deciso da un lato di salvaguardare il rapporto con gli alleati, ecco la chat su Whatsapp, e dall'altro di arroccarsi con i suoi fedelissimi nelle decisioni chiave.

Quel dicastero era di Fratelli d'Italia e quindi necessario un confronto con gli alleati. E i fedelissimi della premier sono sicuramente il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giovanbattista Fazzolari, la sorella Arianna e Giovanni Donzelli, capo struttura organizzativa di FdI. E ovviamente per le questioni europee e internazionali il capo-delegazione del partito al Parlamento europeo Carlo Fidanza.

Doppia strategia quindi: "telefono rosso" su Whatsapp modello Guerra Fredda per spegnere sul nascere possibili crisi di maggioranza e stemperare i toni ma su alcune scelte chiusura a riccio con i suoi fedelissimi, tra i quali non compaiono alcuni ministri di peso di Fratelli d'Italia. Ad esempio non ci sono Guido Crosetto, ma nemmeno Adolfo Urso ed Eugenia Roccella. Però, ad esempio sui temi economici e quindi su tutti la Legge di Bilancio, c'è sicuramente Maurizio Leo, che da vice-ministro dell'Economia è l'uomo di Meloni per "controllare" Giancarlo Giorgetti (anche se i rapporti tra Meloni e il titolare del Mef sono definiti "buoni").

Tutta la partita del concordato fiscale riaperto fino al 12 dicembre e come utilizzare quei fondi in più che dovrebbero arrivare è ad esempio in mano a Leo, anche se la decisione finale - visti i numeri - verrà presa collegialmente dai tre leader. E stavolta con faccia a faccia insieme a Giorgetti. Il "telefono rosso" modello Usa-Urss serve per evitare che incidenti diventino incendi che mettano in pericolo la tenuta dell'esecutivo.

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