Politica
Museo Egizio, la contestata riconferma di Christillin cela l'autonomia/isolamento di Crosetto e Giuli in Fratelli d'Italia
Nessuno rischia la poltrona, ma altre tensioni nel governo
Per il momento i due ministri, quando s’incontrano a Palazzo Chigi per i cdm, nemmeno si salutano
L'altra faccia dell'antico Egitto, quello delle piramidi e di Cleopatra, che in Italia significa lo storico e famoso in tutto Museo Egizio di Torino, è una battaglia tutta interna a Fratelli d'Italia, che vede il ministro della Difesa Guido Crosetto sempre più lontano dalle posizioni della presidente del Consiglio e del suo stesso partito. Alessandro Giuli, ministro della Cultura che ha sostituito Gennaro Sangiuliano, ha deciso di confermare con un decreto per altri 4 anni Evelina Christillin alla guida della Fondazione del Museo Egizio di Torino mandando su tutte le furie Crosetto, che oltre al ruolo di titolare è anche referente di FdI in Piemonte, il quale afferma di non essere stato informato di nulla. Messaggi e telefonate di fuoco tra i due, tra insulti e urla, tanto da costringere la premier e sua sorella Arianna, capo della segreteria politica del partito, ad intervenire per tentare di riportare un po’ di quiete. Ma per il momento i due ministri, quando s’incontrano a Palazzo Chigi per i cdm, nemmeno si salutano.
Il ministro della Difesa ha posto una questione di metodo e non solo per la scelta sul nome: Crosetto sarebbe stato "infastidito" dalla decisione del titolare della Cultura di confermare Christillin alla presidenza della Fondazione del Museo Egizio di Torino senza che ci fosse stato un preventivo confronto all'interno di Fratelli d'Italia, come vuole la prassi, sia pure informale, nel caso di nomine importanti. Giuli, dal canto suo, si è difeso giurando di aver avvertito per tempo un altro piemontese, il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, sempre FdI, il quale però interpellato da Crosetto sembra essere caduto dalle nuvole ("Io? Non ne sapevo niente"). Affaritaliani.it ha provato a contattare Delmastro per sapere esattamente come siano andate le cose, ma non c'è stata alcuna risposta.
Ambienti politici torinesi, che conoscono da decenni le dinamiche politiche del capoluogo piemontese, parlano del Museo Egizio come di una sorta di proprietà della famiglia Agnelli, anche se la Fondazione è pubblica. E' infatti Christillin è sempre stata legata agli Agnelli-Elkann che però oggi, con John Elkann, controllano quotidiani come Repubblica e La Stampa che fanno una battaglia quotidiana contro il Centrodestra e contro il governo Meloni. Quindi Crosetto, evidentemente, avrebbe preferito sganciare il Museo Egizio dal legame storico con i padroni della Fiat con un nome che portasse discontinuità. Ma dietro le quinte c'è dell'altro. Negli ultimi giorni il titolare della Difesa aveva affermato che se il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, dopo il mandato di cattura della CPI, fosse venuto in Italia sarebbe stato arrestato. Una posizione poi fortemente contrastata non solo da Matteo Salvini che ha addirittura invitato Netanyahu ma anche corretta da Antonio Tajani e da Giorgia Meloni che hanno parlato di prudenza e valutazione con gli altri Paesi del G7. Da qui e dal Museo Egizio di Torino si intuisce una sempre maggiore distanza tra Crosetto e il governo.
Attenzione, però, perché in ambienti di Fratelli d'Italia non piace nemmeno la posizione del ministro Giuli e affermano che sia troppo "autonomo" e che a differenza di ciò che faceva Sangiuliano "non si consulta con il partito (FdI, ndr) e con Palazzo Chigi su molte decisioni". Quindi il caso del Museo Egizio fa emergere non solo la posizione di Crosetto che non è sempre in linea con quella di Fratelli d'Italia, d'altronde il titolare della Difesa è un liberale e non ha un passato missino come molti del partito di maggioranza relativa, ma anche un campanello d'allarme su Giuli che piace poco perché troppo "autonomo". Anche se nessuno dei due ministri è in discussione. Meloni non vuole altri problemi dovendo già sostituire Raffaele Fitto e, forse, Daniela Santanché per motivi diametralmente opposti.
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