Politica
"No a Draghi e al governo delle banche". Il Partito Comunista scende in piazza
Manifestazione a Roma guidata da Marco Rizzo
Rizzo chiama tutti il 30 ottobre a Piazza san Giovanni
Il Comitato contro il governo Draghi indice una manifestazione a Roma a piazza San Giovanni per il pomeriggio del 30 ottobre in occasione del G20 e invita tutti a opporsi alle politiche nazionali e internazionali di questo governo.
Ne parliamo col Segretario Generale del Partito Comunista, On. Marco Rizzo.
Allora, ci siamo. Tra poco sarete in piazza ancora una volta. Vediamo ai temi della manifestazione. Cominciamo dai NO alla politica economica e sociale. No alle delocalizzazioni, al precariato. E su questo credo che ci si divida su come contrastarli ma non sull’ammettere se siano una piaga o no. Ma sul green pass? Che mi dice?
Intanto mi si consenta di osservare che non tutti sono contro il precariato e contro le delocalizzazioni. Intanto non basta essere contro, ma anche indicare come uscirne. Non sono cataclismi ai quali non ci si può opporre, ma risultati prevedibilissimi delle riforme che centrodestra e centrosinistra hanno compiuto senza alcuna differenza apprezzabile, con l’acquiescenza del sindacato concertativo. Si parla di tassare le multinazionali. Ma ancora siamo a percentuali ridicole del fatturato (3% con la webtax o addirittura 1,5% col nuovo accordo Italia-USA). Invece aumentano gli attacchi alle condizioni di vita dei lavoratori. Alitalia (e indotto come i call center) vengono smantellati grazie a legislazioni capestro fatte da questi governi. Le multinazionali che hanno preso i soldi dallo stato, scappano alla prima occasione (come il caso della GKN e centinaia di altri). Le bollette energetiche vanno alle stelle. Ma alle stelle vanno anche i profitti. Le sei banche più importanti degli USA hanno incrementi di profitti che vanno dal 24% di JP Morgan al 60% di Goldman Sachs. Tutto questo in tempi di covid. Da dove vengono questi profitti se non dallo sfruttamento dei lavoratori di tutto il mondo?
Quanto green pass, lo abbiamo detto con chiarezza. È un atto del governo che non serve come misura sanitaria a proteggere i cittadini. Sarebbero ben altre le cose da fare su trasporti, sanità pubblica, scuole e posti di lavoro. Nelle strutture che davvero contano, mica ci si affida al green pass, ma si fanno tamponi stringenti a tutti coloro che entrano. Non serve neanche a far aumentare la quota di vaccinati. Quindi a cosa serve? Serve a dividere i lavoratori, a farli mettere gli uni contro gli altri e attivare procedure di controllo sociale che ancora dobbiamo vedere dove andranno a finire. E comunque serve a far passare il discorso che i vaccini e soprattutto questi vaccini (statunitensi che costano dieci volte più degli altri) siano l’unica soluzione; non la più importante, l’unica. Quindi si passa sopra alla distruzione della sanità pubblica perpetrata negli ultimi decenni da destra e sinistra. Si passa sopra alla situazione indecente dei trasporti dei pendolari, non del Freccia Rossa, ma dei treni e delle metro e dei bus che portano tutti i giorni i lavoratori al lavoro e i giovani a scuola. È un enorme mezzo di distrazione di massa.
Andiamo ai vostri PER. Lavoro, sanità e istruzione chi non è d’accordo? Anche la pace sembra un tema scontato. Invece sull’antifascismo mettete in evidenza l’aggettivo “vero” perché?
Anche qui, mi si consenta di argomentare. Cominciamo dal lavoro, che è per i comunisti il tema centrale. Oggi il lavoro nei fatti è l’ultimo degli interessi del governo, se non quando deve attaccarne i diritti. Da quando il salario non è più una variabile indipendente, i salari sono andati sempre più giù. Ma non solo i salari, ma anche i diritti, con l’equiparazione del lavoro a tempo indeterminato e quello determinato, che ha reso tutti ricattabili. Il crollo dei salari ha reso tutta la società più vulnerabile ed esposta all’arbitrio e alla concorrenza al ribasso. Cosa succede? Che i profitti si fanno distruggendo posti di lavoro e abbattendo sempre più il numero dei lavoratori. Ciò è conforme con l’enorme fenomeno dell’automatizzazione. Le vie di uscita sono due. Quella capitalistica, che riduce sempre più i lavoratori e con essa i salari e quindi il contributo che essi danno alla ricchezza della società, e quella socialista, che diminuisce le ore di lavoro, aumenta i salari, riduce l’età pensionabile e fa lavorare tutti, meno e meglio. L’equilibrio dei conti pensionistici è messo in discussione non dal fatto che la vita media aumenta, cosa che non è più vera, ma dal fatto che la platea dei contribuenti è spaventosamente ridotta. Facciano lavorare tutti i giovani, con contratti in regola che mettano in condizione di pagare i contributi, e vedremmo come i conti dell’INPS risorgeranno. Ma chi deve creare lavoro? Per produrre cosa, ma soprattutto da vendere a chi? questo è il punto dove il capitalismo si infrange definitivamente. Per la verità non da oggi. Già Marx un secolo e mezzo fa ci spiegava questi meccanismi in modo ancor oggi attualissimo.
A creare lavoro deve pensarci lo Stato, ripagando coi propri beni e servizi i salari che distribuisce. È elementare. Invece le politiche di privatizzazioni hanno fatto l’esatto contrario e stanno portando il Paese al collasso. Nazionalizzazioni (sotto il controllo dei lavoratori) o privatizzazioni, socialismo o barbarie, è questo il bivio a cui ci troviamo davanti.
Infine, la pace non è un tema scontato. Come può parlare di pace chi ha difeso le guerre imperialiste di aggressione in giro per il mondo guidate dagli USA, ma poi perpetrate da tutti i suoi accoliti? Yugoslavia, Libia, Siria, Afghanistan. Tutte guerre a cui ha partecipato l’Italia contro i propri interessi, come nazione, ma a favore di interessi monopolistici che fanno a gara a sedersi nel tavolo dei grandi criminali per partecipare al banchetto dei profitti insanguinati: armi, petrolio, traffico di droga.
E poi il finto antifascismo di chi ha votato l’equiparazione col comunismo, confondendo chi ha sempre difeso i lavoratori con chi li ha attaccati, imprigionati, assassinati e precipitati nella guerra e nell’infamia più nera della storia d’Italia. Oggi il finto antifascismo serve a coprire tutti gli obbrobri di questo sistema. Si agita il pericolo del fascismo, guidato ad arte come nella vecchia strategia della tensione, per normalizzare a sinistra il dissenso. Devi stare coi vertici sindacali, devi stare coi partiti di “sinistra” che hanno massacrato i diritti sociali. Non c’è spazio per il dissenso. O stai con Draghi, o stai con la destra. I comunisti denunciano tutto questo e alzano la bandiera del vero antifascismo, che è sempre stato e sempre sarà anticapitalismo, e non si fanno mettere la mano sulla spalla in modo “protettivo” da nessun banchiere o qualcuno della sua risma.
“Tutti uniti! tutti insieme! Ma scusa, quello non è il padrone?” recitava Dario Fo nel lontano 1971, quindi oltre 50 anni fa! Ebbene oggi siamo ancora lì, a dovere discernere con attenzione i nemici dagli amici, chi vuole lottare coerentemente contro il governo e i suoi alleati e chi invece in un modo o nell’altro ci viaggia insieme.
C’è da dire che non avete scelto una giornata “facile”. Non avete paura delle provocazioni?
Le provocazioni i comunisti le subiscono ogni giorno. Figuriamoci se ci mettiamo paura. Comunque possiamo assicurare tutti i pacifici manifestanti che vorranno venire, che da noi saranno al sicuro e che non devono farsi intimidire dagli allarmi. La manifestazione sarà sicura e pacifica.
Abbiamo scelto una giornata cruciale per i destini non solo del nostro Paese, ma forse del mondo intero. A Roma si riuniscono i capi degli stati più potenti del mondo per delineare le politiche prossime future. Già dalle partecipazioni si può vedere come si stanno collocando gli schieramenti.
Oggi assistiamo all’inasprimento delle minacce di un occidente euro-atlantico-pacifico, guidato dagli USA, e tutti coloro che si oppongono a suoi diktat. Questo appuntamento fa seguito all’agghiacciante risoluzione del G7, svoltosi a Carbis Bay in Cornovaglia nel giugno scorso, una vera dichiarazione di guerra contro la Cina e tutti quelli che vogliono opporsi all’ordine mondiale capitanato dagli USA. Questo G20 sembra destinato a estendere il diktat americano e mettere in riga anche i più riluttanti nella nuova corsa verso la guerra. I segnali si susseguono. I nuovi sottomarini e l’integrazione dell’Australia nelle strategie angloamericane nel pacifico. Le manovre navali al largo delle coste cinesi con la partecipazione della squadra inglese. Le minacce e l’aggressività contro Putin. Insomma sembra che si stiano dividendo gli avversari: i pesi massimi (USA e GB) contro la Cina e i pesi medi (Unione Europea) contro la Russia (e l’Iran).
Lei ha esposto i pericoli di guerra che vengono dall’Occidente. Ma le guerre si fanno in due. Non è che Cina e Russia vadano tanto per il sottile! Ora ci si mette persino la Bielorussia a violare i diritti dei migranti.
C’è un enorme differenza tra i due contendenti. A differenza di quello che accadde alla vigilia della Prima Guerra mondiale, in cui tutti volevano andare alla guerra, oggi una parte non ha proprio l’interesse allo scontro. Cina, Russia e tutti i popoli hanno interesse a vivere in pace e allargare i rapporti commerciali paritari. Anche il nostro non ha interesse a inasprire i rapporti internazionali ma invece a far fiorire il commercio con tutti; invece è costretto a fare sanzioni alla Russia che ci danneggiano, uscire fuori da interessanti progetti con la Cina da cui lo sviluppo delle nostre reti di comunicazione avrebbero vantaggio, soprattutto partecipare a costose missioni di guerra del tutto contrarie ai nostri stessi interessi. E perché? Solo una ristrettissima minoranza di monopolisti, che sono per il libero mercato solo fin quando questo è da loro controllato e non ammettono concorrenza, è per i rapporti diseguali e per l’imposizione di questi attraverso la forza e persino la guerra. Che ci fanno tutte quelle basi americane intorno alla Cina? Che ci fanno tutte quelle basi NATO intorno alla Russia? La Cina aspira alla riunificazione nazionale, sulla base del sistema “un paese, due sistemi”. È quello che ha fatto ad Hong Kong e la maggioranza dei cittadini di quel territorio ne è ben felice; solo un gruppetto di facinorosi sfila (e attacca pure il Parlamento con metodi violenti che non sarebbero minimamente tollerati da nessun governo) con la bandiera dei colonialisti britannici. La Crimea ha fatto un referendum nel marzo del 2014 con un’affluenza, pari all'84,2% e voti favorevoli al ricongiungimento alla Russia pari al 95,3%. Quello che è andato bene per i Kosovo, non va bene per la Russia? Provino a farlo lor signori un referendum così democratico. Ma qui da noi i referendum vengono ribaltati, come quello sull’acqua pubblica. Quanto alla Bielorussia, Lukashenko sta accogliendo i profughi negli alberghi e consente a tutti coloro che lo desiderano di spostarsi al confine con la Polonia, se vogliono provare a superarlo. I muri li mette la Polonia, non Lukashenko. Se invece questi creasse i lager coi nostri soldi, come fa Erdogan, per tenerci lontani i profughi, allora sarebbe un democratico. Ma ci rendiamo conto a che punto siamo arrivati col rovesciamento della realtà?
Desidero sottolineare che la nostra sarà una manifestazione internazionalista con la presenza di una delegazione del Partito comunista di Germania. Questa presenza la riteniamo particolarmente significativa per dare un segnale che la nostra battaglia non è “nazionalistica”, che il nostro internazionalismo ci unisce ai nostri compagni tedeschi, coi quali vogliamo sviluppare, così come con tutti i partiti comunisti d’Europa (per noi l’Europa comincia a Lisbona, ma finisce agli Urali), una strategia comune contro le politiche capitalistiche e per la pace basata sull’antimperialismo.
Quindi lottare contro la NATO, contro le guerre imperialiste, contro l’Europa e contro l’attacco ai diritti dei lavoratori in Italia (e nel mondo) è un tutt’uno.
Anche per questo il 30 invitiamo tutti coloro che sono stufi di questa situazione a venire alla nostra manifestazione nel pomeriggio a Roma Piazza San Giovanni.