Politica

Non è un Paese per Sindache, ma la speranza è l'astro nascente Marta Collot

Di Lorenzo Zacchetti

Escono di scena due big come Virginia Raggi e Chiara Appendino, ma nessuna loro erede arriva nemmeno al ballottaggio

L'analisi del voto per le amministrative è piuttosto impietosa per quello che riguarda la parità di genere, che subisce un brutto colpo. Non solo nessuna candidata è stata eletta alla carica di Sindaca, ma non c'è nemmeno alcuna donna nei ballottaggi 

Già le candidature avevano dato dei segnali negativi, con appena 29 donne in corsa, su un totale di 164 aspiranti Sindaci nei 20 capoluoghi di provincia chiamati alle urne. E, molto spesso, le loro candidature sono state “di bandiera”, ovvero con scarse possibilità di successo.

Il punto focale di questa analisi non può essere che Roma, dove non solo c'era Virginia Raggi alla difficile ricerca di una conferma, ma anche la più alta percentuale di donne in corsa per il Campidoglio: ben 7 su 22, pari a quasi il 32%. Il risultato, però, è stato netto: nonostante una parziale rimonta nel corso degli scrutini, l'ex Sindaca del M5S si è fermata al 19.08% dei voti e non è arrivata nemmeno al ballottaggio, che vedrà la sfida tra Enrico Michetti e Roberto Gualtieri.

A Torino il M5S ha provato a rimpiazzare Chiara Appendino (non ricandidata) con Valentina Sganga, ma anche qui la sfida sarà solo maschile, con il ballottagio tra Paolo Damilano e Stefano Lo Russo.

Il momento negativo del M5S costa caro anche a una candidata molto stimata dalla società civile come Layla Pavone, che a Milano non riesce nemmeno a superare la soglia necessaria per entrare in consiglio comunale. Certamente non per demeriti personale. Lontanissima dall'obiettivo anche Bianca Tedone, candidata di Potere al Popolo.

A Napoli c'erano due candidate donne in corsa, su sette aspiranti Sindaci. Quella che è andata meglio è Alessandra Clemente, comunque distante anni luce da Gaetano Manfredi, vincitore al primo turno grazie al felice esito dell'alleanza Pd-M5s.

Un segnale lievemente incoraggiante arriva da Bologna, dove Matteo Lepore stravince al primo turno davanti a Fabio Battistini. Ma alle loro spalle spunta, con il 2,4%, Marta Collot, 28enne leader nazionale di Potere al Popolo, che si sta facendo conoscere anche grazie alle frequenti ospitate a “Di Martedì” di Giovanni Floris. Certamente la giovane pasionaria di sinistra incarna le speranze di una maggiore rappresentanza femminile per il prossimo futuro, ma per il momento il quadro è decisamente deludente.

 

La presentazione di Marta Collot per le regionali del 2020