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Banche italiane ed europee: stress test

Il 29 luglio 2016 alle ore 22, a mercati chiusi, sono stati resi noti dall’EBA (European Banking Authority) i risultati degli stress test a cui sono state sottoposte le 51 principali banche europee per verificarne lo stato di salute - derivante dalla solidità patrimoniale, dalla liquidità e da altri fattori – che deve garantire la possibilità di far fronte regolarmente agli impegni assunti verso coloro che hanno messo a loro disposizione le proprie risorse finanziarie. In sostanza, L’EBA, attingendo i dati dai bilanci di tali istituti di credito, ha predisposto simulazioni relative a situazioni normali e a scenari avversi, caratterizzati da turbolenze, shock finanziari e condizioni negative del contesto macroeconomico. Le nostre cinque banche interessate sono Intesa Sanpaolo, Banco Popolare, UBI Banca, Unicredit e Monte dei Paschi di Siena; le prime quattro – eccellenti i risultati di Intesa Sanpaolo migliori di qualsiasi banca inglese! - hanno superato l’esame più o meno brillantemente, l’ultima ha mostrato evidenti segni di difficoltà del resto ben noti e, quindi, preventivabili. Un paio d’ore prima, intorno alle 20, la BCE ha autorizzato il piano presentato dal Monte dei Paschi di Siena che, come anticipato dal Ministro Padoan, ipotizza il salvataggio dell’istituto attraverso soluzioni di mercato, cioè senza far ricorso agli aiuti di Stato che, comunque, come recentemente affermato dalla Corte di Giustizia europea, rappresentano deroghe legittime alla nuova normativa sul bail in introdotta in Italia dal 1 gennaio 2016.
Queste notizie sono state accolte quasi con un senso di liberazione da un pericolo che stava correndo il nostro sistema bancario; le interviste rilasciate da rappresentanti delle istituzioni governative e non, da molti addetti ai lavori e studiosi sono state quasi unanimemente rivolte a sottolineare la positività degli stress test e dell’operazione riguardante il salvataggio di MPS. Tutto finito, allora? Improvvisamente per effetto di questi risultati il sistema bancario italiano è tornato solido e immune da rischi di ogni tipo? In realtà non è così perché, pur essendo importante, il risultato degli stress test ha semplicemente rafforzato l’idea che il nostro sistema creditizio è solido, visto che, in linea generale, quest’ultimo aveva superato meglio di altri i periodi di più grave recessione manifestatisi nel corso della ben nota crisi economico-finanziaria. Certo è innegabile che si è fatto un bel passo in avanti ma è doveroso ricordare che il nostro sistema bancario, da sempre caratterizzato da un fenomeno di sottodimensionamento - cioè dall’esistenza di molte banche di dimensioni non particolarmente rilevanti – potrebbe, come peraltro già è avvenuto, avere problemi originati da altre istituzioni creditizie. Ovviamente nessuno se lo augura ma potrebbe succedere; in ogni caso, l’esperienza maturata unita alla maggiore flessibilità evidenziata dalle istituzioni europee e, solo come scelta inevitabile, all’orientamento manifestato la settimana scorsa dalla Corte di giustizia europea, costituiscono elementi rassicuranti per il futuro.
Lo scenario, a livello europeo, non è molto dissimile da quello italiano in quanto esistono rischi che non risparmiano alcun sistema bancario, in misura maggiore o minore a seconda dei casi. E’ opportuno sottolineare che gli stress test hanno riguardato solo 51 su 6.818 istituti di credito attualmente presenti in Europa; si tratta di un campione significativo - viste le dimensioni delle banche oggetto di analisi - ma non esaustivo. Hanno mostrato evidenti progressi rispetto a quelli precedenti ma ciò non è sufficiente perché il vero nodo è quello della redditività; è necessario, per perseguirne il miglioramento, procedere a una ristrutturazione dei sistemi creditizi per affrontare la nuova congiuntura caratterizzata da tassi negativi e condizionata dal frenetico progresso tecnologico e da Internet.  Una recentissima indagine condotta da Mediobanca su 29 banche europee evidenzia una situazione migliorata per quanto riguarda il rischio di credito ma rivela preoccupazioni per quello di mercato; la presenza di 7 trilioni di derivati nei bilanci delle banche europee – più o meno il doppio degli Stati Uniti e venti volte considerando il valore netto di bilancio - avvalora questo timore.     
Quanto sinteticamente esposto tranquillizza – ai mercati il giudizio nei prossimi giorni anche se la prima reazione è stata sorprendentemente negativa  - ma non cancella i pericoli originati da problematiche - prime tra tutte quelle relative a crediti deteriorati e derivati - purtroppo, non superate: abbiamo imboccato però, almeno per la prima, una buona strada che potremo percorrere con successo soltanto se finalmente l’ottica di osservazione e intervento deriverà da una visione unitaria, integrata e condivisa a livello europeo. Condizione quest’ultima che, se soddisfatta, potrà traslarsi sui sistemi bancari dei singoli Paesi, migliorando le condizioni di funzionamento e le potenzialità operative delle banche ad essi appartenenti.

 

Fabio Fortuna, Magnifico Rettore Università degli Studi Niccolò Cusano