Palazzi & potere

Berlusconi, Romani e quei silenzi sul garantismo (e Mantovani)

“Forza Italia? Un partito da sempre garantista. Con tutti”. Suonava così l’intervista concessa pochi giorni fa, al Corriere della Sera, da uno degli esponenti di Forza Italia, il senatore Paolo Romani. Mercoledì 15 marzo in Parlamento, sempre l'attuale capogruppo azzurro al Senato ribadiva, in merito alla cosiddetta vicenda Consip e al coinvolgimento del padre di Renzi, di essere di fronte ad "una nuova tappa di un processo che da un quarto di secolo avvelena la politica italiana", puntando il dito contro "l'intreccio mediatico giudiziario" e ribadendo così la linea di Forza Italia: "Abbiamo detto per 20 anni che il garantismo è alla base della civiltà, non per difendere il nostro interesse ma l'interesse, di tutti a vivere in uno stato libero".

Romani pare abbia fiutato l’aria. Berlusconi ha dato più di un segnale del suo rientro in partita e uno degli argomenti che intende cavalcare, in contrapposizione agli strepiti grillini, sono proprio la malagiustizia e il garantismo.

E sì che il capogruppo azzurro ha molto da farsi perdonare. In passato non sono mancati i silenzi nei confronti dei fascicoli aperti dalle procure verso altri esponenti del suo partito. Uno dei casi più eclatanti e recenti è stato quando non ha proferito verbo nei giorni seguiti all'arresto di Mario Mantovani, benché non mancassero già allora molteplici elementi giuridici per giustificare una presa di posizione netta a favore del collega di partito ed allora Vicepresidente di Regione Lombardia, come invece ebbero per esempio il coraggio di fare -fra i tanti- anche esponenti della sinistra come Mirko Mazzali, avvocato ed capogruppo di Sel nel Consiglio Comunale di Milano durante il mandato di Giuliano Pisapia. Da Romani in quei giorni nessuna dichiarazione, per non parlare invece delle parole del coordinatore regionale Maria Stella Gelmini, che provocarono molte polemiche, fino ad una netta presa di posizione dello stesso Berlusconi a favore proprio dell’ormai ex vicepresidente di Regione Lombardia: "Mantovani è una persona corretta".

Insomma, Romani pare adesso ravvedutosi sulla via di Damasco.