Palazzi & potere
Covid, ecco la verità sulla zona rossa

Covid, ecco la verità sulla zona rossa
Gli atti formali erano praticamente pronti. Poi… poi non se ne fece nulla. E ancora siamo qui a parlarne, a chiederci se la zona rossa in Val Seriana avrebbe cambiato qualcosa oppure no, scrive Giuseppe De Lorenzo sul Giornale.it (https://www.ilgiornale.it/news/politica/atti-formali-erano-pronti-poi-ecco-verit-sulla-zona-rossa-1917700.html).
Le istituzioni lombarde la chiedevano, i dati lo consigliavano. Ma a Roma il processo si inceppò, spostò la decisione di qualche giorno, fino a non prenderla più. Molto si è detto sulla mancata chiusura della Bergamasca. Le immagini dei camion dell’esercito carichi di bare hanno fatto il giro del mondo. E le domande sono ancora molteplici. Si poteva evitare la strage isolando il focolaio? Chi decise di temporeggiare? Le forze dell’ordine erano pronte, ma sono rimaste inermi per giorni in hotel: perché non sono state dispiegate sul territorio?
Speravamo di trovare qualche risposta nel libro scomparso di Roberto Speranza. Rimaniamo delusi. Tuttavia il racconto che fa il ministro di quei giorni è interessante, e merita di essere letto. Il capitolo sull’”Italia blindata” si concentra nei primi dieci giorni di marzo, quando - scrive il ministro - “i dati della Lombardia sono i più preoccupanti”. A Codogno a dire il vero dopo alcuni giorni di blocco la situazione fornisce segnali positivi. Ma è fuori dai focolai iniziali che la faccenda si complica. “L’area del contagio è sempre più estesa”. Bergamo e la Bergamasca registrano numeri drammatici. “In queste ore - ricorda Speranza - si valuta se istituire nuove zone rosse”. Perché non vengono realizzate, se l’esperienza del Lodigiano lasciava intuire potessero essere utili?