Palazzi & potere
Edoardo Baraldi: sua Maestà il 'manipolatore d'immagini'
"Il mio lavoro consiste nel manipolare immagini, anche famose, cercando poi di lanciare un messaggio che va al di là dell'apparenza.
La mia non è comicità, non faccio vignette comiche, cerco invece di fare satira colpendo i potenti ed il potere, se dovessi definirmi direi che sono un radicale, radicale perché provo ad andare alla radice dei problemi.
Il fine della mia attività, in sintesi, è quello di catturare l'attenzione delle persone e cercare, tramite l'immagine, di lanciare un messaggio che vada oltre i veli del conformismo e della rassegnazione allo status quo, ogni mattina leggo la rassegna stampa e poi, in base alle notizie del giorno, creo fotoritocchi particolari per dar voce al mio pensiero, un pensiero che va oltre la realtà condizionata dal potere di pochi. Attualmente collaborato con diverse testate online e mi piacerebbe anche andare a toccare il formato cartaceo, vedremo nei prossimi mesi...". Parla Edoardo Baraldi, il più famoso "manipolatore d'immagini" del bel paese.
In un momento in cui la politica sembra essere sempre più distaccata dalla realtà la satira è in grado di mostrare tutte le debolezze e le contraddizioni del potere, ma secondo dei la scena culturale e anche "il pubblico" stesso riescono in qualche modo ad appezzare e a cogliere davvero le sfumature del fare satira?
"Devo dire che ho sempre avuto riscontri positivi e che a volte mi è stato detto che alcuni miei lavori sono più esplicativi di un saggio sull'argomento, questo proprio perché comprensibili a tutti e molto dirette, spesso la potenza dell'immagine è superiore a quella del testo.
La cosa fondamentale, però, è non farsi assorbire dal conformismo culturale, insomma, non omologarsi, se ci si omologa poi è chiaro che la difficoltà nel cogliere i messaggi della satira aumenta. Nello specifico poi la mia è un'ironia conoscitiva, ossia da una parte ha si il fine di colpire il potere ma dall'altra anche quello di far conoscere, di mettere in luce incoerenze e contraddizioni di questo mondo."
Lei ha avuto anche un'esperienza diretta col mondo politico...
"Si, in quanto architetto, anni fa, ho collaborato con varie associazioni ambientaliste e anche con i Verdi, quando però non erano ancora un partito politico, nel momento in cui lo sono diventati io mi sono slegato e non ho mai avuto alcun tipo di tessera politica."
E che giudizio da alla politica italiana?
"Credo che la politica oramai sia in uno stato di sudditanza rispetto all'economia, in sostanza il mondo politico ha perso buona parte della sua capacità decisionale e in qualche modo risponde banche e multinazionali, ad interessi di terzi quindi.
Se poi penso ad alcuni personaggi che animano la scena politica italiana il giudizio è decisamente negativo, siamo in una situazione di stallo, questa è la vera palude, una palude creata da personaggi incapaci di dare una scossa al Paese."
Rispetto alla scena culturale invece cosa dice?
"Anche qui spesso c'è immobilismo, siamo lontani dai tempi in cui vari personaggi erano in grado di essere veri e propri catalizzatori culturali capaci di dare slancio al dibattito culturale, a questo proposito penso, tra gli altri a Pier Paolo Pasolini. Anche nel mondo della cultura servirebbe una scossa, un cambiamento drastico."
Servirebbe un '68 culturale?
"Si, forse si.
Non deve però essere costruito a tavolino, deve essere un moto spontaneo capace di riaccendere la scintilla della cultura, troppo spesso i cambiamenti pensati scientificamente si risolvono poi in un nulla.
Nel mio piccolo cerco proprio di fare questo, di accendere una piccola scintilla che poi, magari, sarà in grado di dar vita ad un nuovo fuoco."
Giacomo Tamborini