Palazzi & potere

Io e Oriana: parla Magdi Allam

A più di dieci anni dalla morte della Fallaci Magdi Cristiano Allam, giornalista, scrittore ed ex vice-direttore del Corriere della Sera, racconta il suo rapporto con la grande giornalista fiorentina nel libro "Io e Oriana".

 

Come hai conosciuto Oriana Fallaci?

 

"L'incontro con Oriana avvenne per sua iniziativa, e poteva solo essere così, con lei era così. Mi cercò nell'estate del 2003, lei stava ultimando "La forza della ragione" ed io ero ancora a La Repubblica, erano gli ultimi mesi lì prima di passare al Corriere della Sera, dove poi sono restato cinque anni come vicedirettore, mi contattò per approfondire delle tematiche di cui si stava occupando, temi che già aveva affrontato nel 2001 con "La rabbia e l'orgoglio", scritto dopo l'attentato alle Torri Gemelle, una tragedia che la colpì in modo diretto, viveva a poca distanza dalle Torri, e che la convinse a rompere un silenzio che durava da dieci anni."

 

Nel 2001 la Fallaci viveva a New York e da anni non scriveva nulla, lei stessa diceva di aver scelto l'autoesilio e di vivere in America come una fuoriuscita, eppure dopo l'11 settembre, con l'odore della morte a pochi passi da lei, ritorna a scrivere, e lo fa con forza, perché, citandola "vi sono momenti nella vita in cui tacere diventa una colpa e parlare diventa un obbligo. Un dovere civile, una sfida morale, un imperativo categorico a cui non ci si può sottrarre". Cosa è restato, a noi, di quel dovere civile? 

 

"Sicuramente Oriana è stata quella che più di tutti è stata in grado di scuoterci dentro, di farci toccare con mano la ferocia del terrorismo islamico ma soprattutto è stata una dei pochissimi ad avere l'onestà intellettuale e il coraggio umano di descrivere una realtà troppo spesso volutamente ignorata, una realtà che vede nell'estremismo islamico un male da combattere, un male che affonda le sue radici nell'Islam stesso. 

E questa sua estrema chiarezza nella denuncia della realtà la portò poi ad essere sostanzialmente emarginata ed aggredita..ora certo, sempre più persone tendono a darle ragione, per quanto una certa ideologia relativista continui ad accusarla, proprio perché ha avuto la forza e il coraggio di smuovere le coscienze, di far aprire gli occhi. 

Certamente con i suoi scritti e col suo coraggio ha svegliato molti dal torpore"

 

Ecco, Oriana Fallaci amava andare controcorrente, e forse amava ancor di più farlo da sola; negli anni che seguirono a "La rabbia e l'orgoglio" sola rimase davvero, additata come personaggio scomodo, insultata ed isolata per le sue idee; un'estate di qualche anno fa, mentre da Santa Maria Novella andava in pullman al Cimitero degli Allori, dove è sepolta, una signora fiorentina mi disse "io me la ricordo la Fallaci, era sempre da sola ma aveva ragione, anzi, era da sola perché aveva ragione, ma l'abbiamo capito troppo tardi". Secondo te oggi sarebbe stata ancora sola, unica voce fuori dal coro?

 

"Lei, come dire, nella solitudine stava anche bene e non ha mai ricercato l'aggregazione. 

Penso che avrebbe continuato ad essere in ogni caso una voce a sé stante, ricercando quasi la solitudine, lei stessa non avrebbe accettato d'essere posta a capo di un qualche movimento, o d'essere usata come punto di riferimento, fermo restando il compiacimento per l'adesione alle sue idee.Sicuramente oggi il pensiero di Oriana è maggiormente condiviso, in tanti, in tantissimi hanno capito il suo messaggio."

 

Giornalista, scrittrice (o meglio "scrittore", come si definiva lei) inviata di guerra..per te che l'hai conosciuta, che le hai parlato, che con lei hai probabilmente anche discusso, chi era davvero Oriana?

 

"Io l'ho conosciuta in un momento particolare della sua vita, quando il tumore di cui era malata l'aveva molto debilitata, in questo contesto Oriana è stata una persona molto sola, anche molto fragile per quanto poi la sua forza d'animo fosse impressionante, era anche una persona che necessitava di affetto ma non lo chiedeva, non lo esternava ecco. Se c'è un aspetto del nostro rapporto che si, mi inorgoglisce, è quello di esser riuscito ad instaurare anche un rapporto affettivo, lo sfiorarle la mano, l'aiutarla a camminare.. Era una donna di una lucidità e di una vitalità fuori dal comune, anche durante la malattia, pur essendo fisicamente prostrata, ha continuato a macinare lavoro come fosse in ottima forma fisica. 

La sua solitudine poi era parte del suo carattere, lei sceglieva di stare in solitudine, e in questa solitudine dava alla luce i suoi libri, i suoi "bambini", come li chiamava."

 

Alla fine de "La rabbia e l'orgoglio" la Fallaci parla della sua Italia ideale, un'Italia coraggiosa, dignitosa e seria, un'Italia che non si lascia intimidire, ricattare e rincretinire; esiste davvero un'Italia così? Può esistere o è diventata utopia?

 

"Io giro molto, mi confronto con molte persone e devo dire che la maggioranza delle persone la pensa come Oriana, il problema è che questa è, ancora, una maggioranza silenziosa senza volto, non rappresentata ma presente nonostante tutto."

 

Andando più sul personale c'è un episodio particolare che ti lega a lei? 

 

"Si, un episodio particolarmente significativo e che credo non abbia fatto con nessun altro è quello di scrivere un libro insieme a me, un libro che poi non è stato più pubblicato perché non vi si è ritrovata al cento per cento, ma il solo fatto che lei abbia scritto un libro con me lo considero quasi una "medaglia" di cui essere fiero."

 

Giacomo Tamborini