Palazzi & potere

Italia fuori dal Mondiale e Lotti (Ministro dello Sport) non interviene

Chi si aspetta che il ministro dello Sport, l'appena 33enne toscano Luca Lotti, intervenga per rimuovere Carlo Tavecchio, attuale presidente della Federcalcio (dopo il disastro di ieri con la Svezia in casa a Milano), rimarrà profondamente deluso (ma speriamo di essere "smentiti" nelle prossime ore). Tavecchio non si tocca, proprio perché adesso è solo ed indebolito (non ha avuto neppure il coraggio di metterci la faccia in sala stampa al termine della gara).

Meglio avere Tavecchio debole e sfiancato piuttosto che un dirigente "forte" ed autonomo, anche rispetto al Palazzo (CONI) e alle istituzioni. 

C'è da dire che i risultati anche degli altri sport (non solo il calcio) non è esaltante. Il basket non si è qualificato, pur organizzando il torneo pre-olimpico (a Torino), alle ultime Olimpiadi, la nazionale di calcio olimpico non "perviene" da tempo, per non parlare degli "zero tituli" dell'atletica leggera. Una delle più ricche federazioni olimpiche, ma anche una delle più povere in termini di medaglie. Eppure Tavecchio (FIGC), Petrucci (Federbasket) e Giomi (Fidal), i numeri uno di questi sport sono ancora tutti lì. E Malagò, il grande capo dello sport italiano?

Ieri poi "Il Fatto Quotidiano" ha fotografato il disastro dei conti di almeno una 20ina di federazioni. Sette di queste sarebbero tecnicamente fallite. Eppure, nessuno dice niente. E' muto il CONI, è muto lo Stato (attraverso il MEF), dormono placidamente i revisori dei conti (a cosa servono se sono questi i risultati), taglia nastri e organizza eventi auto-celebrativi Luca Lotti, Ministro dello sport.

Mentre il sistema sport italiano collassa dall'interno, tutti stanno a guardare su un colle come se non fosse un loro problema da risolvere, nonostante l'importante ruolo istituzionale. Siamo all'anno zero, anzi sotto zero dello sport italiano e questo sta avvenendo proprio negli anni dello "storytelling" renziano, delle Leopolde, delle promesse di posti di lavoro, del lavoro che verrà (ma non si vede), degli esodati, della disoccupazione giovanile al 37,5%, della mancetta da 80 euro (neppure data a tutti). Insomma parole tante, fatti zero, anzi sotto zero.