Palazzi & potere
La sfida della Raggi: per i big c'è uno strappo con le idee del fondare Grillo
La cosa che più spiazza e fa infuriare il direttorio dei 5 Stelle è la sfida di Virginia Raggi a Beppe Grillo. Era stato il capo politico del Movimento in persona a chiederle di abbandonare il "raggio magico", l' ex collaboratore di Gianni Alemanno e di Franco Panzironi Raffaele Marra, il funzionario Salvatore Romeo, lo stesso vicesindaco Daniele Frongia, e di affidarsi al Movimento. Agli uomini della giunta scelti insieme al direttorio, come il super assessore al Bilancio e alle Partecipate Marcello Minenna. Alle persone competenti che - dicono i vertici - «siamo riusciti a far entrare in Campidoglio grazie al lavoro di tutti». A partire da Carla Raineri, la capa di gabinetto che difendono senza esitazioni: «Ha un curriculum di sei pagine, una giudice anticorruzione fortissima, una donna straordinaria. Non si vede perché dovesse perdere soldi per lavorare con noi».
E invece. La sfida della sindaca continua, scrive Repubblica.
Il vicecapo di gabinetto Marra (che al passato con Alemanno e con l' ex ad di Ama, finito nell' inchiesta Mafia Capitale, Panzironi unisce quello con l' ex governatrice del Lazio Renata Polverini e con l' ex direttore generale della Rai Mauro Masi) starebbe per essere promosso - questione di giorni - a responsabile della sicurezza. Continua insomma a far parte dell' inner circle di Virginia Raggi. Di più, sarebbe a capo di un' operazione per promuovere alla guida del Dipartimento Organizzazione e Risorse Umane un ex ufficiale della Guardia di Finanza come lui, Gianluca Viggiano. Che ai tempi della giunta Alemanno era il suo vice al dipartimento Emergenza abitativa. Rimuovendo così l' attuale dirigente, Laura Benente, che già un anno fa era entrata in rotta di collisione con Frongia.
Nel settembre 2015, l' allora consigliere M5S aveva addirittura chiesto un' azione disciplinare contro di lei per non essersi presentata in una commissione.
«Se fosse così, sarebbe un vero fallimento », è il messaggio che ieri si sono scambiati alcuni esponenti del direttorio M5S. Vertici che, per la prima volta, si sentono impotenti («Il sindaco è lei», ripetono). E che si sono allarmati per quella che considerano una mossa spudorata: la promozione di Romeo, anche lui collaboratore di Marra all' epoca (stavolta) della giunta Marino, in un ruolo delicatissimo: quello di capo della segreteria politica del sindaco, con una brusca impennata di stipendio, dai 40mila euro di funzionario di settimo livello ai 105mila di dirigente.
È un 5 Stelle, Romeo. Si è avvicinato al Movimento per tempo. Non si tratta di un tecnico chiamato da fuori come la Raineri, ragionano molti eletti, non solo a Roma. L' input dato alla Comunicazione e all' interno è «tenerla bassa», non fare uscire quest' ennesimo schiaffo della sindaca alle richieste che le sono state fatte, ma chi è stato in Campidoglio in queste ore parla di una situazione mai così tesa. Soprattutto perché adesso sono alcuni assessori a chiedersi dove sono finiti. E perché debbano avere a che fare con persone ritenute non all' altezza dei compiti che rivestono nello staff della sindaca.
Per questo, l' intera faccenda è stata di nuovo esaminata da Luigi Di Maio, Roberto Fico, Carla Ruocco, Paola Taverna. Da coloro che nel direttorio e nello staff romano si sono assunti il compito di "accompagnare" il lavoro di Virginia Raggi, senza riuscirci. Alessandro Di Battista, grande sponsor della sindaca prima della sua elezione, è impegnato nel suo tour in moto per il No al referendum e nega di aver parlato della vicenda con Beppe Grillo quando, lunedì, ha dormito nella sua villa di Marina di Bibbona. Ma tra i 5 Stelle c' è chi è certo che il fondatore abbia già ricevuto parecchie telefonate al riguardo.
È più presente di qualche mese fa, Grillo.
Deve esserlo, dopo la scomparsa di Gianroberto Casaleggio. Ma quel che può fare - di fatto - dopo tutte le sollecitazioni non accolte, è solo portare fino in fondo il suo ruolo di garante. E - se le cose non cambieranno - togliere il simbolo dei 5 Stelle alla giunta romana. Una mossa che sarebbe distruttiva per un Movimento che si candida alla guida del Paese. Ma l' unica considerata accettabile dagli ortodossi, se Virginia Raggi continuerà a fidarsi di quelli che in molti, nel Movimento, considerano le persone sbagliate.