Palazzi & potere
Elezioni 4 Marzo 2018: "Gentiloni candidato Premier del Pd". Lo vuole il Colle
Elezioni 4 Marzo 2018, si auspica che Renzi pronunci esplicitamente la "magica frase": "Gentiloni è il candidato Premier del Pd"
Che il PD sia in caduta libera, più vicino al 20 che al 30% dei consensi elettorali è cosa ormai arcinota, partendo dagli ultimi sondaggi fino ad arrivare al comune sentire tra la gente. Matteo Renzi, ex Premier ed attuale segretario PD, ha perso il suo "tocco magico" e rischia la poltrona di segretario a meno di 60 giorni dal voto delle Politiche e delle regionali, scrive La Verità.
Sono in molti anche tra i massimi vertici istituzionali del paese ad auspicare che Renzi, tanto più dopo l'endorsement di Macron a favore dell'attuale inquilino di Palazzo Chigi, faccia un gesto di lungimiranza e generosità lanciando ufficialmente, sin da ora, la ricandidatura di 'Gentiloni a premier del Pd' (mossa che certamente sarebbe vista di buon occhio dal Colle anche se non prevista espressamente dal Rosatellum). Il toscano è ben cosciente della "richiesta" tanto da dichiarare che al governo vanno bene tutti "basta che sia del Pd": però la frase magica "Gentiloni candidato Premier del Pd" (magari con tanto di nome nel simbolo del partito) non la vuole proprio pronunciare quasi a voler lasciare una porta aperta per se stesso a Palazzo Chigi. Ma anche la proroga delle indagini sul caso Consip gioca a suo sfavore perchè ne limiterà fortemente le possibilità di manovra durante la formazione del prossimo governo.
Intanto è partita la caccia al seggio sicuro. Per esempio, in Sicilia è quasi certa l'investitura di Davide Faraone, ex sottosegretario al MIUR, capolista, o di Piero Fassino sempre numero uno nel "suo" Piemonte, ma di posti sicuri ce ne sono pochi e per i rappresentanti delle minoranze (Orlando ed Emiliano) i collegi d'acciaio non dovrebbero superare la dozzina (3 o 4 al massimo dovrebbero andare alla Bonino) anche se almeno al momento si ritiene che Matteo Renzi nell'assegnazione delle 'quote' voglia rispettare quanto sancito dall'ultimo Congresso (20% a Orlando e 10% dei posti ad Emiliano). Ma gli spazi sono comunque pochi anche perché c'è l'esigenza di aprire alle 'eccellenze' della società civile cui fa sponda l'idea proposta in queste ultime ore da Matteo Orfini di consentire la candidatura dei consiglieri regionali solo nell'uninominale. Insomma, il Pd non vuole i consiglieri regionali nel listino proporzionale, consiglieri che potranno avere la deroga per la candidatura in parlamento ma solo a tale condizione. Un po' come si è deciso di fare per gli esponenti dem con più di tre legislature alle spalle: ok alla deroga per la ricandidatura ma solo nell'uninominale.
E sempre a proposito di consiglieri regionali, nella capitale corre voce che la moglie di Dario Franceschini, Michela Di Biase sia in procinto di candidarsi per la Regione Lazio.
Per Renzi, continua La Verità, si prospetta dunque una campagna elettorale particolarmente dura, ma a venirgli incontro per aiutarlo (almeno a non scomparire) c'è nientemeno che Silvio Berlusconi. Il Cav. ha più volte dichiarato che il "nemico" questa volta non è il PD di Renzi, bensì il M5S di Di Maio. Un Renzi indebolito, ma in piedi, è garanzia di governabilità nel post-voto. Senza dimenticare che il politico di Rignano è sempre molto stimato dal 'partito Mediaset'. Verrà sconfitto, potrà arrivare terzo, ma non può essere azzerato a prescindere. Tenuto in vita politicamente parlando è comunque un alleato ideale, anche perché il PD ormai è stato svuotato da tutti gli elementi più radicali di sinistra, ed anche Orlando ed Emiliano (le due minoranze in seno ai Dem) sono marginali ed emarginati. Per salvare il "soldato" Renzi, Berlusconi è pronto anche ad un sacrificio in ambito territoriale: Zingaretti candidato per il PD nel Lazio non troverà le barricate da parte del centro-destra e anche Maroni 'out' dalla partita in Lombardia è un ottimo viatico per Giorgio Gori (candidato del centro-sinistra). A livello nazionale l'ex Premier potrà anche perdere, ma se nello stesso giorno, il 4 marzo, dovesse 'salvare la faccia' in Lazio e Lombardia, potrà difendere fino all'ultimo la sua segreteria.