Palazzi & potere

Pd, nasce il ticket che terrorizza Renzi: Veltroni-De Benedetti

Partito democratico (Pd), a De Benedetti piace Veltroni. Renzi nel frattempo accelera sul Congresso per stoppare gli avversari

"Per il Pd serve un personaggio con gravitas, non dei giovani più o meno leoni, più o meno tigrotti. Il nome ce l'ho in mente ma non lo dico". Chissà chi sarà mai questo 'misteriosissimo' nome che la ex tessera numero uno del PD Carlo De Benedetti ha in mente.

Ebbene, scrive La Verità, all'interno del Pd tra renziani e antirenziani molti si sono arrovellati sulla questione e sono giunti alla medesima conclusione: Carlo De Benedetti sta parlando di Valter Veltroni. "Ormai ci aspettiamo di tutto anche che Veltroni scenda in campo per il Congresso", raccontano fonti del Giglio magico dopo la durissima intervista in cui CDB ha chiesto senza mezzi termini di archiviare il renzismo, "si dimentica però quanto Matteo Renzi ha fatto per gli imprenditori. Ma la riconoscenza non è di questo mondo".

Ed è proprio questo, la paura dell'archiviazione definitiva del renzismo, il motivo principale per il quale Matteo Renzi sta ulteriormente tentando di pigiare sull'acceleratore congressuale per chiederne quanto prima la celebrazione. Ciò consentirebbe, al senatore di Rignano, di ottenere un duplice obiettivo: azzoppare sul nascere la candidatura di Nicola Zingaretti (l'avversario al momento più temuto sostenuto da tutti gli attuali big del Pd ed apprezzato anche dalle parti di Leu) non consentendogli di organizzare a dovere le proprie truppe, ed evitare che possano spuntare ulteriori candidature soprattutto se dovessero avere le sembianze del padre fondatore Pd Valter Veltroni tanto più se appoggiate dal nume tutelare della sinistra italiana, Carlo De Benedetti.

Quindi, visto poi che Matteo Renzi un proprio candidato ancora non ce l'ha e per la prima volta fatica a trovarne (Delrio tentenna troppo per i gusti di Matteo), meglio a questo punto celebrare il congresso in autunno per non dare tempo agli avversari interni di organizzare a puntino le forze. "Il fronte anti renziano stavolta non marcerà diviso come in passato, cosa che ha sempre favorito il toscano, ma colpirà unito per disfarsi una volta per tutte del segretario dimissionario" svelano fonti della minoranza interna. Colloqui, riunioni informali, incontri si susseguono in queste ore tra gli esponenti del partito che non si riconoscono più in Matteo Renzi per elaborare una strategia comune. E sono in molti a pensare che stavolta in assemblea nazionale anziché cercare la mediazione a tutti i costi meglio sarebbe andare alla conta per dare una spallata definitiva a quel che resta del renzismo.

"Sono in molti nel partito a non aver ancora digerito l'atteggiamento di Matteo Renzi nei confronti del capo dello Stato, Sergio Mattarella" osservano fonti del Nazareno. Far saltare in quel modo, senza nemmeno provarci, la trattativa con i 5Stelle a molti è sembrato uno sgarbo indirizzato al Quirinale più che a Di Maio. Ed anche sul Colle, si dice, non l'hanno presa bene. L'alleanza 5Stelle-Pd era la prima scelta sia a Roma che a Bruxelles; il Pd (che, non dimentichiamolo, è il partito del Capo dello Stato) avrebbe dovuto fare da 'garante' dei 5Stelle ed introdurli con modi istituzionali nella stanza dei bottoni.

E Valter Veltroni? Ritorna in pista e sta al gioco, scrive La Verità: le sue dichiarazioni che arrivano a stretto giro dopo l'intervista di Carlo Di Benedetti stanno a dimostrarlo: "In questo momento se c'è una cosa di cui questo Paese ha bisogno è una grande forza riformista che sia capace di interpretare il disagio di questo Paese che altrimenti lo porta altrove. E questo avverrà solo se queste culture (che la compongono, ndr) non solo saranno capaci di convivere, ma se saranno capaci di creare una nuova, originale sintesi." In poche parole, Valter Veltroni ha capito e prontamente recepito la 'gravitas' del momento di cui parlava CDB.

Ma in attesa di sapere come finirà l'assemblea nazionale di sabato prossimo una cosa appare sicura: Matteo Renzi non è intenzionato a mollare facilmente la presa. I fedelissimi giurano che si tiene aperte tutte le opzioni compresa quella di continuare a guidare il Partito Democratico da dietro le quinte, per interposta persona, come sta già facendo da un bel pezzo. Ma altri, dalle parti del Gilgio magico, sono sempre più convinti che il senatore di Rignano stia aspettando ulteriori fuori uscite dal Partito per tenersi simbolo e cassaforte e poi andare 'oltre il PD' magari, quando i tempi saranno maturi, assieme a Silvio Berlusconi. Ed un governo populista Lega-5 Stelle non farebbe che favorire questo scenario.