Palazzi & potere

Rai regno degli sprechi, altro che il libro della Maggioni...

Affaritaliani.it intervista l'esponente Dem Michele Anzaldi

Onorevole Anzaldi, la Guardia di Finanza si è presentata negli uffici Rai di Viale Mazzini per prelevare documentazione nell’ambito di un’indagine su note spese e appalti che riguarda Rainews ai tempi della direzione dell’attuale presidente del Cda Monica Maggioni. Che ne pensa? 
 
“E’ giusto che gli inquirenti facciano il loro lavoro e che venga fatta chiarezza, ma ho trovato questa vicenda e lo spazio che le viene dato sorprendente: la Rai è il regno dello spreco, dei sei microfoni al seguito dei presidenti in visita all’estero, degli appalti dati alle società costruite ad hoc dai conduttori, dello strapotere degli agenti esterni, delle assunzioni di manager e collaboratori esterni quando ce ne sono a decine di interni pagati e costretti a non fare nulla. Di fronte a tutto questo, si parla invece di qualche biglietto di treno dell’allora direttrice di Rainews per promuovere un libro?”. 

 
Intende dire che i magistrati hanno sbagliato bersaglio? 
 
“E’ giusto che venga fatta chiarezza. Spero, però, che si faccia presto chiarezza su casi che appaiono ben più gravi. L’Anac di Cantone e la Corte dei Conti hanno aperto verifiche e indagini sull’appalto milionario concesso alla società di produzione creata postuma da Fabio Fazio, dopo che quel contratto era stato deciso dal Cda, senza che la società fosse nemmeno iscritta all’albo fornitori. Su questo non ho letto le stesse paginate di oggi sui biglietti di treno della Maggioni. Come anche sulle 200 nuove assunzioni, sui tanti dirigenti esterni assunti con contratti a tempo indeterminato. Ci sono sprechi milionari e sacche di privilegio ingiustificate che meriterebbero quantomeno la stessa attenzione”. 

 
A cosa si riferisce? 
 
“Proprio questa settimana un’inchiesta del Corriere della sera ha mostrato che la programmazione Rai è in mano a poche società di pochissimi agenti, che hanno visto raddoppiare i propri incassi negli ultimi anni senza alcun rischio di impresa. Loro incassano, la Rai paga e la produzione viene esternalizzata nella più totale opacità. Il più eclatante è il caso Caschetto”. 

 
Cosa intende per caso Caschetto? 
 
“La società di Beppe Caschetto, da sola, contrattualizza la metà di tutti gli artisti presenti nelle reti Rai, in alcune reti come Raidue sembra quasi un monocolore. Peraltro, il 60% degli artisti di Caschetto lavora proprio per la Rai. A confermare questo opaco intreccio ci sono i bilanci: la Itc 2000, la società di Caschetto, nel 2016 ha quasi raddoppiato il proprio fatturato, aumentato del 40% fino a 5,5 milioni di euro. E poi c’è la radio: anche nelle trasmissioni radiofoniche Rai imperversano gli artisti targati Caschetto. Per finire con Rai Cinema, che co-produce film anche con la società di Caschetto. Un intreccio inquietante con i soldi dei cittadini. Ora c’è uno strumento, però, l’atto di indirizzo della commissione di Vigilanza contro i conflitti di interessi degli agenti, che serve a mettere fine a questo bengodi per pochi con i soldi pubblici. La Rai lo applichi, senza rifugiarsi dietro tattiche dilatorie”.